Masturbazione: differenze tra le versioni

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*Ricordo ancora la prima volta che mi sono masturbato. Ero un po' spaventato dai sensi di colpa. Sono andato in camera mia, ma mi sono dimenticato di chiudere la porta a chiave. Così quando stavo proprio per concludere, all'improvviso è entrato il papa. Lui fu molto comprensivo, ma non dimenticherò mai l'espressione sul volto delle guardie svizzere! (''[[Rat-Man]]'')
*Spesso, mentre suono la chitarra o lavoro su qualche pezzo, mi viene un'erezione così forte che devo subito masturbarmi. Certe volte però mi trattengo, perché ho paura che l'orgasmo possa danneggiare la mia creatività. ([[John Frusciante]])
*Tra i seguaci entusiasti di Tissot {{NDR|il medico svizzero [[w:it:Samuel-Auguste Tissot|Samuel Auguste Tissot]]}} incontriamo [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] e [[Immanuel Kant|Kant]], per i quali chi si masturba non è dissimile dal "suicida" che distrugge con unaun gesto la vita che il masturbatore sacrifica nel tempo. ([[Umberto Galimberti]])
*Una sera ho visto alla televisione uno scienziato asserire che un uomo non può avere nella vita più di tremila orgasmi. Ora, io mi masturbo tutti i giorni, non proprio tutti ma quasi: diciamo che ci so' dei giorni che non me le fo' però ci son dei giorni che me ne fo' due, sicché... Se in un anno, trecen'sessantacinque giorni, a essere buoni leviamone sessantacinque, diciamo trecento in un anno. Di'o bene? Indi per cui... io ho iniziato a masturbarmi a dodic'anni, ora c'ho trent'anni, sicché è diciott'anni che mi masturbo. Quindi, trecento pe' ddiciotto... allora fa tre, sei, nove, dodici, quindici, milleotto, dumila, dumiladue, dumilaquattro... una sega che riportavo... Cinquemilaquattro... sono fuori di du'milaquattrocento. E che vuol dire? Vuol dire che so' fuori dalle regole? Ormai non posso più tornare indietro... Lo sai che? Ho fatto du'milaquattro, {{NDR|mentre spegne la luce}} fo' du'milaquattro e uno, vai! (''[[Lucignolo]]'')
*Una volta ho conosciuto un tizio che... che... si masturbava... così tanto... che fini per innamorarsi della propria mano. L'amava così tanto che cominciò a parlarci. Le disegnò i lineamenti con la biro, e le diede un nome: Muriel. E dopo un po' Muriel cominciò a rispondergli. Lui la agghingdava con dei vestitini fatti apposta, le metteva rimmel e rossetto e di notte... lei piano piano si abbassava. E lo amava con amore appassionato. Una notte, saranno state le tre, il tizio si sveglia tutto sudato e sente provenire dall'appartamento accanto tutta una serie di gemiti, mugolii. Abbassa lo sguardo sulla mano, ma non la trova, è scomparsa. C'è solo un moncherino insanguinato. Sicché il tizio esce barcollando sul pianerottolo e nota che la porta del vicino è aperta. Infila la testa dentro e cosa vede, sul letto? Vede la sua mano, Muriel, tutta in ghingheri e truccatissima che sollazza il vicino di casa. È una storia vera. (''[[E morì con un felafel in mano]]'')