Nelson Mandela: differenze tra le versioni

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*A quel tempo la mia vita, e quella della maggior parte degli xhosa, era modellata dalla tradizione, dai rituali e dai tabù. Questi erano il principio e la fine della nostra esistenza, e nessuno osava metterli in discussione. Gli uomini seguivano il sentiero tracciato per loro dai padri; le donne conducevano la vita che avevano condotto le madri. Senza che nessuno me ne avesse parlato, imparai presto le regole che governavano i rapporti tra uomini e donne. Scoprii che un uomo non può entrare in una casa dove una donna ha di recente partorito un bambino, e che una donna fresca dal matrimonio non può varcare il recinto della sua nuova casa senza un elaborato rituale. Imparai anche che non curarsi degli antenati porta sfortuna e fallimento nella vita. Se uno disonorava in qualche modo gli antenati, l'unico mezzo per rimediare al torto era quello di rivolgersi a un guaritore tradizionale o a un anziano della tribù, i quali comunicavano con gli antenati e presentavano loro profonde scuse. Tutte queste credenze mi sembravano perfettamente normali. (p. 21)
*A Qunu, da bambino, non ebbi molto a che fare coi bianchi. Il magistrato locale, naturalmente, era bianco, e anche il gestore del negozio più vicino. Di tanto in tanto, viaggiatori e poliziotti bianchi attraversavano la nostra zona. Ai miei occhi erano splendidi come dei, e sapevo che bisognava trattarli con una sorta di paura e rispetto. Ma il loro ruolo nella mia vita era remoto, e in generale pensavo poco ai bianchi e ai rapporti tra la mia gente e quelle figure strane e distanti. (p. 21)
*Non so precisare il momento in cui decisi di darmi alla politica, in cui seppi che avrei trascorso la vita al servizio della lotta di liberazione. Essere africani in Sudafrica significa essere politicizzati dal momento della nascita, che lo si voglia ammettere o no. Un bambino africano nasce in un ospedale per soli africani, viene portato a casa in un autobus per soli africani, vive in un'area per soli africani, e frequenta scuole per soli africani, se mai succede che frequenti una scuola.<br>Quando è grande può scegliere un lavoro per soli africani, affittare una casa in una township per soli africani, viaggiare su treni per soli africani, ed essere fermato in qualsiasi momento del giorno della notte con l'obbligo di esibire un lasciapassare in assenza del quale sarà arrestato e gettato in prigione. La sua vita è circoscritta da leggi e regolamenti razzisti che minano la sua crescita, intaccano il suo potenziale, e gli tolgono la gioia di vivere. Quella era la realtà, e si poteva affrontarla in mille modi.<br>Non ho avuto una folgorazione, una rivelazione improvvisa, un momento della verità: è stato il lento accumularsi di una miriade di offese, di una miriade di indegnità, di una miriade di momenti dimenticati a far scaturire in me la rabbia, la ribellione, il desiderio di combattere il sistema che imprigionava il mio popolo. Non c'è stato un momento particolare in cui abbia detto: da qui in avanti mi consacrerò alla liberazione del mio popolo; invece, mi sono semplicemente ritrovato a farlo, e non potevo fare altrimenti. (p. 99)
*''[[Apartheid]]'' era un vocabolo nuovo ma l'idea era vecchia. Significa letteralmente "separatezza", e rappresentava la codifica in un unico sistema oppressivo di tutte le leggi e i regolamenti che per secoli hanno mantenuto gli africani in una posizione di inferiorità rispetto ai bianchi. Quello che era esistito più o meno ''de facto'' doveva implacabilmente affermarsi ''de jure''. La segregazione spesso sommaria degli ultimi trecento anni doveva essere consolidata in un sistema monolitico, diabolico nei dettagli, ineludibile nella portata e soverchiante nel potere. La premessa dell'apartheid era che i bianchi fossero superiori agli africani, ai meticci, agli indiani, e la sua funzione era quella di stabilire per sempre la supremazia bianca. Secondo i nazionalisti, "''Die wit man moet altyd baas wees''" ("I bianchi devono rimanere per sempre padroni). La loro piattaforma poggiava sulla parola ''baasskap'', letteralmente "padronanza", una parola forte che condensava la supremazia bianca in tutta la sua asprezza. Tale politica era supportata dalla Chiesa riformata olandese, che forniva all'apartheid la giustificazione religiosa sostenendo che gli afrikaner erano il popolo eletto da Dio e che i neri erano una razza inferiore. Nella visione del mondo degli afrikaner, la Chiesa e l'apartheid andavano d'amore e d'accordo. (p. 114)
*Con la vittoria dei nazionalisti ci rendemmo conto che da allora in poi il nostro paese sarebbe diventato teatro di tensioni e conflitti. Per la prima volta nella storia sudafricana un partito esclusivamento afrikaner governava il paese. Nel suo discorso celebrativo [[Daniel François Malan|Malan]] proclamo: "Ancora una volta il Sudafrica ci appartiene". (p. 115)
*L'[[istruzione]] è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l'istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione. È quello che facciamo di ciò che abbiamo, non ciò che ci viene dato, che distingue una persona da un'altra. (p. 166)