Giampiero Carocci: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Mussolini}} Era quasi un grande giornalista e ne aveva, anche politicamente, le qualità e i difetti: acuta capacità di diagnosi della situazione politica, intuito sicurissimo di ciò che il pubblico desidera, abilità di polemista, intelligenza rapida, vivace e superficiale, cultura disordinata, approssimativa e dilettantesca. (Le origini, p. 15)
*Fino alla crisi [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] il programma di Mussolini non era di instaurare quello che poi si sarebbe chiamato lo stato fascista totalitario. Il suo programma era, ufficialmente e formalmente, una restaurazione dello stato costituzionale di [[Sidney Sonnino|sonniniana]] memoria; di fatto, l'instaurazione di un regime autoritario trasformistico-personale. (Il fascismo al potere, p. 32)
*La politica concordataria, già avviata da [[Benedetto XV]], venne singolarmente favorita da [[Pio XI]]. Questo papa, a differenza del predecessore, aveva una concezione che si potrebbe dire intransigente, teocratica e totalitaria del cattolicesimo e dei suoi rapporti con la società civile. Gli strumenti per realizzare questa concezione dovevano essere, nell'animo del pontefice, la politica concordataria e l'azione cattolica. Egli detestava il [[socialismo]] e il [[comunismo]], e, pur deplorandone le intemperanze, vedeva con simpatia il fascismo in quanto argine [[Bolscevismo|antibolscevico]] e anche per la sua natura illiberale. (Lo stato fascista, p. 50)
*Egli {{NDR|[[Giovanni Gentile]]}} credeva – si direbbe – che spettasse alla realtà di modellarsi sul suo coerente e metafisico speculare e non viceversa. Passò dal liberalismo al fascismo – e vi rimase fedele fino alla morte – perché credette di veder realizzata, nella sua barbarie vichianamente generosa, la lezione morale di [[Francesco De Sanctis]], cioè una riforma etico-religiosa del tradizionale carattere italiano, scettico e sorridente. («Quota novanta», p. 64)