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*Bisognava riconoscere, come anche [[Ernesto Buonaiuti|Buonaiuti]] faceva notare, che il comportamento della propaganda comunista in Italia – almeno quella inaugurata da [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] – autorizzava a pensare ad una revisione delle posizioni dogmatiche. Perciò i dirigenti della Sinistra Cristiana non erano da considerarsi troppo ingenui se ritenevano possibile quella "democrazia progressiva" che lo stesso Togliatti andava prospettando nei suoi discorsi. (Capitolo quarto ''I precedenti dello scioglimento della Sinistra Cristiana'', 2. ''Teorizzazione della democrazia progressiva'', p. 127)
 
*[...] mentre in [[Europa]] si stringeva il cerchio degli eserciti alleati intorno alla [[Nazismo|Germania nazista]] e nell'Italia settentrionale il {{sic|partigianato}} preparava l'insurrezione contro gli occupanti nazifascisti, giungeva una precisazione dell'autorità vaticana in prima pagina del giornale della S. Sede<ref>"L'Osservatore Romano", 2-3 gennaio 1945. {{NDR|N.d.A}}</ref>, [...] la suprema gerarchia ecclesiastica rendeva noto che "i principi e la tendenza della così detta ''Sinistra Cristiana'', nonostante questa sua ultima qualifica, non sono conformi agli insegnamenti della Chiesa e quindi coloro che li promuovono non hanno diritto di parlare come rappresentanti del pensiero cristiano e tanto meno di pretendere che quei cattolici i quali vogliono il vero bene del popolo debbano aderire al movimento." (Capitolo quarto ''I precedenti dello scioglimento della Sinistra Cristiana'', 3. ''La "avvertenza" del giornale della S. Sede e l'attacco democristiano'', p. 131)
 
*Dell'autoscioglimento della Sinistra Cristiana, [...] se ne interessavano per opposti motivi solo la pubblicistica cattolica o [[Democrazia Cristiana|democristiana]] da un lato e quella comunista dall'altro. Per la prima, naturalmente, la risoluzione dello scioglimento era la prova provata dell'impossibilità di "conciliare l'inconciliabile" [...]; per la seconda invece, attraverso un articolo a caldo di [[Mario Alicata|Alicata]]<ref>M. Alicata, ''Morte di un partito'', in "L'Unità" 12 dicembre 1945. {{NDR|N.d.A}}</ref> e poi un corsivo più meditato di [[Palmiro Togliatti|Togliatti]],<ref>Palmiro Togliatti, ''Fine della Sinistra Cristiana'', in "Rinascita" novembre 1945, (nonostante la data, il fascicolo comparve solo nel gennaio 1946). {{NDR|N.d.A}}</ref> il fatto appariva più complesso politicamente e in un certo senso sintomatico. Entrambi riconoscevano nobile l'obiettivo dell'unione delle masse cattoliche e socialiste in una democrazia progressiva che questi giovani "intelligenti e coraggiosi" (Togliatti), ricchi "di un tale innegabile fermento di buona volontà" (Alicata), si erano proposti; concordavano altresì nell'attribuire il fallimento sia ad errori di orientamento ideologico sia a pressioni esterne [[Vaticano|vaticane]]. (Capitolo quarto ''I precedenti dello scioglimento della Sinistra Cristiana'', 7. ''Le interpretazioni sullo scioglimento'', p. 146)
 
*Il cattolicesimo italiano del dopoguerra faceva conoscenza con la linea ufficiale comunista della "mano tesa" avvertitasi da noi con ritardo, anche perché – fra l'altro – s'esprimeva più come direttiva dei dirigenti che come spontanea maturazione della base, nonostante il periodo di collaborazione armata fra comunisti e cattolici nel {{sic|partigianesimo}}. (Capitolo quinto ''Gli albori del dialogo durante la guerra fredda'', 3. ''L'anticomunismo di base e il dopoguerra'', p. 179)
 
*Non c'è dubbio che l'unità politica dei cattolici, di cui il magistero ecclesiastico doveva diventare sempre più geloso durante il pontificato pacelliano {{NDR|di [[Papa Pio XII|Pio XII]], al secolo Eugenio Pacelli}}, aveva assunto via via una preminente funzione [[Anticomunismo|anticomunista]] che veniva esasperata ad ogni scadenza elettorale, almeno fino al 1958. Il propugnato "votare uniti" si avvaleva di evocazioni storiche e di giustificazioni di necessità politica che il papa nei suoi discorsi manteneva a livello universale, ma che i vescovi poi adattavano spesso meno felicemente alla realtà italiana. Civiltà cristiana, libertà della Chiesa, valori dell'uomo, ordine sociale diventavano gli ambigui temi della propaganda per la mobilitazione compatta a cui il gesuita Brucculeri,<ref>Angelo Brucculeri, {{cfr}} [[w:Angelo Brucculeri|voce su Wikipedia]].</ref> nelle elezioni del '53, poteva affibbiare il manicheistico slogan "o Cristo o Barabba."<ref>"Civiltà Cattolica" 18 aprile 1953. {{NDR|N.d.A}}</ref> (Capitolo sesto ''Trent'anni dopo'', 1. ''Dall'ufficializzazione del dialogo al suo superamento'', p. 207)