Valerio Pocar: differenze tra le versioni

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*La [[caccia]] [...] è un fenomeno in chiara flessione: ai giovani non interessa, si sono resi conto che non può essere uno sport e che allevare un fagiano, metterlo in un campo e sparargli è un'idiozia, oltre che una crudeltà. Le leggi sulla caccia sono però ancora intatte, sicuramente arretrate rispetto alla sensibilità più diffusa. Succede perché i politici sovrastimano la forza elettorale dei cacciatori. Li considerano una lobby in grado di muovere molti voti, ma non è più così, se mai lo è stato.<ref>Citato in Guadagnucci, pp. 194-195.</ref>
*Quella [[Animalismo|animalista]] è una rivoluzione. Noi non faremo in tempo a vederla, perché una [[rivoluzione]] non è un evento, una presa del potere, ma un cambiamento profondo che procede per lungo tempo e alla fine arriva in porto. Sono convinto che siamo parte di un movimento destinato a vincere. Perché dico questo? È nella natura dell'idea, che è un'idea vincente perché giusta. Non esistono validi argomenti per negare i diritti degli animali. Abbiamo contro solo la forza della [[tradizione]], che appunto non è un argomento: delle tradizioni è saggio diffidare. Arriverà un momento nel quale le nostre idee saranno così diffuse, anche se non necessariamente maggioritarie, da risultare inarrestabili e i diritti animali cominceranno a entrare nelle Costituzioni, a modificare profondamente la legislazione e i comportamenti collettivi. È successo lo stesso con i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere. È vero che questa non è ancora realizzata e basta guardarsi intorno per verificarlo, ma è altrettanto vero che si è affermato un principio rispetto al quale non è possibile tornare indietro. Accadrà lo stesso per i diritti animali.<ref>Citato in Guadagnucci, p. 203.</ref>
*Riconoscere un diritto non significa, però, che questo diritto sia garantito. Ciò vale tanto per i diritti umani quanto per i diritti animali. A ben guardare, gli stessi diritti umani si reggono non sulla capacità o sulla forza degli umani che ne sono riconosciuti titolari, perché si tratta di diritti stabiliti a favore dei più deboli nei confronti dei più forti e hanno lo scopo di recare a un minimo di eguaglianza e, per meglio dire, di parità di trattamento tra gli uomini, superando ingiustificabili discriminazioni. Non potendosi garantire sulla forza dei deboli, i diritti umani si reggono sulla diffusione e sulla condivisione di idee egualitarie. La diffusione e la condivisione delle idee animalistiche è la forza che può garantire i diritti degli animali, soggetti deboli rispetto agli umani. La visione antropocentrica, che colloca la specie umana al centro del mondo che a questa specie sarebbe asservito, senza spiegarci il perché, e le filosofie dualistiche, che contrappongono la materia allo spirito, il corpo all'anima, il raziocinio alla "brutalità", anche senza spiegarne le ragioni, debbono essere superate.<ref>Dalla prefazione a Marco Fanciotti, ''La Chiesa e gli animali. La dottrina cattolica nel rapporto uomo-animale'', Alberto Perdisa editore, Bologna, 2007, p. XII. ISBN 978-88-8372-385-8</ref>
*Ricordo che ero al mare in Corsica, con un piede nell'acqua e una fetta d'anguria in mano, e riflettevo sul collegamento fra diritti umani e diritti animali. Più ci pensavo e più mi apparivano evidenti gli elementi di somiglianza. A un certo punto mi guardai e mi dissi: tu finora hai tenuto un comportamento criminale. Sei giustificato perché non sapevi, o meglio non ti rendevi conto del significato delle tue azioni, ma se mangi animali sei un criminale. Insomma mi resi conto che dovevo cambiare le mie idee sul mondo e i miei stessi comportamenti. Sono diventato [[Vegetarianismo|vegetariano]], concedendomi due-tre mesi di tempo per attuare il cambiamento senza troppi traumi. Ricordo che fu un passaggio interiormente molto rapido: ogni volta che guardavo nel piatto e c'era della carne mi dicevo: "No, non me la sento proprio di mangiarla".<ref>Citato in Guadagnucci, pp. 192-193.</ref>