Giovanni Giolitti: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giovanni Giolitti==
*[[Karl Marx|Carlo Marx]] è stato mandato in soffitta. (da un discorso alla Camera dei Deputati, 8 aprile 1911; da ''Discorsi parlamentari di Giovanni Giolitti'', vol. III, Tipografia della Camera dei Deputati, Roma, 1953-1956; citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 202)
*{{NDR|Scrivendo da Nizza a [[Luigi Ambrosini]] il 1º gennaio 1923, dopo la formazione del governo [[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Certo le cose politiche e specialmente le parlamentari non potevano continuare senza portare il Paese alla rovina. La maledetta legge elettorale (fondata sulla proporzionale anziché sul collegio uninominale) aveva frazionato la Camera in modo da rendere impossibile un governo omogeneo, forte, capace di avere e di attuare un programma. Le cose erano giunte ad un punto che un pretuncolo intrigante, senza alcuna qualità superiore, dominava tutta la politica italiana e ciò unicamente per raggiungere miseri fini elettorali. Riuscirà il nuovo ordine di cose? Io lo spero, intanto è certo che ha tratto il Paese dal fosso in cui finiva per imputridire. Caro Ambrosini, non riesco a essere pessimista. (citato in [[Nino Valeri]], ''Giovanni Giolitti'', Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1971, p. 377)
*{{NDR|Nel suo ultimo discorso alla Camera il 16 marzo 1928}} Con la presentazione del disegno di legge ora in discussione il governo ha riconosciuto che un grande paese civile come l'Italia deve avere, fra gli organi costituzionali dello Stato, una rappresentanza nazionale. Però il metodo proposto per la formazione della nuova Camera, non può costituire una rappresentanza. Affinché un'assemblea possa essere la rappresentazione della nazione occorre che i suoi componenti siano scelti, con piena libertà, dagli elettori, nei collegi elettorali, come del resto prescrive l'articolo 39 dello Statuto. Ogni facoltà di scelta invece qui è esclusa dal fatto che, per legge, una sola lista può essere proposta agli elettori. Questa legge la quale, affidando la scelta dei deputati al Gran Consiglio fascista, esclude dalla Camera qualsiasi opposizione di carattere politico, segna il decisivo distacco del regime fascista dal regime retto dallo Statuto. Per queste ragioni a me e ad alcuni colleghi non è possibile dare voto favorevole al disegno di legge. (citato in [[Nino Valeri]], ''Giovanni Giolitti'', Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1971, pp. 386-387)
*{{NDR|Parlando di [[Antonio Salandra|Salandra]]}} Egli afferma che io esprimevo avviso contrario all'entrata in guerra per sfiducia del valore dell'esercito. Ciò è falso. Il valore del nostro esercito fu sempre fuori di discussione... Non uscì mai dalla mia bocca il turpe linguaggio che Salandra mi attribuisce. Non io potevo dimenticare il valore dimostrato dai nostri soldati in Libia ed in tutte le guerre. (citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Chi l'ha detto?|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 666-667)
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*Il paese, dice l'onorevole [[Sidney Sonnino|Sonnino]], è ammalato politicamente e moralmente, ed è vero: ma la causa più grave di tale malattia è il fatto che le classi dirigenti spesero enormi somme a beneficio proprio quasi esclusivo e vi fecero fronte con imposte, il peso delle quali cade in gran parte sulle classi più povere; noi abbiamo un gran numero di imposte sulla miseria: il sale, il lotto, la tassa sul grano, sul petrolio, il dazio di consumo, ecc.; non ne abbiamo una sola che colpisca esclusivamente la ricchezza vera; perfino le tasse sugli affari e le tasse giudiziarie sono progressive a rovescio; quando nel 1893, per stringenti necessità finanziarie, io dovetti chiedere alle classi più ricche un lieve sacrificio, sorse da una parte delle medesime una ribellione assai più efficace contro il governo che quella dei poveri contadini siciliani; e l'onorevole Sonnino, andato al governo dopo di me, dovette provvedere alle finanze rialzando ancora il prezzo del sale e il dazio sui cereali. Io deploro quanto altri mai la lotta di classe; ma, siamo giusti, chi l'ha iniziata?<ref>Citato in Denis Mack Smith, 'Storia d'Italia dal 1861 al 1997'', volume I (Modern Italy. A Political History, 1997), Laterza, Bari, 1997, pp. 237-238.</ref>
*{{NDR|Riferendosi alla [[secessione dell'Aventino]]}} L'onorevole [[Benito Mussolini|Mussolini]] ha tutte le fortune politiche: a me l'opposizione ha sempre dato fastidi e travagli, con lui se ne va dal Parlamento e gli lascia libero il campo.<ref>Citato in Arrigo Petacco, ''L'uomo della provvidenza. {{small|Mussolini, ascesa e caduta di un mito}}'', Mondadori, Milano, [https://books.google.it/books?id=4omDr5MY3fkC&pg=PT85#v=onepage&q&f=false p. 85]. ISBN 9788852012921. Citato anche in Alessandro Marzo Magno, ''[http://www.linkiesta.it/it/article/2011/10/13/vi-piace-laventino-rilancio-il-fascismo/6172/ Vi piace l’Aventino? Rilanciò il Fascismo]'', ''Linkiesta'', 13 ottobre 2011.</ref>
*{{NDR|Scrivendo da Nizza a [[Luigi Ambrosini]] il 1º gennaio 1923, dopo la formazione del governo [[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Certo le cose politiche e specialmente le parlamentari non potevano continuare senza portare il Paese alla rovina. La maledetta legge elettorale (fondata sulla proporzionale anziché sul collegio uninominale) aveva frazionato la Camera in modo da rendere impossibile un governo omogeneo, forte, capace di avere e di attuare un programma. Le cose erano giunte ad un punto che un pretuncolo intrigante, senza alcuna qualità superiore, dominava tutta la politica italiana e ciò unicamente per raggiungere miseri fini elettorali. Riuscirà il nuovo ordine di cose? Io lo spero, intanto è certo che ha tratto il Paese dal fosso in cui finiva per imputridire. Caro Ambrosini, non riesco a essere pessimista. (citato in [[Nino Valeri]], ''Giovanni Giolitti'', Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1971, p. 377)
*La ragione principale per cui si osteggiano le Camere del Lavoro è questa: che l'opera loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli industriali, ma che interesse ha lo Stato? Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un'ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un'ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell'offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura salari come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese. Il moto ascendente delle classi popolari si accelera ogni giorno di più ed è un moto invincibile perché comune a tutti i paesi civili e perché poggiato sul principio dell'uguaglianza fra gli uomini. (da ''Discorso alla Camera dei Deputati'', 4 dicembre 1901)
*La [[retorica]] è un [[veleno]] micidiale. (citato in Alfredo Frassati, ''Giolitti'', Parenti, 1959)