Charles Darwin: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Gli [[animale|animali]] inferiori sentono evidentemente come l'uomo il piacere e il dolore, la felicità e l'infelicità. La felicità è molto chiaramente espressa dai giovani animali, come i cagnolini, i gattini, gli agnelli, quando si trastullano fra loro come i nostri bambini. (1994, p. 829)
*Anche gli [[insetto|insetti]] si divertono insieme, come ha descritto quell'eccellente osservatore che è [[Pierre Huber|P. Huber]], che vide le [[formica|formiche]] corrersi dietro cercando di mordersi per giuoco come fanno i cagnolini. (1914, p. 53)
*È noto l'amore del [[cane]] per il suo padrone; e tutti sanno che nell'agonia della morte egli accarezza il padrone; e ognuno può aver sentito dire che il cane che soffre mentre viene sottoposto a qualche [[vivisezione]], lecca la mano dell'operatore; quest'uomo, a meno di avere un cuore di sasso, deve provare rimorso fino all'ultima ora della sua vita. (1994, pp. 829-830)
*Una gran parte delle emozioni più complesse sono comuni agli animali più elevati ed a noi. Ognuno può aver veduto quanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suo affetto ad un'altra creatura; ed io ho osservato lo stesso fatto nelle [[scimmia|scimmie]]. Ciò dimostra che non solo gli animali amano, ma sentono il desiderio di essere amati. (1914, pp. 55-56)
*Tutti gli animali sentono la ''meraviglia'', e molti mostrano ''curiosità''. Talvolta quest'ultima facoltà reca loro danno, come quando il cacciatore si atteggia buffamente e li attira in tal modo. (1914, p. 57)
*Siccome i cani, i gatti, i cavalli e probabilmente tutti gli animali superiori ed anche gli uccelli, come è confermato da buone testimonianze, hanno sogni vivaci, che dimostrano coi movimenti e con la voce, dobbiamo ammettere che posseggano un certo potere d'immaginazione.<br />[...] Sono pochi quelli che vorranno negare che gli animali non siano forniti di un certo potere di ragionare. Si possono vedere costantemente animali che si fermano, deliberano e risolvono. È un fatto significativo che, quanto più un naturalista studia le abitudini di un dato animale, tanto più dà spazio alla ragione e meno al semplice istinto. (1994, p. 834)