Mauro Leonardi: differenze tra le versioni

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Per chi si avvicina su un carro, il nudo profilo di Arileva brilla, immenso e superiore, nel mezzo della steppa. La pianura che lo circonda è vasta come l'oceano ed il castello è impregnato di quella grandezza vuota. Anche d'estate, quando nei prati ronza e fermenta il calore e nei più ardenti pomeriggi si può sentire fuori ribollire la luce, le pareti rimangono fredde. Il castello con i suoi mille rumori dà l'impressione di avere i brividi e nell'aria delle grandi stanze con il soffitto a volta, aleggia perenne il sentore della grotta. La via che sbocca nella corte del castello, proviene da tutte le province del regno. È la medesima che unisce tra loro tutti i popoli ma nell'ultimo tratto, il lunghissimo ultimo tratto che attraversa la pianura, è fatta solo per il castello. Lì termina. Solo due tipi di viandanti percorrono quella strada. Ci sono le carovane che portano carichi d'oro e di profumi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane. Ecco poi dei cavalieri, a volte solitari, a volte in drappello, che escono ed entrano dal castello con gran fracasso di zoccoli sul legno dei ponti levatoi. Un giorno un gruppo di loro viene che scorta un bambino. È Abelis che arriva ad Arileva. Fa caldo e ha sete d'acqua.
 
===[[Citazioni]]===
*Lutet sogna e non sogna. Chiusa dentro un'inflessibile prigione invisibile che le ruba perfino il dolore. Questa sera, bimbo mio, chi ti accarezza?