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→‎Citazioni: Caporetto, ultima vittoria degli austro-ungarici
→‎Citazioni: Caporetto: il peggior disastro militare nella storia della nazione
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*[[Agostino Depretis|Depretis]] era un uomo austero la cui unica stravaganza consisteva in una vistosa barba bianca. Anche da primo ministro visse sempre in una camera ammobiliata affittata in casa di una ''coiffeuse'' francese, ed era lì che, quando giaceva con uno dei suoi attacchi di gotta, riceveva sia i colleghi del parlamento sia ambasciatori e principi. Personalmente era incorruttibile, ma possedeva un tocco simile a quello di Mida, che corrompeva tutto ciò che si trovava a portata delle sue mani: destra e sinistra, ricchi e poveri. Depretis, diceva il deputato della destra [[Silvio Spaventa]], era come un gabinetto pubblico, che resta pulito anche se vi passa ogni sorta di immondezza. (''Parte seconda'' Umberto e Margherita (1878-1900), p. 91)
* Incolore, amorfo, banale, {{NDR|[[Giovanni Giolitti]]}} era passato attraverso la vita levandosi solo di tanto in tanto verso l'alto come fa il passero. Impiegato civile fino all'età di quarant'anni, poi funzionario amministrativo e quindi parlamentare, non amava né la retorica di [[Francesco Crispi|Crispi]] né la magniloquenza di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]; gli piacevano l'aritmetica e la contabilità, il che lo rendeva particolarmente sensibile alle sottili sfumature della cupidigia umana e alle debolezze degli altri nella misura in cui esse gli potevano essere addebitate oppure accreditate. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 215)
*[..] nell'ottobre del 1917, [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]] fu anche: l'ultimaimprovviso vittoriacollasso dell'esercito austro-ungaricodel efronte dell'Impero.italiano Lae minacciail dell'invasionepeggior galvanizzòdisastro ilmilitare popolonella comestoria nondella eranazione. maiOttocentomila accadutosoldati infurono passatotravolti, eferiti perfinoo alcuniuccisi socialistida siquindici dichiararonodivisioni prontitedesche aed combattereaustriache. all'ultimoTrecentomila sangue.italiani Unfurono piccolopresi gruppoprigionieri died essialtri sitrecentomila recòfuggirono, perfinoalcuni inper Russia,non dopofare lamai resapiù delritorno. PalazzoMilano d'invernoe aVenezia Pietrogrado,erano perin cercarepericolo. diIl persuaderefronte fu [[Lenin]]ristabilito asul nonPiave, ritirarsicirca dalcentosessanta conflitto.chilometri Mapiù ilad leaderovest, rivoluzionarioma liil ingiuriòricordo chiamandoliancestrale «idioti»delle einvasioni agentibarbariche dell'imperialismoterrificò e dellala borghesianazione. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 262260)
*Caporetto fu anche l'ultima vittoria dell'esercito austro-ungarico e dell'Impero. La minaccia dell'invasione galvanizzò il popolo come non era mai accaduto in passato e perfino alcuni socialisti si dichiararono pronti a combattere all'ultimo sangue. Un piccolo gruppo di essi si recò perfino in Russia, dopo la resa del Palazzo d'inverno a Pietrogrado, per cercare di persuadere [[Lenin]] a non ritirarsi dal conflitto. Ma il leader rivoluzionario li ingiuriò chiamandoli «idioti» e agenti dell'imperialismo e della borghesia. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 262)
*Nel giro di sessant'anni l'Italia unita aveva compiuto un ciclo completo. Mentre a suo tempo la plebe di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] in camicia rossa aveva fatto dono dell'Italia a Vittorio Emanuele II, ora Mussolini, il figlio in camicia nera di un fabbro di paese, ne chiedeva la restituzione a Vittorio Emanuele III. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 281)
*Nel 1939 il re imperatore [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei<ref>[[Umberto I di Savoia|Umberto I]] e [[Margherita di Savoia]], genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.</ref>, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)