Gilbert Keith Chesterton: differenze tra le versioni

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==''Francesco d'Assisi''==
===[[Incipit]]===
Ci sono tre modi per tracciare un profilo di [[Francesco d'Assisi|San Francesco d'Assisi]]. Fra questi tre modi bisogna scegliere. Quello che è qui adottato è per certi versi il più difficile. Almeno, sembrerebbe il più difficile se gli altri due non fossero impossibili.
 
===Citazioni===
*Gran parte della storia moderna, quella inglese in particolare, risente della stessa imperfezione del giornalismo. Nella migliore delle ipotesi riferisce metà della storia del Cristianesimo, la seconda senza la prima. Uomini per i quali la ragione ha inizio con il Rinascimento; uomini per i quali la religione ha inizio con la Riforma, non potranno mai spiegarsi nulla, perché devono partire da istituzioni la cui origine non possono spiegare, e neppure vagamente immaginare.[...] SapremoE come apprendiamo dell'ammiraglio ucciso senza aver mai appreso della sua nascita, così sapremo molto del dissolvimento dei [[convento|conventi]], pur non conoscendo pressoché nulla della loro origine. (cap. II, p. 14)
*Gli uomini non vogliono credere perché non vogliono allargare le loro menti. La mia opinione personale è che non sono sufficientemente cattolici per essere Cattolici. (cap. II, p. 17)
*AgliTutti ereticisanno {{NDR|lche nell'ora più buia dei Secoli Oscuri irruppe in Arabia una certa eresia che divenne [[Islam}}|una nuova religione]] di tipo militare e nomade, invocante il nome di [[Maometto]]. Aveva intrinseco il carattere che si riscontra in molte eresie dei Monisti. Agli eretici apparve quale sana semplificazione della religione; ai Cattolici un'insana semplificazione della religione, dal momento che riduceva ogni cosa a una singola idea e le sfuggiva l'ampiezza e l'equilibrio del Cattolicesimo. (cap. II, p. 25)
*Se desumiamo dalla nostra esperienza che la guerra paralizzava la civiltà, dobbiamo almeno ammettere che quelle cittadine guerriere diedero un buon numero di paralitici che rispondono ai nomi di [[Dante Alighieri|Dante]], [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]], [[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e [[Tiziano]], [[Leonardo da Vinci|Leonardo]] e [[Cristoforo Colombo|Colombo]], per non parlare di [[Caterina da Siena]] e del soggetto di questa storia. (cap. III, p. 33)
*L'adorazione di [[Cristo]] era già parte dell'appassionata natura umana da lunghissimo tempo. Ma l'imitazione di Cristo, come determinato sistema di vita, può dirsi che cominci qui. (cap. IV, p. 44)
*[[Dante Gabriel Rossetti|Rossetti]] sottolinea — con amarezza ma con grande verità — che il peggior momento per un [[ateo]] è quando gli viene espressa estrema [[gratitudine]] ed egli non ha nessuno cui mostrare riconoscenza. L'inverso di questa affermazione è altrettanto vero; come è vero che tale gratitudine produceva, in uomini simili a quelli che stiamo qui considerando, i momenti più puramente gioiosi che l'uomo abbia mai conosciuto. Il grande pittore si vantava di mescolare tutti i colori col cervello, e si può dire che il grande Santo fondeva tutti i suoi pensieri nella gratitudine. Tutti i beni sembrano migliori quando sono considerati doni. In questo senso indubbiamente il metodo mistico stabilisce un rapporto esterno molto salutare con ogni cosa. (cap. V, [https://books.google.it/books?id=d9h8h4tmFdUC&pg=PA58&lpg=PA58&dq=chesterton+francesco+d+assisi+rossetti&source=bl&ots=L9tB8ezGWy&sig=FIWvGoS_70fYQnTFoNuVBd0cAH4&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiwvuqlhIvOAhXIOBQKHVR5CoMQ6AEIQTAF#v=onepage&q=chesterton%20francesco%20d%20assisi%20rossetti&f=false p. 58])
*Ancora ogni generazione cerca per istinto il suo santo. Ed egli è non ciò che la gente vuole, ma piuttosto colui del quale la gente ha bisogno. [...] Da ciò il paradosso della storia che ciascuna generazione è convertita dal santo che la contraddice maggiormente. {{c|Non rintracciata: edizione precisa?}}
*Dobbiamo asserire [...] che [San Francesco] fu un poeta. [...] Ma egli ebbe un privilegio negato a molti poeti; poté infatti chiamarsi il solo poeta felice fra i tanti poeti infelici del mondo. Tutta la sua vita fu una poesia, ed egli non fu tanto un menestrello che cantava semplicemente le proprie canzoni, quanto un drammaturgo capace di recitare per intero il suo dramma. [...] Parlare dell'arte di vivere suona oggi artificiale più che artistico. Ma San Francesco rese in ogni senso la vita arte, per quanto un'arte involontaria. [...] [A età avanzata, poiché stava per diventare cieco, gli prospettarono un rimedio orribile, che] consisteva nel cauterizzare l'occhio senza alcun anestetico. In altre parole, si dovevano bruciare i bulbi degli occhi con un ferro rovente. [...] Quando fu preso il ferro dalla fornace, egli si levò con atteggiamento educato, e parlò come se si rivolgesse ad un essere invisibile: "Fratello fuoco, Dio ti ha creato bellissimo e forte e utile; ti prego d'essere cortese con me." Se c'è qualcosa che possa dirsi arte di vivere, a me pare che un simile momento sia uno dei suoi capolavori. Non a molti poeti è stato concesso di ricordare la propria poesia in un simile momento, ancor meno di vivere uno dei propri poemi. Perfino [[William Blake]] sarebbe stato sconvolto se, leggendo i nobili versi: "Tigre! Tigre! che splendente bruci!" un'enorme tigre viva del Bengala fosse apparsa alla finesta del suo cottage in Felpham, con la evidente intenzione di asportargli la testa. (cap. VI, p. 68)
*[San Francesco] non confondeva la folla con i singoli uomini. Ciò che distingue questo autentico democratico da qualunque altro semplice demagogo è che egli mai ingannò o fu ingannato dall'illusione della suggestione di massa. Qualunque fosse il suo gusto per i mostri, egli non vide mai dinanzi a sé una bestia dalle molteplici teste. Vide unicamente l'immagine di Dio, moltiplicata ma mai ripetitiva. Per lui un uomo era sempre un uomo, e non spariva tra la folla immensa più che in un deserto. [...] Nessun uomo guardò negli occhi bruni ardenti senza essere certo che Francesco Bernardone si interessasse realmente a lui, alla sua vita intima, dalla culla alla tomba, e che venisse da lui valutato e preso in considerazione. [...] Ora, per questa particolare idea morale e religiosa non c'è altra espressione esteriore che quella di "cortesia". "Interessamento" non può esprimerla, perché non è un semplice entusiasmo astratto; "beneficenza" nemmeno, perché non è una semplice compassione. Può solo essere comunicata da un comportamento sublime, che può appunto dirsi cortesia. Possiamo dire, se vogliamo, che San Francesco, nella scarna e povera semplicità della sua vita, si aggrappò a un unico cencio della vita del lusso: le maniere di corte. Ma mentre a corte c'è un solo re e una folla di cortigiani, nella sua storia c'era un solo cortigiano attorniato da centinaia di re. (cap. VI, p. 73)
*[San Francesco] vide ogni cosa con senso drammatico, staccata dalla sua posizione, non immobile come in un quadro ma in azione come un dramma. Un uccello poteva sfiorarlo come una freccia, [...] un cespuglio poteva fermarlo come un brigante; ed egli era pronto a dare il benvenuto a entrambi. In una parola, noi parliamo di un uomo che non confondeva il bosco con gli alberi, e non voleva farlo. Voleva piuttosto considerare ogni albero come un'entità separata e quasi sacra, come una creatura di Dio [...] Non voleva ergersi di fronte a uno scenario usato come mero sfondo, e recante la banale iscrizione: "Scena: un bosco". In tal senso vorremmo intendere che era troppo drammatico per il dramma stesso. Lo scenario avrebbe preso vita nelle sue commedie [...] Ogni cosa sarebbe stata in primo piano, e quindi alla ribalta; ogni cosa avrebbe avuto un proprio carattere. Questa è la qualità per cui, come poeta, egli fu perfettamente l'opposto d'un panteista. Non chiamò la natura sua Madre, ma chiamò Fratello un certo somaro e Sorella una certa passerotta. [...] È qui che il suo misticismo è così simile al senso comune di un fanciullo. Un bambino non ha difficoltà a comprendere che Dio creò cane e gatto; sebbene sia consapevole che la formazione del gatto e del cane dal nulla è un processo misterioso al di là della sua immaginazione. Ma nessun bambino capirebbe il senso dell'unione del cane e del gatto e di ogni altra cosa in un unico mostro con una miriade di gambe chiamata natura. Egli senza dubbio si rifiuterebbe di attribuire capo o coda a un simile animale. [...] Gli uccelli e gli animali francescani assomigliano davvero a uccelli e animali araldici, non perché fossero favolosi, ma nel senso che erano considerati come realtà, chiare e positive, scevre dalle illusioni dell'atmosfera e della prospettiva. In tal senso egli vide un uccello color sabbia in campo azzurro e una pecora d'argento in campo verde. Ma l'araldica dell'umiltà era più ricca dell'araldica dell'orgoglio, perché giudicava tutte le cose che Dio aveva creato come qualcosa di più prezioso e di più unico die blasoni che i principi e i nobili avevano dato soltanto a se stessi. (cap. VI, p. 66)
*Il mondo circostante era, come si è già notato, un groviglio di dipendenze familiari, feudali, e altre. L'idea complessa di [[SanFrancesco d'Assisi|S. Francesco]] era che i Piccoli Frati dovessero essere come pesciolini, liberi di muoversi a proprio piacimento in quella rete. E potevano farlo proprio per il loro essere piccoli e perciò guizzanti. [...] Calcolando, per così dire, su questa astuzia innocente, il mondo era destinato ad essere circuito e conquistato da lui, e impacciato nel reagire alla sua azione. Non si poteva di certo lasciar morire di fame un uomo continuamente votato al digiuno, né lo si sarebbe potuto distruggere e ridurre alla miseria, poiché era già un mendicante. Vi sarebbe stata una soddisfazione ben scarna anche nel percuoterlo con un bastone, poiché egli si sarebbe lasciato andare a salti e canti di gioia, essendo l'umiliazione la sua unica dignità. E nemmeno lo si sarebbe potuto impiccare, perché il cappio sarebbe divenuto la sua aureola. (cap. VII, p. 80)
*NonHo già notato, ad esempio, che non c'è traccia nel primo poeta italiano di tutta quella mitologia, p.anapagana che si protrasse a lungo dopo il, p.anesimopaganesimo. Il primo poeta italiano sembra l'unico uomo al mondo a non aver mai udito di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Questo era perfettamente vero per lo speciale significato secondo il quale egli è il primo poeta italiano. (cap. X, p. 120)
*Ogni eresia è stata uno sforzo per restringere la Chiesa. Se il movimento francescano si fosse risolto in una nuova religione, questa sarebbe stata, dopo tutto, una religione limitata. Per quanto si rivelasse, qua e là, quasi un'eresia, fu un'eresia limitata. Fece ciò che l'eresia sempre fa: oppose il sentimento allo spirito. (cap. X, p. 122)
 
===[[Explicit]]===