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*Quando dei marinai, il cui salario è appena di 30 dracme, mancano all'appello, sono messi in catene e puniti da costoro; ebbene io vorrei sapere perché, quando dei trierarchi – ai quali la città affida una somma di 30 mine per ogni campagna – non si degnano di mettersi in mare insieme con l'equipaggio, voi non li punite alla stessa maniera. Allora quando uno è un povero che commette un reato deve subire le pene estreme, e quando è un ricco a compiere, per miserabile ingordigia, lo stesso reato, otterrà tutta la comprensione? E allora dov'è andato a finire quel fondamento della [[democrazia]] che è l'uguaglianza dei diritti, se in casi come questo vuoi giudicate in modo così ingiusto? (51, 11<ref name=":0">Citato in [[Luciano Canfora]], ''Storia della Letteratura Greca'', Laterza, p. 377, ISBN 88-421-0205-9.</ref>)
*Voi avete concesso a chi vuole agire contro giustizia una situazione ideale: se riescono a farla franca, si tengono quanto hanno ricavato dal loro reato; se vengono scoperti, ottengono comprensione. (51, 15<ref name=":0" />)
*Si comportano come se non appartenessero ad uno Stato comune a tutti e dove tutti hanno il diritto di parlare: reputano questa una loro prerogativa, come un sacerdozio ereditario. Se uno parla, al vostro cospetto, per una causa giusta, se la prendono male e lo bollano come tracotante. E sono a tal punto prigionieri di questa nuova visione delle cose, da credere di meritare a vita la reputazione di cittadini “perbene”"perbene" se chiamano svergognato quel tale che si è alzato a parlare una volta tanto davanti all'assemblea. (51, 19<ref name=":0" />)
 
====[[Incipit]] di ''Contro la cortigiana Neera''====