Una carezza per guarire: differenze tra le versioni

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*Il rapporto alimentazione-[[tumore]] è stato studiato in modo approfondito dai ricercatori di tutto il mondo, partendo dalla constatazione della notevole differenza di tumori che si riscontra nelle varie popolazioni. [...] La conclusione che si può trarre è che il tumore è senz'altro una patologia in minima parte dovuta a fattori costituzionali, genetici o etnici, perché altrimenti non subirebbe questi mutamenti statistici in base all'ambiente in cui si vive. Ma con altrettanta evidenza l'aria che si respira, le abitudini di vita e la qualità dei cibi incidono in maniera determinante sull'insorgenza del cancro. (pp. 103-104)
*[...] le [[proteina|proteine]] animali sono molto meno vantaggiose per il nostro organismo di quelle derivate da fagioli, piselli e così via. (p. 105)
*[[Frutta e verdura]] tutti i giorni, quindi. Ma in quali quantità? I vegetali ci proteggono dal cancro: contengono numerose sostanze preziose ([[vitamine]], [[antiossidante|antiossidanti]], sali minerali) che svolgono una funzione di scudo molto efficace. Bisogna mangiarne almeno cinque porzioni al giorno: tre di verdura e due di frutta. (p. 105)
*I [[radicale libero|radicali liberi]], i veri nemici da contrastare, sono molecole particolari che si formano continuamente nell'organismo come «scarto» del metabolismo di quell'«apparato industriale» che è il corpo umano a cominciare dalle cellule. I radicali liberi rischiano di danneggiare i tessuti, il Dna stesso, con un'azione ossidante, mutagena a livello di membrana e di nucleo delle unità cellulari. Sono fortemente implicati nella genesi del cancro e le vitamine, «spazzine» di questi scarti tossici, diventano automaticamente dei fattori protettivi. (p. 106)
*Tutte le cellule e gli organi risentono dello squilibrio di peso, soprattutto se travalica in quella vera e propria malattia (multipatologia) che è l'[[obesità]]. Anche il cancro trova terreno fertile in un soggetto con eccesso di grassi corporei. Il 31 per cento delle donne italiane è ben al di sopra del proprio peso forma, ed essere troppo pesanti vuol dire far lievitare il rischio di cancro al seno, all'endometrio [...] e al collo dell'utero. Quindi, va tenuto assolutamente sotto controllo il peso, e in caso di sovrappeso e obesità non basta correggere le abitudini alimentari ma va aggiunta una dose quotidiana di attività fisica; anche questa di per sé protettiva verso quasi tutte le malattie. (p. 109)
*Fortunati, quindi, i [[vegetarianismo|vegetariani]]: le proteine vegetali sono infatti veri e propri «farmaci» protettivi contro molte malattie. Bisogna abituarsi a mangiare proteine verdi e vitamine naturali fin da giovani: credetemi, i risultati nel tempo sono garantiti. (p. 112)
*Tra i vari movimenti di pensiero che in questi ultimi decenni hanno proposto al mondo civile nuove concezioni morali e sociali, uno dei più incisivi è certamente quello che sostiene un rapporto diverso tra uomo e [[natura]]. L'obiettivo finale consiste nel convertire la tradizionale cultura [[antropocentrismo|antropocentrica]], che vede la natura asservita incondizionatamente ai bisogni della specie umana, in una cultura che potrebbe essere definita ecocentrica o naturocentrica o solidaristica. L'uomo è collocato nel contesto naturale come una delle tante componenti e la natura è la grande madre da cui uomini, piante e animali sono stati generati. Pertanto l'[[ambientalismo|amore per l'ambiente]] non dovrebbe essere solo quello, sottilmente egoistico, che mira a valorizzarlo e a migliorarlo per rendere la vita più piacevole e più sana, ma è un dovere, un imperativo morale di rispetto quasi sacrale per madre natura che crea e nutre tutte le specie, quella umana compresa.<br />In questo contesto si pone la corrente filosofica che estende molti princìpi etici consolidati per la specie umana (per esempio «non uccidere») anche al mondo animale. Si tratta di un'operazione molto ardita che ha già riscosso innumerevoli consensi e che ha condotto, tra l'altro, alla nuova definizione di «[[specismo]]» per descrivere quegli atteggiamenti di sopraffazione che caratterizzano il tradizionale comportamento dell'uomo nei confronti degli animali, un atteggiamento non dissimile da quello tipico del razzismo [...]. (pp. 187-188)