Marco Travaglio: differenze tra le versioni

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*Siamo un grande paese con un pezzo di merda come te, questo siamo. Siamo un grande Paese! Siamo un grande paese con un diffamatore abituale. ([[Vittorio Sgarbi]])
*Travaglio è cattivo, è un genio del male, ma è in assoluto il giornalista più intelligente che abbia mai calcato la scena del giornalismo italiano. ([[Silvio Berlusconi]])
*Travaglio non ha un cuore, ha uno schedario giudiziario. ([[Filippo Facci]])
*Travaglio se la prende coi giornalisti diffamatori, ma è un diffamatore anche lui. Travaglio dice che una prescrizione non equivale a un'assoluzione bensì a una condanna: quindi lui è stato condannato. Travaglio dice che un innocente che si reputasse tale dovrebbe rinunciare alla prescrizione: ma lui alla prescrizione non rinuncia. Travaglio è favorevole all'abolizione dell'Appello: ma poi ricorre in Appello. Travaglio ha scritto che le corti d'Appello sono solo degli «scontifici» che mantengono inalterato l'impianto accusatorio e che limano soltanto la pena: è proprio quello che è successo a lui. Un italiano vero. (Filippo Facci)
*Travaglio è cattivo, falsario, ma intelligente. ([[Renato Farina]])
*Travaglio è il capolavoro di Santoro, televisivamente inventato da lui come Sgarbi fu inventato da Maurizio Costanzo, come Lorella Cuccarini da Pippo Baudo. E ha funzionato benissimo finché Santoro lo ha diretto nel ruolo di attor giovane, gli ha permesso di leggere la sua pungente letterina senza contraddittorio, senza esporlo mai, senza risposte da dare e senza domande da fare, e infatti non ne fece neppure a Berlusconi quando finalmente se lo trovò davanti. Chiuso e dunque protetto nel recinto del monologo sprezzante, Travaglio era il momento militare, l'esibizione per sadici in panciolle del campione di batteria, un grande spettacolo di ferocia "il cui core business", gli disse Berlusconi, "sono io", non corrida ma rodeo, il combattimento del Selvaggio West ma sotto il tendone da circo. Ogni tanto il padre padrone Santoro gli muoveva qualche dolce rimprovero paterno, "buono, stai buono", che era anche il segnale del viatico dal padrino al figlioccio, dal professore all'allievo, dal vecchio al giovane, dall'uomo al cucciolo. ([[Francesco Merlo]])