Henry James: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Giacomanni (discussione | contributi)
+Ore italiane
Riga 47:
 
Ma egli si era già girato di scatto, sbarrava gli occhi, guardava ancora, senza vedere altro che la luce quieta del giorno. Sotto l'impressione di quella perdita di cui io ero tanto fiera, egli emise il grido di una creatura scagliata oltre un abisso, e l'abbraccio in cui lo strinsi avrebbe potuto veramente arrestarlo nella sua caduta. Lo presi, sì, lo strinsi forte... di può immaginare con quanta passione; ma prima che fosse trascorso un minuto cominciai a rendermi conto di ciò che realmente stringevo tra le braccia. Eravamo soli nella placida luce del giorno, e il suo piccolo cuore, spezzato, aveva cessato di battere.
 
==''Ritratto di signora''==
===[[Incipit]]===
Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no – c'è della gente che non ne vuol sapere – quel momento è in sé delizioso. Le condizioni alle quali io penso, incominciando a scrivere questa semplice storia, offrivano un assetto mirabile per l'innocente passatempo. Gli oggetti necessari alla piccola cerimonia erano stati disposti sulla prateria di una vecchia casa di campagna inglese, nel cuore di uno splendido pomeriggio estivo. Una parte del quale era già trascorsa, ma ancor molta ne rimaneva, ch'era della più bella e fine qualità.
 
===Citazioni===
*È sciocco dubitar di sé stessi come sarebbe dubitare del proprio [[Migliore amico|miglior amico]]: anzi si deve cercare di essere il proprio migliore amico e di vivere così in eletta compagnia. (p. 48)
*Uno non rinuncia al suo paese come non rinuncia alla sua nonna: sono ambedue istituzione antecedenti alla sua scelta: elementi del complesso della sua vita che non possono esser completamente eliminati. (p. 86)
*Chiamo ricca la gente ch'è in grado di realizzare gl'impulsi della propria immaginazione. (p. 177)
*Quando un'amicizia cessa di crescere, comincia immediatamente a declinare, non essendoci alcun punto di equilibrio tra il piacer di più e il piacer meno. (p. 315)
*[…] essendo infatti uno degli svantaggi dell'esprimere avversione, che voi non potete godere nello stesso tempo il credito dell'esprimer simpatia. (p. 484)
 
==''L'americano''==
Line 75 ⟶ 64:
*Io trovo che si riesce a derivare molto più piacere da questa malinconica esistenza se non si guarda troppo per il sottile. (1993, p. 73)
*La gente è [[Superbia|superba]] soltanto quando ha qualcosa da perdere, e [[umiltà|umile]] quando ha qualcosa da guadagnare. (1993, p. 80)
 
==''Ore italiane''==
*[[Genova]] è il viluppo topografico più intricato del mondo e anche una seconda visita vi aiuta poco a dipanarlo. Nelle meravigliose strade genovesi curve, tortuose, ripide, vertiginose, misteriose, il visitatore è realmente e totalmente immerso nel tradizionale bozzetto italiano. (p. 142)
*Credo che l'orgoglio della città sia il [[Porto di Genova|porto]], con la sua grande capacità e che il testamento dell'ultimo duca di Galliera, il quale ha lasciato quattro milioni di dollari per il suo ampliamento e per il miglioramento delle attrezzature, ne farà senza dubbio uno dei più grandi scali commerciali di Europa. (p. 142)
*In primo luogo avevo trovato il mio albergo, il [[Albergo Croce di Malta|Croce di Malta]], molto accogliente, sistemato com'era in un gigantesco palazzo sul bordo della rada brulicante e non molto pulita. Era la casa più grande in cui fossi mai entrato, solo il pianterreno avrebbe potuto contenere una dozzina di caravanserragli americani. Nell'ingresso incontrai un signore americano, il quale, e ne aveva in realtà pieno diritto, era seccato per quelle dimensioni fastidiose – ci voleva un quarto d'ora per salire dal piano terra – e desiderava sapere se esistevano a Genova degli alberghi «un po' più semplici». L'edificio costituisce un eccellente esempio di architettura genovese; per quanto abbia potuto osservare vi erano poche case più piccole di questo titanico hotel. (p. 143)
*Come ho accennato, [[Genova]] è la più tortuosa e incoerente delle città; distesa qua e là sui fianchi e sulle creste dei dodici colli, è segnata da precipizi e burroni che sono irti di quegli innumerevoli palazzi per i quali, fin dalla prima volta che ci siamo stati, abbiamo udito che il luogo è famoso. Questi grandi edifici, con quelle forme variegate e un po' sbiadite, innalzano i loro enormi cornicioni ornamentali ad altezze vertiginose, dove, in un certo modo indescrivibilmente disperato e pieno di desolazione, sorpassandosi l'un l'altro, sembrano riflettere lo sfavillio e lo splendore del caldo Mediterraneo. Giù a pianterreno, nelle vie strette e senza sole, la gente si muove di un moto perpetuo, andando e venendo, oppure fermandosi sugli ingressi cavernosi o sulla soglia dei negozi bui e affollati, parlando, ridendo, chiacchierando, lamentandosi, vivendo la propria vita in quel modo fatto di conversazione che è tipicamente italiano. (pp. 143-144)
*{{NDR|Nel [[porto di Genova]]}} Qui tutti sono magnificamente abbronzati e vi è un gran numero di quei tipi bizzarri, color del mogano, marinai dal torace nudo con orecchini e cinture cremisi, che sembrano popolare un porto del sud con il coro di "Masaniello". (p. 146)
*Né tutti i palazzi {{NDR|di Genova}} si allineano su buie stradine; [[Palazzi dei Rolli|i più belli e i più impressionanti]] formano una splendida sequenza lungo entrambi i lati di due strade molto ben tenute, su cui si aprono, accanto ai grandi portoni d'ingresso, diverse rimesse per tiri a quattro. Molti di questi sono aperti e svelano all'interno imponenti scalee di marmo con balaustre in forma di leoni accucciati e cortili pomposi circondati da muri di un tenero giallo solare. (p. 146)
*Uno di questi grandi edifici è tinteggiato di un bel rosso e ospita in particolare quella gente importante di cui ho parlato poc'anzi. Essa in verità vive al terzo piano, ma qui hanno una fuga di stupende sale dipinte e dorate, nelle quali affreschi prospettici coprono i soffitti a volta, mentre ricche modanature danno rilievo alle ampie pareti. Gli eccellenti locatari portano il nome di Van Dyck, sebbene siano membri della nobile famiglia di Brignole-Sale, un rampollo della quale, la duchessa di Galliera, ha da ultimo dato prova della sua nobiltà, facendo dono della galleria di [[Palazzo Rosso (Genova)|Palazzo Rosso]] alla città di Genova. (pp. 146-147)
 
==''Ritratto di signora''==
===[[Incipit]]===
Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no – c'è della gente che non ne vuol sapere – quel momento è in sé delizioso. Le condizioni alle quali io penso, incominciando a scrivere questa semplice storia, offrivano un assetto mirabile per l'innocente passatempo. Gli oggetti necessari alla piccola cerimonia erano stati disposti sulla prateria di una vecchia casa di campagna inglese, nel cuore di uno splendido pomeriggio estivo. Una parte del quale era già trascorsa, ma ancor molta ne rimaneva, ch'era della più bella e fine qualità.
 
===Citazioni===
*È sciocco dubitar di sé stessi come sarebbe dubitare del proprio [[Migliore amico|miglior amico]]: anzi si deve cercare di essere il proprio migliore amico e di vivere così in eletta compagnia. (p. 48)
*Uno non rinuncia al suo paese come non rinuncia alla sua nonna: sono ambedue istituzione antecedenti alla sua scelta: elementi del complesso della sua vita che non possono esser completamente eliminati. (p. 86)
*Chiamo ricca la gente ch'è in grado di realizzare gl'impulsi della propria immaginazione. (p. 177)
*Quando un'amicizia cessa di crescere, comincia immediatamente a declinare, non essendoci alcun punto di equilibrio tra il piacer di più e il piacer meno. (p. 315)
*[…] essendo infatti uno degli svantaggi dell'esprimere avversione, che voi non potete godere nello stesso tempo il credito dell'esprimer simpatia. (p. 484)
 
==''Roderick Hudson''==
Line 112 ⟶ 121:
*Henry James, ''L'americano'' (''The American''), traduzione di Bruno Oddera, introduzione di Guido Fink, TEN, Roma 1993.
*Henry James, ''L'Angolo Allegro'', traduzione di Adria Tissoni, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
*Henry James, ''Ore italiane'', traduzione di Claudio Salone, Garzanti, 2006. ISBN 88-11 36646-1*Henry James, ''Owen Wingrave'', traduzione di Gianni Pilo, in "Storie di fantasmi", a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, 1995.
*Henry James, ''Ritratto di signora'', traduzione di Carlo e Silvia Linati, Einaudi, 1976.
*Henry James, ''Roderick Hudson'', traduzione di Margherita Guidacci, Cappelli, 1960.
Line 123 ⟶ 132:
===Opere===
{{Pedia|Ritratto di signora (romanzo)|''Ritratto di signora''|(1881)}}
{{Pedia|Ore italiane||(1909)}}
 
{{DEFAULTSORT:James, Henry}}