Guy de Maupassant: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*[[Genova]] vista dal mare è una delle cose più belle che si possano vedere al mondo.<br>La città si innalza in fondo al golfo, come se uscisse dai flutti, ai piedi della montagna. Lungo le due coste che si arrotondano intorno a lei per racchiuderla, proteggerla e accarezzarla, vi sono quindici cittadine, serve e vassalle, che riflettono nell'acqua le case dai colori chiari. A sinistra della loro grande patrona ci sono Cogoleto, Arenzano, Voltri, Pra, Pegli, Sestri Ponente, San Pier d'Arena; a destra, Sturla, Quarto, Quinto, Nervi, Bogliasco, Sori, Recco, Camogli, ultima macchia bianca sulla punta di Portofino, che chiude il golfo a sud est.<br>Sopra al suo immenso porto, Genova si stende sui primi mammelloni delle Alpi, che si innalzano dietro, curvi e allungati in una gigantesca muraglia. Sul molo, la torre alta e quadrata del faro, detto '[[Lanterna di Genova|la Lanterna]]', sembra una candela smisurata. (p. 42)
*Dopo aver aggirato il molo est, entriamo nel [[Porto di Genova|porto]], pieno di navi, le belle navi del Mezzogiorno e dell'Oriente dai colori incantevoli, tartane, bilancelle, maone, fornite di vele e alberati e pitturate con grande fantasia, guarnite di madonne blu e oro, santi ritti sulla prua, animali bizzarri considerati santi protettori.<br>Tutta questa flotta con vergini e talismani contro la sventura è allineata lungo le banchine, con i nasi puntuti e ineguali rivolti verso il centro dei bacini. Poi appaiono, raggruppati per compagnie, robuste navi a vapore in ferro, strette e alte, dalle forme colossali e sottili. Al centro di questi pellegrini del mare, vi sono dei navigli bianchi, dei grandi tre alberi o brigantini vestiti, come gli Arabi, di abiti appariscenti sul quale scivola il sole. (pp. 42-43)
*A [[Genova]] si prova quello che si prova a Firenze e ancora di più a Venezia, l'impressione di una città molto aristocratica caduta in potere del volgo.<br>Qui nacque il pensiero dei rudi signori che si battevano o commerciavano sui mari e che poi, col denaro delle loro conquiste o del commercio, costruivano gli straordinari palazzi di marmo, che ancora oggi fiancheggiano le strade principali.<br>Quando si entra in queste magnifiche residenze signorili, che i discendenti dei grandi cittadini della più fiera delle repubbliche hanno dipinto di colori chiassosi, quando se ne paragona lo stile, i cortili, i giardini, i portici, le gallerie, le superbe decorazioni con l'opulenta barbarie delle belle dimore della Parigi moderna, appartenenti a milionari capaci di incassare soldi ma non di concepire e realizzare una cosa nuova e bella, si comprende che nella nostra società democratizzata, composta da ricchi finanzieri senza gusto e da ''parvenu'' privi di tradizioni la distinzione data dall'intelligenza, il senso della bellezza delle forme, quello della perfezione nelle proporzioni e nelle linee sono scomparsi. (pp. 43-44)