Alan Dean Foster: differenze tra le versioni

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===[[Explicit]]===
*Aprì la cassetta del gatto. Con quella meravigliosa facilità comune a tutti i felini, Jones aveva già dimenticato l’attacco. Le si raggomitolò in grembo quando lei si rimise a sedere, una brillante palla di soddisfazione, e cominciò a fare le fusa. Lei lo carezzò, mentre dettava al registratore della nave.</br>— Dovrei arrivare alla frontiera fra circa quattro mesi. Con un po’ di fortuna, la rete di ricevitori dovrebbe captare il mio SOS e spargere la voce. All’arrivo farò una dichiarazione ai mezzi di informazione e ne scrivo una copia nel libro di bordo, compresi alcuni commenti sul comportamento della Compagnia che potranno interessare le autorità.</br>«Park Ripley, numero di identificazione W564502246OH, commissaria di bordo, unica sopravvissuta dell’astronave mercantile Nostromo, che chiude questa comunicazione.</br>Premette il pulsante di arresto. Nella cabina tutto era silenzio, finalmente un po’ di quiete dopo molti giorni. Le sembrava quasi impossibile potersi riposare. Sperava solo di non sognare.</br>Carezzò il pelo arancione e sorrise. — Forza, gatto... andiamo a dormire... (pp. 151-152)
 
==''Alien: Covenant''==
===[[Incipit]]===
*Non stava sognando. Non ne era in grado. Quella mancanza non era intenzionale né consapevole, era solo una conseguenza della sua natura. Per ciò che lo riguardava, la sua unica intenzionalità consisteva nell'evitare sorprese.</br>L'assenza di un inconscio escludeva la facoltà di astrazione e l'incapacità di elaborare pensieri speculativi gli impediva di sognare. Tuttavia, per quanto difficile da definire, qualcosa c'era. In ultima analisi, solamente la creatura poteva descrivere il proprio stato di non essere. Soltanto lei poteva capire che cosa non sapeva, non vedeva, non percepiva.</br>Poiché non sognava, non provava sofferenza, gioia, né alcuna sfumatura - per quanto infinitesimale - di emozione: avvertiva soltanto un perpetuo stato di «qualcosa». Una quasi esistenza. (p. 1)
 
===[[Explicit]]===
*Con un gesto meticoloso l'androide si pettinò i capelli, cancellando l'ultima traccia del suo gemello. Quando parlò, la sua voce era un po' diversa. Una piccola differenza nel timbro e nella cadenza. Piccola, ma significativa.</br>«Mamma, apri una linea di comunicazione privata con il quartier generale terrestre della Weyland-Yutani Corporation.»</br>Indifferente, efficiente e sollecito, il computer rispose: «Ci vorrà del tempo per instaurare il canale. Il segnale deve passare da parecchi sub-ripetitori, e bisognerà attendere le condizioni stellari più favorevoli per...»</br>Lui la interruppe. «Certe minuzie le lascio a te, cara. Basta che mi avverti quando la linea è attivata. Il codice di accesso è David 31822-B. Nell'attesa, mi piacerebbe ascoltare un po' di musica. Richard Wagner. ''L`oro del Reno'', secondo atto. ''L`ingresso degli dei nel Walhalla''.»</br>Un trascinante attacco sinfonico invase la sala di ipersonno dell'equipaggio, e a passi decisi lui si avviò verso l'uscita.</br>Non c'era nessuno ad accoglierlo quando fece il suo ingresso in quella ben più vasta in cui dormivano i coloni, ma lui preferiva così. Ora tutto era in ordine, ogni cosa al suo posto, e lui si sentiva in pace con l'universo.</br>Non restava che un ultimo dettaglio...</br>Aprì un cassetto della nursery e controllò i parametri delle capsule degli embrioni. Verificati sui monitor i dati vitali, concentrò l'attenzione su tre minuscole uova che aveva nascosto là accanto. Non somigliavano nemmeno lontanamente agli embrioni umani. Né, per la verità, a nessun altro organismo a bordo della ''Covenant''.</br>Con delicatezza, li sfiorò uno a uno. Al tatto si poteva avvertire una leggera pulsazione. Soddisfatto, richiuse con cura il cassetto.</br>Poi si avviò lungo la sala, facendo correre uno sguardo compiaciuto sulle schiere di coloni addormentati. I «suoi» coloni. I suoi sudditi. Sorrise.</br>Il suo futuro. (pp. 347-348)
 
==''Alien<sup>3</sup>''==
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==Bibliografia==
*Alan Dean Foster, ''Alien'', traduzione di Pierluigi Cecioni, Fabbri editore, 1979.
*Alan Dean Foster, ''Alien: Covenant'', traduzione di Elena Cantoni, Sperling & Kupfer, 2017.
*Alan Dean Foster, ''Alien<sup>3</sup>'', traduzione di Sofia Mohamed Hagi Hassan, Sonzogno, 1992.
*Alan Dean Foster, ''Aliens scontro finale'', traduzione di Roberto C. Sonaglia, Sonzogno, 1986.