*''Un paese a cui la colomba | diede in prestito il suo collare, e il pavone | rivestì dal manto delle sue penne || Par che quei papaveri sian vino | e i piazzali delle case siano i bicchieri.'' (''La Sicilia'')
*''Ricordo la [[Sicilia]], e il dolore ne suscita nell'anima il ricordo. /| Un luogo di giovanili follìe ora deserto, animato un dì dal fiore dei nobili ingegni. /| Se sono stato cacciato da un Paradiso, come posso darne notizia? /| Se non fosse l'amarezza delle lacrime, le crederei i fiumi di quel paradiso.''<ref>Citato suin ''Sicilia'', Touring Club Italiano, 1989, p. 13. ISBN 88-365-0350-0 pag. 13</ref>
==Citazioni su Ibn Hamdis==
*[…] diDi [[Salvatore Quasimodo]] nella cui poesia il tema dell'esilio (l'esilio che generazioni di siciliani, per sfuggire alla povertà dell'isola, hanno sofferto e soffrono) si lega amaro e dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi perduti, a quello del poeta arabo Ibn Hamdis, siciliano di Noto. E questa può anche essere una chiave per capire la [[Sicilia]]: che alla distanza di più di otto secoli un poeta di lingua araba e un poeta di lingua italiana hanno cantato la loro pena d'esilio con gli stessi accenti: "vuote le mani, – dice Ibn Hamdis, – ma pieni gli occhi del ricordo di lei". ([[Leonardo Sciascia]])