Sandro Veronesi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Sandro Veronesi==
*[[Alessandro Del Piero]] non lo scambierei con nessuno, nemmeno con [[Ronaldo]]: partita dopo partita, in questi quattro anni, Del Piero mi ha confermato di essere un fuoriclasse straordinario, di quelli che segnano le epoche, e che vengono nominati tutti nello stesso fiato: Pelè, Crujiff, Maradona, Platini, Del Piero. I gol che ha fatto, la capacità di esserci nelle partite importanti, la crescita fisica e il miglioramento tecnico che ha mostrato sì, perché si può sempre migliorare, ma i fuoriclasse lo sanno, e i campioni no: tutto questo riguarda solo i geni del calcio, ne sono sicuro.<ref name=sfida>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/1998/aprile/25/una_sfida_punta_penna_ga_0_980425631.shtml Una sfida in punta di penna]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 25 aprile 1998.</ref>
*Bè, tra questi titani [[Roger Federer|Federer]] giganteggia da otto anni. Non è questione di vincere o perdere: che vinca o che perda Roger Federer è una tacca sopra al massimo previsto, per lui il display non è programmato. Eccede. Sorprende. Sorprende eccedendo.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/premium/gas/2012/marzo/21/FEDERER_ESEMPIO_PERFEZIONE_COME_COMANECI_ga_10_120321058.shtml?redirectMeNoLoop=true Federer un esempio di perfezione come Comaneci, Coppi, Jordan e Alì]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 21 marzo 2012.</ref>
*Cercare di definire la grandezza di Roger Federer è esercizio assai arduo di per sé, ma farlo in 35 righe è letteralmente impossibile, perché il tennis di Federer è un'esperienza di incredibile completezza e complessità. Anzitutto, per una di quelle rarissime caratteristiche che contraddistinguono pochissimi eletti, si tratta sempre di un'esperienza collettiva; la partecipazione al suo gioco attraverso lo schermo o dalle tribune non è mai una questione di tifo ma di chimica del cervello: i colpi dello svizzero arrivano a stimolare le endorfine, indipendentemente dal fatto che si parteggi per lui oppure no. È una questione di bellezza.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2012/gennaio/25/FEDERER_UNA_QUESTIONE_BELLEZZA_NUMERO_ga_10_1201259833.shtml Federer, questione di bellezza. Numero 1 anche quando non lo è]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 25 gennaio 2012.</ref>
*Cominciamo col dire che [[Avatar (film 2009)|Avatar]], più che un film, è l'esperienza di un'innovazione. Solo che – e l'immenso successo di pubblico che il film ha già riscosso in tutto il mondo lo dimostra – si tratta di un'innovazione che non mette in crisi, non fa paura, non disorienta, ma al contrario rassicura, perché viene riconosciuta immediatamente come l'evoluzione di qualcosa che conosciamo bene. Del resto, queste sono le uniche innovazioni che possano godere fin da subito di grande consenso, essendo le altre – quelle rivoluzionarie, quelle di rottura – condannate a rimanere per molto tempo appannaggio delle élites. Ecco, Avatar appartiene indubbiamente alla prima categoria.<ref name=avatar>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2010/gennaio/16/vero_Cameron_puo_cambiare_cinema_ga_3_100116016.shtml È vero, Cameron può cambiare il cinema]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 16 gennaio 2010.</ref>
* [[Denis Diderot|Diderot]] diceva: ognuno si costruisce una statua interiore, e lo fa nel momento peggiore della propria vita, da adolescente, quando non sa ancora nulla di sé e del mondo. Poi passa il resto della vita a fare i conti con questa statua, la conserva o la distrugge. Se tu hai deciso che sei quello che non balla alle feste, dopo è complicato ballare. Bisogna riuscire a far questo, liberarsi dell'essere solitario, di quella statua interiore.<ref name=IoDonna/>
*E però, pur suonando tutte note che abbiamo già sentito, Avatar rischia di cambiare il cinema per sempre, tanto da far pensare che dopo, come si dice in questi casi, «nulla sarà più lo stesso». È il mondo di riferimento, ecco, che è nuovo; è quella via di mezzo tra cartoni animati e star system, tra reale e virtuale, che fin qui eravamo stati capaci di concepire, ma che ancora non era stata concretizzata in un'opera cinematografica di queste proporzioni. È un trasloco, ecco, poderoso, costoso, che ci porta tutti un po' più in là. È l'inizio di qualcosa.<ref name=avatar/>
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Fa quasi sempre vedere cose strabilianti, e anche quando non le fa vedere, quando lo picchiano e lo marcano in due – tre, come mercoledì sera contro il Paraguay, non manca di lasciare qualche ricordino nella fattispecie un assist e un tunnel. Unisce la raffinatezza del fantasista più sopraffino alla concretezza dell'uomo d'area più opportunista, e riesce a essere superiore nel calcio ultra – veloce di oggi, segno che è anche un grande atleta.<ref name=sfida/>
*Ho visto Roger Federer giocare a tennis. Ho visto la straordinaria eleganza che lo accompagna fin da quando entra in campo e saluta, prima ancora che abbia tirato un solo colpo. Ho visto la serenità che copre ormai definitivamente il ruggito interiore che di certo c'è ancora, dentro di lui, e che da adolescente aveva messo a rischio la sua carriera per le intemperanze che produceva, ma che ora non si manifesta più. Ho visto la sua perfezione. Perché il discorso è questo: egli è perfetto.<ref name=roger>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2012/maggio/19/Con_Roger_tennis_fatto_uomo_ga_10_120519087.shtml Con Roger il tennis s'è fatto uomo]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 19 maggio 2012.</ref>
* I figli inchiodano i padri a cose che loro non sanno, con intento vendicativo. Io lo facevo con mio padre. Eppure oggi sono le cose che mi mancano di lui, perché sono quelle l'identità vera di mio padre.<ref name=IoDonna/>
*In questo romanzo compaiono dei miracoli, ma solo quando il personaggio che li compie riversa altrove tutta la propria attenzione; ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'' è esso stesso un miracolo, ma l'autore nostro fratello non ne era consapevole, tutto preso com'era a sentirsi male attrezzato.<ref name=wallace>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/31/david-foster-wallace-cosi-la-vita-eroica.html David Foster Wallace: Così la vita eroica degli impiegati diventa un capolavoro sulla noia]'', ''la Repubblica'', 31 ottobre 2011.</ref>
*In questo senso va detto che ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'', negli Stati Uniti dove le tasse sono una cosa seria, è stato classificato come un romanzo politico, ma la cosa più importante è che si tratta di un romanzo straordinariamente ricco e rigoglioso, pieno di storie terribili e meravigliose e soprattutto pieno di quel dolore la cui sopportazione fa dei suoi protagonisti – prima di diventare agenti del fisco, ma anche dopo – per l'appunto degli eroi.<ref name=wallace/>
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Io, che sono tra quelli che lo hanno creduto immenso fin dal primo momento (fin dalla tripletta contro il Parma del 1994, per quanto mi riguarda), posso solo testimoniare di quanto sia bello che un fuoriclasse così giochi nella squadra per cui si fa il tifo: e mi era successo soltanto con Platini, in tutta la mia vita, di credere tanto profondamente in un giocatore, nella sua naturale capacità di vincere da solo la partita o di consolare, con la bellezza del suo calcio, anche la peggiore sconfitta. Ci si sente protetti esteticamente, con lui in campo, e non si ha paura di nulla.<ref name=sfida/>
*{{NDR|A [[Claudio Ranieri]] e [[Jean-Claude Blanc]] nel 2008}} Non preoccupatevi di dare una nuova immagine della Juventus, recuperate piuttosto quella che ha sempre avuto: la storia dice che è quella giusta. Si può essere gentiluomini anche immersi nell'odio sportivo di mezza Italia, come hanno ben dimostrato Boniperti o l'avvocato Agnelli, e le Fiat le hanno sempre comprate anche i tifosi dell'Inter o della Fiorentina. Nulla viene a mancare, nell'integrità di un galantuomo, se i tifosi avversari ti fischiano e ti insultano. Anzi, questo è diventato nel tempo l'alimento principe della dieta bianconera: l'odio degli avversari, il livore, il rancore, gli insulti.<ref name=juve>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/luglio/05/vera_benzina_noi_gobbi__ga_10_080705043.shtml La vera benzina di noi «gobbi»]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 5 luglio 2008.</ref>
* Per me le generazioni si alternano: alla [[commedia]] segue la [[tragedia]]. I nostri padri erano commedia, noi siamo tragedia. A loro, molto più che a noi, rompeva le scatole morire. Noi diciamo: chissenefrega, quando sarò morto sarò morto. Loro no, erano felici di vivere, più felici di noi, e quindi pretendevano il controllo fino alla fine. Tomba vista mare. <ref name=IoDonna/>
*{{NDR|Nel 2008 in occasione al ritorno della Juventus in Champions League}} Per un vecchio tifoso bianconero come me, in effetti, veder partire una stagione senza la Juve in serie A, o senza la Juve tra le favorite, o senza la Juve nelle coppe europee, com'è successo negli ultimi due anni, è stato come ritrovarsi in un posto veramente lontano, straniero, assurdo: in Alaska, in Patagonia. Sì, si può dire che a questo punto noi tifosi juventini siamo tornati a casa. Insieme a noi sono tornati a casa i nostri fuoriclasse, [[Alessandro Del Piero|Del Piero]], [[Pavel Nedvěd|Nedved]], [[Gianluigi Buffon|Buffon]], Camoranesi, [[David Trézéguet|Trezeguet]], [[Giorgio Chiellini|Chiellini]], {{NDR|Cristiano}} Zanetti, che non hanno abbandonato la barca in difficoltà ma sono rimasti a soffrire e hanno puntato la carriera su questo ritorno. E un simile binomio tifosi-campioni, questo grumo di passione e di forza, di amore e di classe, di quantità e di qualità, rappresenta effettivamente la Juventus – la sua storia, la sua tradizione. Dunque, quando si parla di ritorno a casa si parla di una cosa vera, reale: perché la casa della Juventus è la battaglia per la vittoria.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/agosto/31/regole_della_casa_bianconera_ga_10_080831105.shtml Le regole della casa bianconera]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 31 agosto 2008.</ref>
*Perché Del Piero, appunto, è un capitano «naturale», nel senso più pieno e concreto del termine: quando è possibile sa far cambiare il corso delle cose con la propria forza, e sa assorbire con la stessa forza le grandi delusioni quando questo non è possibile.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/giugno/13/ALE_CAPITANO_SCELTA_GIUSTA_ga_10_080613090.shtml Ale capitano, la scelta giusta]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 13 giugno 2008.</ref>
*Predicò con vigore – Iddio colpirà –, scatenò terrore e devozione – Iddio castigherà –, si agitò e si inginocchiò – solo [[Maria]] può salvarci –, producendosi in una di quelle prestazioni di eloquenza celeste che erano rinomate tra le quattordici o quindici – quella mattina sedici – vecchie. (da ''Brucia Troia'', Bompiani, 2007)
*{{NDR|Riferito alla [[Juventus Football Club]] e allo scudetto 2012/13}} Quasi cinquant'anni dopo mi ritrovo a festeggiare questo ennesimo scudetto con la stessa gioia del primo (1967), e come sempre il passato riaffiora tutto insieme nello stesso momento, e si mescola al presente, ricreando il formidabile tutt'uno che è la patria che mi sono scelto: la zebra che corre nella savana mentre Haller mi prende in collo in Versilia e Vidal fa il cuore con le mani; le punizioni di Pirlo che coincidono con quelle di Platini, di Baggio e di Del Piero; Pogba che danza, Cabrini che si sgancia, Furino che copre; Bettega che incorna, Vialli che ritorna; Marchisio e Zidane che si passano la palla, Ibra che si fa rimbalzare addosso i difensori; Nedved che cambia passo, l'Avvocato che sorride, Barzagli che anticipa, Tardelli che contrasta, Montero che picchia, Scirea che si sgancia, Buffon che esce, Zoff che vola, Vucinic che fa l'assist, Inzaghi che la mette dentro, Rossi che la mette dentro, Vieri che la mette dentro, Trezeguet che la mette dentro; Lippi che alza le braccia; Conte che sventola la bandierina del corner...<ref>Da ''[http://www.gazzetta.it/premium/plus/Calcio/Squadre/Juventus/05-05-2013/come-diventare-tifoso-juventino-una-convalescenza-ospedale-20336014058.shtml Come diventare tifoso juventino da una convalescenza in ospedale ]'', ''Gazzetta.it'', 6 maggio 2013.</ref>
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*{{NDR|Su [[Roger Federer]]}} Si mette a giocare, ed è come se la sua persona – quelle spoglie mortali che lo rendono cosi biologicamente simile a tutti noi – sparisse. Al suo posto c'è il Tennis. C'è la stessa ragion d'essere di questo sport nobilissimo e ricco di padri gloriosi, al quale però è mancata per oltre un secolo una vera, definitiva incarnazione. Adesso c'è, ed è lui, e io lo sto vedendo per la prima volta dal vivo.<ref name=roger/>
*Si può ben dire d'altronde che ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'' sia un romanzo sulla consapevolezza. Ma si può dire anche che sia un romanzo sull'attenzione – e ovviamente anche sull'inconsapevolezza e sulla distrazione. Soprattutto, si può dire che sia un grandioso, inaudito monumento alla Noia intesa però non in senso moraviano, cioè esistenziale, cioè sociale, ma proprio nel suo senso letterale, filologico, chimico, nella sua essenza di prodotto di, per l'appunto, attenzione e consapevolezza in dosi molto alte. Un gesto che nessuno aveva mai nemmeno concepito e che, viene da credere, sarebbe rimasto incompiuto comunque, nel senso che DFW non avrebbe probabilmente mai saputo terminarlo anche se il 12 settembre del 2008 non si fosse tolto la vita. In realtà, così come lo leggiamo, il romanzo è più che altro il frutto delle decisioni di Michael Pietsch, suo amico ed editor di Little, Brown che ha letto, studiato, filtrato e selezionato le oltre tremila cartelle lasciate da Wallace in hard disk, raccoglitori, quadernoni, notes, floppy disk, fasci di pagine stampate e fasci di pagine scritte a mano, per ricaravarne le – in lingua originale – circa cinquecento pagine che poi, divise in cinquanta capitoli compongono il romanzo inteso come prodotto editoriale.<ref name=wallace/>
*Tema: perché, tu che hai sempre creduto in Del Piero, hai sempre creduto in Del Piero? Svolgimento: io ho sempre creduto in Del Piero per un gran numero di ragioni. Così su due piedi me ne vengono in mente 61. [...] Ce ne sarebbero molte altre, ma mentre svolgevo il tema è venuta in mente una domanda anche a me, piuttosto urgente: come hai fatto, tu che non hai creduto in Del Piero, a non credere in Del Piero?<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/novembre/12/CREDERE_ALE_ga_10_081112002.shtml Credere in Ale]'', ''La Gazzetta dello Sport'', 12 novembre 2008.</ref>
*Tu lo guardi giocare e vedi il Tennis in purezza, così come nessun manuale, nessun maestro, nessun campione e anche nessun fuoriclasse della storia ha mai potuto fare. È nato cent'anni dopo l'invenzione del suo sport, eppure l'ha inventato lui – e questo la gente lo sente, lo capisce. Il pubblico non fa il tifo per lui, lo adora. «''Roger, sei un Dio!''», gli grida una voce coatta dagli spalti del centrale. Il coatto ha ragione: se gli sport hanno i loro dei, Federer è il Dio del tennis. È molto semplice, in fondo. È la cosa più semplice del mondo. È una vera divinità.<ref name=roger/>
* Vorrei che sulla mia tomba scrivessero "era un uomo buono", ma se non gli viene di scriverlo vorrà dire che non lo sono stato.<ref name=IoDonna>Dall'intervista di Teresa Ciabatti, ''Sono integro, ma non del tutto...'', ''Io Donna'', 18 ottobre 2014.</ref>
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==[[Incipit]] di ''XY''==
Borgo San Giuda non era nemmeno più un paese, era un villaggio. Settantaquattro case, di cui più della metà abbandonate, un bar, uno spaccio di alimentari e la chiesa con la sua canonica – spropositate, in confronto al resto. Fine. Niente giornalaio, niente barbiere, niente pronto soccorso, niente scuola elementare: per tutto questo, e per gli altri frutti della civiltà, bisognava andare a Serpentina, oltre il bosco, oppure a Doloroso, a Massanera, a Gobba Barzagli, a Fondo, a Dogana Nuova, o addirittura giù a Cles. Però c'era un fabbro, per dire, Wilfred, che faceva i chiodi a mano e sembrava Mangiafuoco, e un cimitero con oltre trecento tombe. Vivere lì non aveva senso, ma ci vivevamo in quarantatré – anzi, in quarantadue, da quando era morto il vecchio Reze'. Era un posto che non esisteva quasi, e nessuno riuscirà mai a capire perché quello che è successo sia successo proprio lì, dove non succedeva niente.
 
==''I difensori''==
*Per venire amati da me non è mai stato necessario essere dei campioni, se si giocava in difesa nella [[Juventus Football Club|Juve]] [...] È il fatto stesso che loro difendessero ad appassionarmi, perfino a commuovermi: là davanti un nuvolone di gloria, coi più forti attaccanti del mondo che si danno il cambio a gonfiare la rete [...]; a centrocampo uno scroscio continuo di genio, estro e furia agonistica [...]; in porta, vabbe', è stata quasi solo leggenda [...]; ma è in difesa che si è sempre costruita la supremazia della Juventus, in questa scuola di vita fatta di attenzione, tempismo, corsa, fatica e sacrificio che non può tramontare mai, perché chiunque abbia osato contraddirla, concependo un calcio solo offensivo, è sempre stato spazzato via.
*[[Francesco Morini]]. [...] La bellezza fisica non lo danneggiò. [...] Prese talmente sul serio il compito di non far segnare nessuno che non segnò mai nemmeno lui.
*[[Lilian Thuram]]. Battilo tu, uno così, in qualunque sport. Era il numero 1, poteva andare dove voleva, e volle la Juve.
*[[Ernesto Castano]]. [...] Si era in piena [[Guerra Fredda]]: la [[Unione Sovietica|Russia]] e l'[[Stati Uniti d'America|America]] avevano l'[[Bomba atomica|atomica]], noi [juventini] avevamo lui.
*[[Pietro Vierchowod]]. La sua faccia da rettile estinto, il suo fisico da bronzo di Riace, i suoi gol di puro odio.
*[[Giorgio Chiellini]]. Come può uno scoglio arginare il mare: col punto interrogativo è [[Lucio Battisti]], senza è Giorgio Chiellini.
*[[Sergio Brio]]. Come diceva [[Bud Spencer]]: "Non c'è cattivo più cattivo di un buono che diventa cattivo". Fisico da Troll, voce in falsetto e animo sensibile.
*[[Andrea Fortunato]]. Arrivò [alla Juventus] a 21 anni ed era così forte che uno squadrone onnipotente se lo prese di prepotenza quando ne aveva 24.
*[[Igor Tudor]]. Ah, l'insolenza delle sue giocate, l'eleganza dei suoi svarioni!
*[[Alessandro Birindelli]]. L'umiltà fatta persona. [...] Quando venne convocato in nazionale disse: "Io in nazionale? È la fine del calcio".
*[[Jonathan Zebina]] (e il suo doppio). Ragazzo raffinato, calciatore animalesco. Entusiasmante a volte, altre volte sconcertante. Fisico straripante ma anche fragile e incline all'infortunio. Non si faceva in tempo a giudicarlo che toccava cambiare il giudizio.
*[[Zdeněk Grygera]]. Per la sua solidità e la sua umiltà sarebbe stato l'ideale nelle squadre [juventine] di [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]], [[Marcello Lippi|Lippi]], [[Carlo Ancelotti |Ancelotti]] e [[Fabio Capello|Capello]]. Ma ha avuto [[Claudio Ranieri|Ranieri]], ha avuto [[Alberto Zaccheroni|Zaccheroni]], ha avuto [[Luigi Delneri|Delneri]]. Ha avuto sfortuna.
*[[Massimo Carrera]]. Scarpone? Pilastro!
*[[Paolo Montero]]. Egli non odiava, era odiato. Non retrocedeva, faceva retrocedere. Non dimenticava, non sarà dimenticato.
 
==Note==
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==Bibliografia==
*Sandro Veronesi, ''Caos Calmo'', Bompiani 2005. ISBN 8845234894
*Sandro Veronesi, ''XY'', Fandango Libri, 2010. ISBN 9788860441812
*Sandro Veronesi, ''I difensori'' in Giorgio van Straten (a cura di), ''[https://books.google.it/books?id=xtEnIIEokisC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=veronesi&f=false Juve! Undici scrittori raccontano una grande passione]'', Milano, Rizzoli, 2013, ISBN 978-88-17-06641-9
 
== Altri progetti==
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===Opere===