Gino Paoli: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Gino Paoli==
*"[[Censura]]" è una parola che ha evocazioni dittatoriali, eccetera, e con questo si elimina. Ma censura è anche una tua capacità di rispetto per la persona che hai davanti, di rispetto per tuo figlio, per tua moglie... Io in casa di mia madre non dico parolacce, perché? Per rispetto a mia madre. (da<ref>Da un'intervista televisiva; visibile in ''[http://www.youtube.com/watch?v=vMfwX2GbRKA YouTube]'') {{c|Data?}}</ref>
*[...] distribuisco inquietudini, solletico dubbi, pongo domande. Perché il vero compito dell'artista è quello di attivare le idee e di dare un calcio in culo alle coscienze, affinché riprendano a muoversi autonomamente.<ref>Citato in Flavio Brighenti, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/20/io-gino-paoli-un-eretico-del-consumismo.html Io, Gino Paoli un eretico del consumismo]'', ''la Repubblica'', 20 novembre 1994.</ref>
*[[Genova]] è una città che ti comprime, ti chiude in cantina a fermentare fino a sentirti una bombola di gas surriscaldato, finisce che esplodi e diventi un Beppe Grillo o un Renzo Piano, due amici, Renzo addirittura mio compagno di scuola. (da<ref>Da ''Sapore di note'')</ref>
*[[Genova]] sarà una città che andrà avanti quando i genovesi non faranno più questione di quartiere, di [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] e di [[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]]. Non capisco il fanatismo e non me ne frega niente di inimicarmi della gente dicendo così.<ref>Citato in ''Il Lavoro'', 14 novembre 1994.</ref>
*Il ricordo di ''[[Boccadasse|Boccadaze]]'' e di quando ci vivevo in mezzo alla gente che preferisco, la gente chiusa e sincera, semplice e scorbutica che mi assomiglia. Ricordi di ''maccaja'' vissuta nei bar a giocare, o di libeccio, quando non si può andare a pescare e si diventa per forza gente di terra.<ref>Da ''Il mio fantasma blu. Gino Paoli si racconta a C. G. Romana e L. Vavassori'', Milano, Sperling & Kupfer, 1991, p. 90; citato in Alberto Nocerino (a cura di), ''Genova canta il tuo canto'', Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, pp. 19-20. ISBN 978-88-6438-574-7</ref>
*Ogni [[suicidio]] è diverso, e privato. È l'unico modo per scegliere: perché le cose cruciali della vita, l'amore e la morte, non si scelgono; tu non scegli di nascere, né di amare, né di morire. Il suicidio è l'unico, arrogante modo dato all'uomo per decidere di sé. Ma io sono la dimostrazione che neppure così si riesce a decidere davvero. Il proiettile bucò il cuore e si conficcò nel pericardio, dov'è tuttora incapsulato. Ero a casa da solo. Anna, allora mia moglie, era partita; ma aveva lasciato le chiavi a un amico, che poco dopo entrò a vedere come stavo.<ref>Citato in Aldo Cazzullo, ''[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/12_Dicembre/21/paoli.shtml Gino Paoli: i miei parenti finiti nelle foibe]'', ''Corriere della Sera'', 12 dicembre 2005.</ref>
*Una volta avevamo politici che facevano affari. Oggi abbiamo affaristi che fanno [[politica]].<ref>Dall'intervista di [[Aldo Cazzullo]], ''«I miei parenti sono finiti nelle foibe»'', ''Corriere della Sera'', 21 dicembre 2005, p. 15.</ref>