Sándor Weöres: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Sándor Weöres==
*''Dalla zolla al cuore, canta ogni cosa, | risponde col suo essere e non con la mente: | Come la donna, e la poesia.'' (da ''Elysium''<ref>In ''Lirica ungherese del '900'', introduzione e traduzione di [[Paolo Santarcangeli]], Guanda, Parma, 1962, p. 123.</ref>)
*''Se tu potessi guardare i tuoi morti, | quelli non nati e quelli inesistenti, | sopra una lunga ombra distesa come un divano | li vedresti seduti, intenti a piangere. | E se potessi guardare i senza corpo, | li vedresti fuggire con le ali che mandano fumo. || Poiché la nausea è affluita sino al cuore dell'esistenza, | poiché l'orrore è penetrato sino al cuore dell'inesistenza, | non c'è più pace nemmeno nella [[morte]].'' (dal ''Libro della disperazione''<ref>In [[Mario De Micheli]] e [[Eva Rossi]], ''Poesia ungherese del Novecento'', Schwarz editore, Milano, 1960, p. 250.</ref>)
*''Se chiudiamo le nostre due finestre | talvolta laggiù abitiamo, | nel paese che calpestiamo | con le palme dei nostri piedi ciechi e fangosi, | dondolando la testa tra le mani | come una maschera tolta dal volto | e mentre gli indigeni strisciano sulla pancia, | noi lottiamo per il puro e l'impuro, | nell'attimo di laggiù quando l'angelo | è quasi diavolo e il diavolo quasi angelo; | e tante volte, poi che di là ritorniamo, | sbarriamo la nostra strada | con una grande muraglia d'oro solare | – nel momento di laggiù quando l'angelo | è quasi diavolo e il diavolo quasi angelo – | tante volte, poi che torniamo di là, | sbarriamo la nostra strada con una gran muraglia d'oro solare.'' (dal ''Il paese sotto le palme dei piedi''<ref>In Mario De Micheli e Eva Rossi, ''Poesia ungherese del Novecento'', Schwarz editore, Milano, 1960, p. 251.</ref>)