Daniel Pennac: differenze tra le versioni

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==''Diario di scuola''==
*Sì, è la prerogativa dei somari, raccontarsi ininterrottamente la storia della loro somaraggine: faccio schifo, non ce la farò mai, non vale neanche la pena provarci, tanto lo so che vado male, ve l'avevo detto, la scuola non fa per me... La scuola appare loro un club molto esclusivo di cui si vietano da soli l'accesso. Con l'aiuto di alcuni professori, a volte. (I, 4, p. 20)
*La nascita della [[delinquenza]] è l'investimento segreto nella furbizia di tutte le facoltà dell'intelligenza. (I, 9, p. 30)
*A tutti coloro che oggi imputano la formazione di bande al solo fenomeno delle banlieues, io dico: certo, avete ragione, la disoccupazione, certo, l'emarginazione, certo, i raggruppamenti etnici, certo, la dittatura delle marche, certo, la famiglia monoparentale, certo, lo sviluppo di un'economia parallela e di traffici di ogni genere, certo, certo... Ma guardiamoci bene dal sottovalutare l'unica cosa sulla quale possiamo agire personalmente e che risale alla notte dei tempi pedagogici: la solitudine e il senso di vergogna del ragazzo che non capisce, perso in un mondo in cui gli altri capiscono. (I, 11, p. 33)
*A dire il vero tutte provano un po' di vergogna, e tutte sono preoccupate per il futuro del figlio. "Ma che cosa ''diventerà''?" La maggior parte di loro si fa dell'avvenire una rappresentazione che è una proiezione del presente sullo schermo angosciante del futuro. Il futuro come una parete dove sono proiettate le immagini smisuratamente ingrandite di un presente senza speranza, ecco la grande paura delle madri! (II, 2, p. 42)
*Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli [[maestro|insegnanti]]. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti? (II, 4, p. 45)
*In altri termini, una bugia. dal canto suo, il professore preferisce spesso questa verità ritoccata a una confessione troppo brutale che incrinerebbe la sua autorità. Lo scontro frontale è evitato, lo [[studente]] e l'insegnante trovano il loro tornaconto in questo passo a due diplomatico. Quanto al voto, la tariffa è nota: compito non consegnato uguale zero. (II, 15, p. 63)
*Nel [[deserto]] il tentatore non è il diavolo, è il deserto stesso: tentazione naturale di tutti gli abbandoni. (II, 21, p. 83)
*È la velocità di incarnazione a distinguere coloro che vanno bene da coloro che hanno qualche difficoltà. Questi, come viene rimproverato loro dai professori, sono spesso altrove. Si liberano più faticosamente dell'ora precedente, cincischiano in un ricordo o si proiettano in un qualsiasi desiderio di altro. (III, 5, p. 102)
*Ogni [[studente]] suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri [[musicista|musicisti]] e trovare l'[[armonia]]. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo [[Triangolo (strumento musicale)|triangolo]] che sa fare solo tin tin, o lo [[scacciapensieri]] che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il [[piacere]] dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la [[musica]], forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini (III, 7, p. 107-108)
*E perché non imparare questi testi a [[memoria]]? In nome di che cosa non appropriarsi della letteratura? Forse perché non si fa più da tanto tempo? Vorremmo lasciare volar via pagine simili come foglie morte solo perché non è più stagione? È davvero auspicabile non ''trattenere'' simili incontri? Se questi testi fossero persone, se queste pagine eccezionali avessero volti, dimensioni, una voce, un sorriso, un profumo, non passeremmo il resto della vita a morderci la mani per averli lasciati scappare via? Perché condannarci a conservarne solo una traccia che sbiadirà fino a essere solo il ricordo di una traccia... (III, 12, p. 122)
*Se dovessi definire queste lezioni, direi che i miei presunti i somari e io lottavamo contro il pensiero magico, quello che, come nelle fiabe, ci tiene prigionieri di un eterno presente. [...] Nessuno è condannato a essere per sempre una nullità, come se avesse mangiato una mela avvelenata! Non siamo in una fiaba, vittime di un incantesimo!<br />Forse è questo insegnare: farla finita con il pensiero magico, fare in modo che a ogni lezione scocchi l'ora del risveglio. (III, 17; p. 137)
*La risposta assurda costituisce l'ammissione diplomatica di una ignoranza che, nonostante tutto, cerca di mantenere un rapporto. [...] Rispondendo quello che capita alla domanda posta dall'insegnante, cesso di considerarlo in quanto insegnante, diventa un adulto che io lusingo o elimino mediante l'assurdo. (III, 18, pp. 140 sg.)
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*Leggete! Scrivete! Insegnate!
*Statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica.
*Per il ragazzo [...] il [[futuro]] sta tutto nei pochi giorni a venire. Parlargli dell'avvenire significa chiedergli di misurare l'infinito con un decimetro.
*Il tempo... non sapevo che avrei dovuto [[invecchiamento|invecchiare]] per avere una percezione logaritmica del suo scorrere.
*Quale che sia la materia insegnata, un professore scopre ben presto che, ad ogni domanda posta, lo studente interrogato ha a disposizione tre risposte possibili: quella giusta, quella sbagliata, quella assurda.