Indro Montanelli e Mario Cervi: differenze tra le versioni

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*Probabilmente l'allarme fascismo, amplificato ed esasperato, giovò a Berlusconi anziché nuocergli: lo si constatò alle europee del 12 giugno. Alla gente stavano a cuore altri problemi: e le lezioni provenienti dall'estero risvegliarono in molti l'insofferenza verso chi pareva pronto a consentire che l'Italia fosse umiliata pur di colpire il nemico politico («non abbiamo bisogno di maestri» era sbottato Scalfaro dopo il voto censorio di Strasburgo). Analoga insofferenza provocavano del resto le dichiarazioni di quanti – come lo scrittore [[Vincenzo Consolo]], che s'era impegnato a lasciare Milano dopo ch'era caduta in mani leghiste, o come [[Umberto Eco]] che annunciava l'espatrio a Sarajevo dopo l'insediamento del Cavaliere a Palazzo Chigi – rinnegavano l'ingrata Patria: guardandosi bene, tuttavia, dal lasciarla davvero.
*Non crediamo ad una possibile resurrezione del fascismo in Italia, così come non crediamo ad una possibile resurrezione del comunismo. Il fascismo, ideologia degenere appartenente a un ben delimitato periodo della storia europea, è morto mezzo secolo fa insieme ai suoi duci; il comunismo è anch'esso morto da alcuni anni benché in alcuni Paesi – e nel più popoloso del mondo, la Cina – si finga che sia ancora vivo, e benché in Italia [[Armando Cossutta|Cossutta]] e [[Fausto Bertinotti|Bertinotti]] abbiano preteso di rifondarlo invocando ad esempio di buongoverno il brontosauro [[Fidel Castro|Fidél Castro]]. Il Movimento sociale italiano aveva le sue radici nel fascismo – per la precisione nel fascismo di Salò – e alcuni estremisti passati ad Alleanza nazionale (ma ancor più quelli dei gruppuscoli bradi) covano di sicuro aneliti squadristici. Ma sono un'infima minoranza.
*Allo stesso modo vi sono covi di deliranti estremisti di sinistra, ed è certo che una frangia dei militanti di Rifondazione, o magari dello stesso PDS, ha ancora in mente utopie collettivistiche ed egualitarie. Ma appunto di frange si tratta. Il prospettare ritorni delle squadracce in camicia nera è fuorviante così come il prospettare un ''revival'' del «socialismo reale», delle sue polizie segrete, della sua ''langue de bois''. Con molto buonsenso, ma con una qualche malizia, [[Bill Clinton|Clinton]] aveva ricordato che nei più «occidentali» tra i Paesi ex satelliti di Mosca, in particolare l'Ungheria e la Polonia, sono al governo ex comunisti che in prima persona militarono nel partito e vi ricoprirono incarichi, e che pure nessuno contesta, quando visitano capitali estere chiedendo l'aggregazione alla comunità democratica. È giusto non contestarli. Quei successori del comunismo – che fu odiato in Polonia e in Ungheria come il fascismo non fu odiato in Italia se non nella versione «repubblichina» – vengono in Occidente a chiedere l'ingresso nell'Unione europea, smaniosi di condividerne le gioie e le pene consumistiche e mercantili. Più pentiti e meno pericolosi di così non potrebbero essere.
*Con molto buonsenso, ma con una qualche malizia, Clinton aveva ricordato che nei più «occidentali» tra i Paesi ex satelliti di Mosca, in particolare l'Ungheria e la Polonia, sono al governo ex comunisti che in prima persona militarono nel partito e vi ricoprirono incarichi, e che pure nessuno contesta, quando visitano capitali estere chiedendo l'aggregazione alla comunità democratica. È giusto non contestarli. Quei successori del comunismo – che fu odiato in Polonia e in Ungheria come il fascismo non fu odiato in Italia se non nella versione «repubblichina» – vengono in Occidente a chiedere l'ingresso nell'Unione europea, smaniosi di condividerne le gioie e le pene consumistiche e mercantili. Più pentiti e meno pericolosi di così non potrebbero essere.
*Ci piacerebbe che la reciproca accusa «comunista!» «fascista!» con cui i furbi e gli intolleranti pretendono di chiudere ogni civile confronto e di zittire gli avversari fosse bandita, ora più che mai, dal repertorio polemico. Putroppo sappiamo che non lo sarà.
*Per le «europee» vigeva la proporzionale classica. Per le «politiche» vigeva una miscela di maggioritario – 75 per cento – e proporzionale – 25 per cento – distillata da Mattarella e altri, e per questo battezzata, lo sapete, ''mattarellum''. Per le comunali nei centri con più di 15 mila abitanti e per le provinciali vigeva un sistema a doppio turno – alla francese per intenderci – con successivo ballottaggio se nessuno dei candidati aveva raggiunto al primo turno il 50 per cento dei voti (più uno). Per le comunali nei centri con meno di 15 mila abitanti vigeva il maggioritario secco a un turno. Altre varianti erano state introdotte nelle leggi elettorali delle Regioni a statuto speciale. Infine c'erano i ''referendum''. Un enigmista che si fosse messo d'impegno per sottoporre a prove d'estrema difficoltà gli italiani non avrebbe potuto approdare a niente di meglio (o di peggio). Scovato questo tesoro di legge, le «regionali» – riguardanti le sole quindici Regioni a statuto ordinario – furono fissate per domenica 23 aprile 1995. Dagli ''ultras'' del resistenzialismo si levarono dissensi perché la vicinanza della data a quella del 25 aprile poteva distogliere l'attenzione degli italiani da un anniversario solenne: ma Dini non cambiò idea. Alle «regionali» fu aggregato un massiccio pacchetto di elezioni provinciali, e un altro meno consistente pacchetto di comunali: il che moltiplicò le schede, i sistemi, in definitiva la confusione. Gli artefici delle norme elettorali ce l'avevano messa tutta per scoraggiare gli italiani dall'andare alle urne.