Adrienne von Speyr: differenze tra le versioni

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*Quando due si [[separazione|accomiatano]], c'è una ultima parola da pronunciare. Essa resterà chiusa nei loro cuori, i due la custodiscono e nutrono, ne tengono vivo il fuoco e ne sono tenuti vivi a loro volta. Nella parola di commiato sembra risiedere la forza di superare l'abisso della separazione, di donar vita e d'impegnare alla vita nell'assenza. (p. 26)
*La [[luce]] non costringe, invita. (p. 27)
*Le [[parabole di Gesù|parabole]] del [[Regno dei Cieli|Regno dei cieli]] e dei suoi misteri divini da una parte vanno comprese nello Spirito, dall'altra nella loro concretezza che l'uomo è capace di cogliere. Comprendere e non comprendere sono spesso confinanti. Qualcosa si può cogliere in un certo strato, mentre al di sotto di esso giace il non ancora compreso. (p. 28)
*Quanto più l'uomo pretende di voler decidere da sé del suo [[destino]], e quindi del suo passato e del suo futuro, tanto più cade vittima della limitatezza della realtà mondana, tanto più piccolo gli diviene tutto, mentre mette da parte la grandezza come assurda. L'uomo preferisce che tutto appaia [[assurdo]]. Se egli ha appreso già abbastanza poco di Dio, i suoi posteri devono saperne ancora meno di lui. (p. 64)
*Si tratta non di «Dio in tutte le cose», bensì di «tutte le cose per Dio, per Cristo», tutte le cose come segnaletica stradale. L'uomo ha certamente bisogno d'un'infinità d'indicazioni stradali per riconoscere la via, anzi per avere almeno l'idea che c'è una via in questa direzione. E, in verità, è la via della destinazione del mondo, ma è volta contro le condizioni del mondo, come l'attivo contro il passivo, come la vita contro la morte, come l'obbedienza e l'amore contro l'abuso e la colpa. (p. 64)
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*Questa parola, la percepiamo nella Chiesa, ma la troviamo di vivacità non sminuita anche a casa, tutte le volte che sfogliamo la Scrittura o nella preghiera ci volgiamo alla parola. La preghiera diviene l'incontro con il Signore, la cui parola ci è dato ascoltare incessantemente. Siamo apostrofati personalmente, personalmente possiamo rispondere, e in questo rapporto doppiamente personale la parola lavora sull'uomo, finché non ne abbia cavato e plasmato il vero uomo ecclesiale. (p. 70)
*L'officina di Dio, in verità, è la sua Chiesa. (p. 70)
*Nelle sue celebrazioni e nelle sue festività la Chiesa prorompe nel grido gioioso dell'[[Alleluia]]. Tiepidi, deboli, increduli, che assistono solo con mezzo cuore o che si sentono fuori posto, possono subitaneamente esser afferrati da questo grido e sperimentare più di quanto non vogliano ammettere sulle prime. Essi erano là, allorché la Chiesa del Cristo giubilava. E poiché la Chiesa è la sposa di Cristo, il giubilo le viene dallo Sposo. Essa esulta nella gioia per l'amore che è in lui e le viene donato. (p. 93)
*L'[[amore]] è sempre possibile, e sempre penetrante. (p. 99)
*Dio ci dona questa Verità integralmente, e noi non ne scorgiamo mai altro che delle sfaccettature; ma queste si compongono in un tutto e non si lasciano scastonare. Il [[diamante]] riluce solo se tutti i suoi spigoli restano quelli che sono. Certo, è possibile considerare ciascuna per sé le singole superfici, ma solo se ci si rende conto che ciascuna di esse è un aspetto del tutto e si rivela in vista del tutto. (p. 105)