Lucio Anneo Seneca: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Seneca.jpg|thumb|right|Seneca]]
'''Lucio Anneo Seneca''' (4 a.C. – 65), autore, filosofo, politico romano.
 
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:''Licet, quamplurimos occidas, tamen non potes successorem tuum occidere''.
 
==''De irabrevitate vitae''==
*Se non vuoi adirarti con i singoli, devi perdonare a tutti, conceder venia all'umanità intera. (II, 10, 2; 2000, p. 74)
*Noi siamo nati in questa condizione di viventi soggetti a malattie dell'anima, non meno numerose di quelle del corpo, non perché siamo ottusi e tardi, ma perché non facciamo buon uso del nostro acume e siamo esempio di male l'uno all'altro; chiunque segue chi, prima di lui, s'è avviato sulla strada sbagliata, perché non deve essere scusato del percorrere la strada sbagliata che tutti percorrono? (II, 10, 3; 2000, p. 74)
*Bisogna sempre concedere un rinvio: il tempo mette in luce la verità. (II, 22, 3; 2000, p. 81)
*[...] non sarà mai felice, chi si lascerà tormentare dalla maggior [[felicità]] altrui. (III, 30, 3; 2000, p. 112)
 
==''De tranquillitate animi''==
===[[Incipit]]===
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.
 
{{NDR|Lucio Anneo Seneca, ''La serenità'', in ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082}}
 
===Citazioni===
*In qualunque situazione della vita, troverai momenti di soddisfazione, di riposo, di piacere, se preferirai giudicare lievi i tuoi mali invece di renderteli odiosi. (10, 1; 2000, p. 212)
*Siamo tutti legati alla sorte, alcuni con una lenta [[catena]] d'oro, altri con una catena stretta ed avvilente, ma che importa? Ha messo tutti ugualmente sotto sorveglianza, sono legati anche quelli che ci legano [...]. La vita è tutta una schiavitù.<br />Bisogna, dunque, adeguarsi alla propria condizione, lamentarsene il meno possibile, cogliere tutti i vantaggi che essa presenta: non c'è situazione tanto amara, che l'equilibrio interiore non riesca a cavarne qualche motivo di conforto. Tante volte, superfici ristrette sono diventate ampiamente utilizzabili per merito dell'ingegnere che le ha sapute suddividere e una buona ristrutturazione ha reso abitabili localucci angusti. Applica la ragione alle difficoltà: diventa possibile che il duro s'ammorbidisca, l'angusto s'allarghi e che il carico, portato avvedutamente, risulti meno pesante. (10, 3-4; 2000, p. 213)
*È dunque meglio accettare con calma il comportamento comune ed i vizi degli uomini, senza lasciarsi andare né al riso né al pianto: il provare tormento per i mali altrui è eterna miseria, il dilettarsi dei mali altrui è voluttà disumana. (15, 5; 2000, p. 219)
 
==''La brevità della vita'' (''De brevitate vitae'')==
*Non abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. (I, 3; 1993, p. 41)
:Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.
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*Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili.
*Volgi la mente da questa bassa aiuola a così eccelse meditazioni! Fallo adesso, finché il tuo sangue è caldo e sei ancora pieno di vigore, questo è il momento per guardare più in alto!
 
==''De ira''==
*Se non vuoi adirarti con i singoli, devi perdonare a tutti, conceder venia all'umanità intera. (II, 10, 2; 2000, p. 74)
*Noi siamo nati in questa condizione di viventi soggetti a malattie dell'anima, non meno numerose di quelle del corpo, non perché siamo ottusi e tardi, ma perché non facciamo buon uso del nostro acume e siamo esempio di male l'uno all'altro; chiunque segue chi, prima di lui, s'è avviato sulla strada sbagliata, perché non deve essere scusato del percorrere la strada sbagliata che tutti percorrono? (II, 10, 3; 2000, p. 74)
*Bisogna sempre concedere un rinvio: il tempo mette in luce la verità. (II, 22, 3; 2000, p. 81)
*[...] non sarà mai felice, chi si lascerà tormentare dalla maggior [[felicità]] altrui. (III, 30, 3; 2000, p. 112)
 
==''De tranquillitate animi''==
===[[Incipit]]===
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.
 
{{NDR|Lucio Anneo Seneca, ''La serenità'', in ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082}}
 
===Citazioni===
*In qualunque situazione della vita, troverai momenti di soddisfazione, di riposo, di piacere, se preferirai giudicare lievi i tuoi mali invece di renderteli odiosi. (10, 1; 2000, p. 212)
*Siamo tutti legati alla sorte, alcuni con una lenta [[catena]] d'oro, altri con una catena stretta ed avvilente, ma che importa? Ha messo tutti ugualmente sotto sorveglianza, sono legati anche quelli che ci legano [...]. La vita è tutta una schiavitù.<br />Bisogna, dunque, adeguarsi alla propria condizione, lamentarsene il meno possibile, cogliere tutti i vantaggi che essa presenta: non c'è situazione tanto amara, che l'equilibrio interiore non riesca a cavarne qualche motivo di conforto. Tante volte, superfici ristrette sono diventate ampiamente utilizzabili per merito dell'ingegnere che le ha sapute suddividere e una buona ristrutturazione ha reso abitabili localucci angusti. Applica la ragione alle difficoltà: diventa possibile che il duro s'ammorbidisca, l'angusto s'allarghi e che il carico, portato avvedutamente, risulti meno pesante. (10, 3-4; 2000, p. 213)
*È dunque meglio accettare con calma il comportamento comune ed i vizi degli uomini, senza lasciarsi andare né al riso né al pianto: il provare tormento per i mali altrui è eterna miseria, il dilettarsi dei mali altrui è voluttà disumana. (15, 5; 2000, p. 219)
 
==''De vita beata''==
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*Ma se sei [[uomo]], ammira chi tenta grandi imprese, anche se fallisce. (XX, 2)
 
==''LaEpistulae dottrinamorales moralead Lucilium''==
*Dove ci porta la [[morte]]? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l'esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l'effetto è uno solo: non essere.
*La vera felicità è non aver bisogno di felicità.
*Nessuno è infelice se non per colpa sua.
*Un tale ordine non può appartenere a una materia che si agiti casualmente. Un incontro di elementi senza piano e senza disegno non avrebbe questo equilibrio, né una così saggia disposizione. L'universo non può essere senza Dio.
 
==''Lettere a Lucilio''==
===[[Incipit]]===
Comportati così, Lucilio mio: rivendica i tuoi diritti su te stesso, e il [[tempo]] che finora ti veniva portato via o ti veniva rubato o ti sfuggiva di mano, trattienilo e custodiscilo. Convinciti che le cose stanno proprio così come ti scrivo: certi [[attimo|momenti]] ci vengono strappati via, altri ci vengono sottratti furtivamente e altri ci sfuggono senza che ce ne accorgiamo. Tuttavia, la perdita più vergognosa è quella che avviene per nostra negligenza. E se vorrai fare attenzione, comprenderai che gran parte della vita se ne vola via nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla, tutta la vita nel disperdersi in altre cose estranee al vero senso della vita.
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*Vivere vuol dir combattere. (XCVI, 5).
:''Vivere'' [mi Lucili] ''militare est''.
 
==''La dottrina morale''==
*Dove ci porta la [[morte]]? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l'esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l'effetto è uno solo: non essere.
*La vera felicità è non aver bisogno di felicità.
*Nessuno è infelice se non per colpa sua.
*Un tale ordine non può appartenere a una materia che si agiti casualmente. Un incontro di elementi senza piano e senza disegno non avrebbe questo equilibrio, né una così saggia disposizione. L'universo non può essere senza Dio.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===''L'ozioDe otio''===
Tutti sono d'accordo nel ritenere che, vivendo in società, è difficile essere immuni dai vizi, e allora, se non abbiamo altro mezzo per salvarci da essi, isoliamoci: già questo solo fatto ci renderà migliori. D'altronde chi c'impedisce, pur vivendo appartati, di avvicinare uomini virtuosi e ricavarne un esempio su cui modellare la nostra esistenza? E ciò non è possibile se non in una vita tranquilla, lontana dalle pubbliche faccende: solo così potremo mantenere fermi i nostri propositi, non avendo accanto nessuno che, sollecitato dalla grande massa che gli sta intorno, possa distoglierci dalla nostra decisione, ancora instabile, all'inizio, e perciò facile a sgretolarsi. Allora sì la nostra vita potrà procedere uniforme e costante, perché non turbata dalle idee più diverse e contrastanti. Pergiunta, come se già non bastassero i numerosi mali che ci affliggono, passiamo da un vizio all'altro, e questo è il guaio peggiore: restassimo almeno attaccati a un vizio solo, quello che ci è più familiare e che abbiamo ormai sperimentato! Così a questo inconveniente si aggiunge pure il tormento che ci rode nel constatare come le nostre scelte, oltre che cattive, siano anche incostanti. Siamo sballottati di qua e di là come dai flutti o dal vento, ed ora ci attacchiamo ad una cosa, ora ad un'altra, lasciamo ciò che avevamo cercato e ricerchiamo ciò che avevamo lasciato, in un altalenante avvicendarsi di desideri e pentimenti. Questo perché dipendiamo sempre dalle opinioni degli altri, ci sembra migliore ciò che ha un gran numero di aspiranti e di elogiatori e non ciò che va lodato e ricercato per il suo intrinseco valore, così come una strada la giudichiamo buona o cattiva non di per se stessa ma dalla quantità delle impronte e dal fatto che fra di queste non ce ne sia nessuna che torni indietro.
 
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==Bibliografia==
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), introduzione di Luca Canali, traduzione e note di Giuseppe Monti, cronologia a cura di Ettore Barelli, BUR, 1974. ISBN 8817120135
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), traduzione di Caterina Barone, Garzanti, 2010.
*Lucio Anneo Seneca, ''La brevità della vita'' (''De brevitate vitae''), introduzione, traduzione e note di Alfonso Traina, BUR, Milano, 1993<sup>23</sup>. ISBN 9788817169400
*Lucio Anneo Seneca, ''Apokolokyntosis. La deificazione della zucca. Testo originale a fronte'', curato da Gabriella Focardi, Giunti Editore, 1995. ISBN 8809207106
*Lucio Anneo Seneca, ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082:
**''De otio''.
**''De tranquillitate animi''.
*Lucio Anneo Seneca, ''Dialoghi morali'', traduzione di Gavino Manca, Einaudi, Torino, 1995.
*Lucio Anneo Seneca, ''Tutte le opere: dialoghi, trattati, lettere e opere in poesia'', a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-9073-5:
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{{interprogetto}}
===Opere===
{{Pedia|De brevitate vitaeira||39-40}}
{{Pedia|De brevitate vitae||49}}
{{Pedia|De tranquillitate animi||50}}
{{Pedia|Apokolokyntosis||54}}
{{Pedia|De constantia sapientis||56}}
{{Pedia|De otio||62}}
{{Pedia|Epistulae morales ad Lucilium||65}}
 
{{DEFAULTSORT:Seneca, Lucio Anneo}}