Guy de Maupassant: differenze tra le versioni

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==''Viaggio in Sicilia''==
*In una, la Latomia del Paradiso, si osserva, in fondo ad una grotta, una strana apertura, chiamata l’l'[[orecchio di Dionisio]], il quale veniva ad ascoltare vicino a questo buco, così almeno dicono, i lamenti delle proprie vittime. Circolano pure altre versioni. Alcuni eruditi pretendono che la grotta, messa in comunicazione col teatro, servisse da sala sotterranea per le rappresentazioni cui prestava l’ecol'eco della sua prodigiosa sonorità; i minimi rumori, infatti, vi assumono una sorprendente risonanza. (p. 125)
*{{NDR|Riferendosi alla [[Venere Landolina]]}} La Venere di [[Siracusa]] è una donna, ed è anche il simbolo della carne. [...] La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di [[Paros]], è – dicono – La [[Venere Callipigia]] descritta da [[Ateneo di Naucrati|Ateneo]] e Lampridio, data da [[Eliogabalo]] ai siracusani.<br />Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza.<br />[[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola.<br />La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita.<br />È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere.<br />È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella. (pp. 127-133)
*[...] quindi salgo subito in barca per andare a salutare, dovere di scrittore, i papiri dell'[[Fiume Anapo|Anapo]].<br />Si attraversa il golfo da una riva all'altra si scorge, sulla sponda piatta è spoglia, la foce di un piccolissimo fiume, quasi un ruscello, in cui si inoltra il battello.,<br />La corrente impetuosa è difficile da risalire. A volte si rema, volte ci si serve della gaffa fa per scivolare sull'acqua che scorre veloce tra due rive coperte di fiori gialli, minuscoli e splendenti, due rive d'oro.,<br />Vediamo canne sgualcite dal nostro passaggio che si impegnano essi rialzano, poi, con gli steli nell'acqua, degli iris blu, di un blu intenso, sui quali volteggiano innumerevoli libellule dalle ali di vetro, madreperlacee frementi, grandi come uccelli-mosca. Adesso, sulle due scarpate che ci imprigionano, crescono cardi giganteschi con voli voli smisurati, che allacciano le piante terrestri con le camere ruscello.,<br />Sotto di noi, in fondo all'acqua, di una foresta di grandi erbe ondeggianti che si muovono, galleggiano, sembrano notare nella corrente che le agita. Poi il Anapo si separa dall'antico [[Ciane]], suo affluente. Procediamo tra le righe, aiutandoci sempre con una pertica. Il ruscello serpeggia con graziosi panorami, prospettive fiorite carine. Un'isola appare infine, piena di strani arbusti. Gli steli fragili e triangolari, alti da nove a dodici piedi, portano in cima ciuffi tondi di filamenti verdi, lunghi, essi e soffici come capelli. Sembrano teste umane divenute piante, gettate nell'acqua sacra della sorgente da uno degli dei pagani che vivevano lì una volta. È il papiro antico.,<br />I contadini, d'altronde, chiamano questa canna: parrucca.,<br />Eccone altri più lontano, un intero bosco. Fremono, mormorano, si chinano, mescolano le loro fronti pelose, le urtano, paiono parlare di cose ignote lontane.,<br />Non è forse strano che l'arbusto venerabile, che ci portò il pensiero dei morti, che fu gusto del genio umano, abbia, sul corpo infimo di arboscello, una grossa criniera folta e fluttuante, simile a quella dei poeti? (p. 135)