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===[[Incipit]]===
L'ammirazione che sentiamo per le utili scoperte, per le produzioni artistiche, o per le opere letterarie che segnano un'epoca, un progresso nell'epoca loro, ci spinge nostro malgrado, per la forza di un sentimento che non arriviamo a definire, a voler conoscere i più piccoli particolari dell'esistenza de' loro autori.
 
===Citazioni===
*Mettendosi con noi, l'autore di un libro amato, in diretta e misteriosa comunicazione d'idea, sviluppando nella nostra coscienza, arcani di cui ignoravamo l'esistenza, provocando l'apparizione d'idee che sentivamo ma che non giungevamo a definire, destando in noi nuovi pensieri, nuovi palpiti, cioè, nuove gioie e nuovi dolori morali, egli ci affida una parte dell'animo suo e degli stessi suoi sentimenti, egli, in una parola, ci affida una parte della sua esistenza, voglio dire il suo modo di sentire. (p. V)
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*Il mondo antico ebbe il suo ''Ecce Homo'' materiale ; il mondo moderno sente il bisogno dell' ''Ecce Homo'' morale. (p. VIII)
*La consacrazione del genio di [[Pierre-Jean de Béranger|Beranger]] fu nell'onesta sua povertà, e che la negazione morale del genio di [[Giovanni Prati|Prati]] sta nell'aver fatto merce de' suoni della poetica e armonica sua lira ai despoti di una sventurata nazione. (p. IX)
*Come tutte le esistenze sacrificate interamente al trionfo di un principio morale, la vita del [[Salvatore Morelli|Morelli]], può riassumersi con tre parole che formano davvero la sintesi dell'esistenza di tutti i martiri di una nuova fede: cioè ''egli amò'', ''soffrì'' e ''lottò'' indefessamente per le idee il cui trionfo forma ancora in oggi, l'unico scopo de' suoi pensieri e dei suoi sforzi. (ppp. X-XI)
*Non dirò che l'ingegno de' meridionali sia potente nella determinazione e nella definizione delle idee, come pure nella classificazione di queste idee medesime e nello impiego delle forme retto«riche colle quali le si debbono esporre al lettore, Anzi, dirò che, in generale, non sempre però, in molti scritti de' meridionali le metafore inutili e l'enfasi fanno le veci di serietà e dei nessi logici fra le idee. Severo assai potrà sembrare questo giudizio, ma dirò altresì, per debito d'imparzialità, che essi posseggono al sommo grado quella chiaroveggente intuizione dei fatti avvenire, e che concepiscono con grande facilità, quelle idee che, sviluppate da menti meno creative, ma pia idonee all'esegesi, preparano la generale diffusione de' principii civilizzatori, e ne agevolano la pratica applicazione ai bisogni della vita sociale. (p. XIII)
*Io non consigliere mai ai [[Governo|governi]] che si pretendono forti, di gettare gli uomini di studio e di pensiero nel fondo di una [[prigione]]. Infatti, è nella [[solitudine]] che l'uomo d'ingegno, già illuminato dai dettami della Scienza, dalla esperienza della vita e dalla conoscenza del cuore umano, vede apparire nella sua mente i più grandi concetti intellettuali. Distaccato violentemente da tutte le mille e mille inezie della vita ordinaria, che pure, non volendo, distraggono l'intelletto e lo allontanano suo malgrado dal prefisso sul scopo, l'uomo nella prigione nutre un'idea con tal persistenza che può condurlo facilmente alla pazzia, se ei non trova la forza di svilupparla in tutte le sue logiche conseguenze. (p. XIV)
*Per dare una idea sintetica di quella lunga esistenza di dolori, il riportare qui alcuni brani di una lettera l'egregio sig. [[Speranza Mazzoni]], già dal 63 scriveva al ''Popolo d'Italia'', giornale repubblicano di [[Napoli]], onde rammentare al paese i diritti del [[Salvatore Morelli|Morelli]] al risarcimento de' danni patiti, allorché il governo italiano, cui eransi lasciati i beni particolari e 24 milioni di risparmi dei Borboni, per indennizzare i prigionieri politici vittima del loro governo, offrivagli la ridicola somma di lire 34 al mese! Dopo aver riportato vari certificati di persone che attestano aver sofferto col [[Salvatore Morelli|Morelli]] e ricevuto da lui aiuti e protezione nel tempo della loro comune prigionia, il sig. [[Speranza Mazzoni|Mazzoni]] dice: «Oltracciò son testimoni le carceri di [[Lecce]] — di Campi — di [[Manduria]] — di [[Taranto]] — di [[Mottola]] — di Gioia — di [[Casamassima]] — il castello di [[Bari]] — le carceri di [[Molfetta]] — di [[Barletta]] — di [[Canosa di Puglia|Canosa]] — di [[Cerignola]] — il centrale di [[Foggia]]— le carceri di [[Bovino]] — di [[Ariano Irpino|Ariano]] — di [[Grottaminarda|Grotta Minarda]] — i criminali di Castel Capuano a [[Napoli]] — ì criminali di [[Avellino]] — le carceri di [[Baiano]] — di [[Marigliano]] — la Questura di Napoli — il bagno, le caserme e le carceri giudiziarie di [[Ponza]] — l'ergastolo del castello d'[[Ischia]] — i criminali di [[Aversa]] — il centrale di [[Santa Maria Capua Vetere|Santa Maria]] — la torre di [[Ventotene]] — luoghi infernali dove il [[Salvatore Morelli|Morelli]] passò immacolato dodici anni della sua giovinezza in olocausto alla libertà, all'unità, ed all'indipendenza italiana. (ppp. XIX-XX)
*La lunga prigionia deve esercitare due sorte d'influenza su gli uomini. Irascibili e pervertiti debbono uscirne gli uni, mentre migliori e più generosi ancora debbono uscirne gli altri, avvegnaché essendosi avvicinati sventure che non avrebbero mai conosciuto nel corso di un quieto vivere, essi si convincono maggiormente del bisogno di moralizzare gli uomini ''coll'esempio'' per condurli al bene: e diciamolo pure francamente, [[Salvatore Morelli|Morelli]] fu ed è fra questi ultimi credenti.
{{NDR|Virgilio Estival, ''Cenno critico e biografico'' in [[Salvatore Morelli]], ''La donna e la scienza, o, La soluzione del problema sociale'', Società Tipografico - Editrice, Napoli 1869}}
 
==''Garibaldi e il governo italiano''==
===[[Incipit]]===
Se per un momento il lettore vuol riportare il suo pensiero sopra i sentimenti che animavano gì'[[Italia|Italiani]] all'apertura della campagna del 1866, egli vedrà che la parte intelligente dei ventidue milioni d'abitanti, che formavano allora il regno d'Italia, non pensava che ad una cosa sola: liberare le provincie venete dall'abborrito giogo straniero, «compiere con questo fatto la grand'opera dell'unità italiana.<br />E dico qui la grand'opera; imperocché, che cosa infatti vi è di più grande e di più bello per un popolo, il quale relativamente fu sempre debole, perché sempre diviso, che di terminare l'opera principiata dai padri, completando la sua unità: nel coronare l'edifizio, come dicono per antitesi i giornali officiosi, quando parlano delle libertà che debbonsi accordare al popolo francese e ch'egli aspetta sempre !
 
===Citazioni===
*L'italico regno creato da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone Primo]], fu, or sono sessant'anni, un principio di realizzazione che trasse in inganno molti [[Italia|Italiani]], e che fece sperare ad [[Ugo Foscolo]] che il paese, al quale egli aveva dedicato il cuore e l'ingegno, dovea principiare a vivere politicamente fra le nazioni. (p. 11)
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*Per realizzare le sue aspirazioni, il popolo [[Italia|italiano]] si sottomise volontieri alle più onerose imposte che i suoi uomini di Stato chiedevangli ogni giorno. Questo popolo rispose sempre spontaneamente ogni qual volta degli imprestiti gli furon chiesti; e se qui debbo esternare tutto il mio pensiero, non esiterò punto a dire che, in cotesta circostanza, il popolo italiano deve essere severamente biasimato; imperocché il solo sentimento di compiere la sua [[Unità d'Italia|unità]] lo acciecò sulla incapacità de' suoi uomini di Stato. (p. 16)
 
==Bibliografia==
{{NDR|Virgilio Estival, ''Garibaldi e il governo italiano'', Tipografia sociale, Milano 1866}}
{{NDR|*Virgilio Estival, ''Cenno critico e biografico'' in [[Salvatore Morelli]], ''La donna e la scienza, o, La soluzione del problema sociale'', Società Tipografico - Editrice, Napoli, 1869}}.
{{NDR|*Virgilio Estival, ''Garibaldi e il governo italiano'', Tipografia sociale, Milano, 1866}}.
 
==Altri progetti==
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