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*Caporetto fu anche l'ultima vittoria dell'esercito austro-ungarico e dell'Impero. La minaccia dell'invasione galvanizzò il popolo come non era mai accaduto in passato e perfino alcuni socialisti si dichiararono pronti a combattere all'ultimo sangue. Un piccolo gruppo di essi si recò perfino in Russia, dopo la resa del Palazzo d'inverno a Pietrogrado, per cercare di persuadere [[Lenin]] a non ritirarsi dal conflitto. Ma il leader rivoluzionario li ingiuriò chiamandoli «idioti» e agenti dell'imperialismo e della borghesia. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 262)
*Nel giro di sessant'anni l'Italia unita aveva compiuto un ciclo completo. Mentre a suo tempo la plebe di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] in camicia rossa aveva fatto dono dell'Italia a Vittorio Emanuele II, ora Mussolini, il figlio in camicia nera di un fabbro di paese, ne chiedeva la restituzione a Vittorio Emanuele III. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 281)
*[...] quando comparve in pubblico per l'ultima volta, alle nozze della principessa Mafalda, la sua preferita tra le figlie del piccole re, Margherita era al colmo della felicità. Durante l'età di mezzo, diventata grassa e traballante, essa aveva perduto molto della sua grazia e della sua bellezza, ma ora, negli anni del tramonto, l'aveva riacquistata. Il grasso eccessivo si era disciolto in uno splendore perlaceo e le sue vecchie ossa, aiutate da un bastone col manico d'avorio, la reggevano ora benissimo. La luce degli anni brillava nei suoi occhi velati, quel consapevole e secolare sguardo del vecchio privilegiato. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 342)
*Conoscendo i gusti di [[Umberto II di Savoia|Umberto]] in fatto di donne, [[Maria José del Belgio|Maria José]] fece ogni sforzo per piacergli.<br>Abbandonò la passione per la natura, la musica e l'arte, e cominciò a far ginnastica e a seguire una dieta. Si fece lisciare i capelli che erano naturalmente ricci, si fece incapsulare i denti e, pur rifiutandosi di portare altri tacchi se non quelli bassi, si vestì all'ultimissima moda con originali creazioni disegnate per lei dal marito. Ma, come ci si poteva aspettare, tutto questo non bastò. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 351)
*Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei<ref>[[Umberto I di Savoia|Umberto I]] e [[Margherita di Savoia]], genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.</ref>, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)