Jorge Luis Borges: differenze tra le versioni

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{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
=====Citazioni=====
*Scoprimmo (a notte inoltrata questa scoperta è inevitabile) che gli specchi hanno qualcosa di mostruoso. Allora [[Bioy Casares]] ricordò che uno degli eresiarchi di Uqbar aveva dichiarato che gli specchi e la copula sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini. (I; 2003, p. 15)
 
====''Pierre Menard, autore del'' Don Chisciotte====
=====Citazioni=====
*La mia impresa non è difficile, nella sostanza. Mi basterebbe essere immortale per condurla a termine. (Pierre Menard: 2003, p. 40)
*È una rivelazione confrontare il ''[[Don Chisciotte]]'' di Menard con quello di [[Cervantes]]. Questi, per esempio, scrisse (''Don Chisciotte'', prima parte, capitolo nono):<br />«… la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire».<br />Redatta nel XVII secolo, redatta dal «genio profano» Cervantes, quell'enumerazione è un mero elogio retorico della storia. Menard, invece, scrive:<br />«… la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire».<br />La storia, ''madre'' della verità; l'idea è stupefacente. Menard, contemporaneo di [[William James]], non definisce la storia come un'indagine della realtà, ma come la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò che è avvenuto; è ciò che riteniamo che sia avvenuto. Le clausole finali – ''esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire'' – sono sfacciatamente pragmatiche.<br />È anche nitido il contrasto tra i due stili. Lo stile arcaizzante di Menard – in fin dei conti straniero – soffre di una certa affettazione. Non così quello del precursore, che impiega con disinvoltura lo spagnolo corrente della sua epoca. (2003, p. 43)
*Non esiste esercizio intellettuale che non risulti alla fine inutile. Una dottrina filosofica è all'inizio una descrizione verosimile dell'universo; con il volgere degli anni diventa un semplice capitolo – se non un paragrafo o un nome – della storia della filosofia. In letteratura questa caducità finale è ancora più evidente. «Il ''Don Chisciotte''» mi disse Menard «fu prima di tutto un libro ameno; adesso è occasione di brindisi patriottici, di arroganza grammaticale, di oscene edizioni di lusso. La gloria è una forma di incomprensione, forse la peggiore». (2003, p. 44)
*Ogni uomo deve essere capace di tutte le idee, e penso che in futuro lo sarà. (Pierre Menard: 2003, p. 45)
 
====''IlLa miracololotteria segretoa Babilonia''====
=====Citazioni=====
*Ho conosciuto quello che i greci ignorano: l'incertezza. (2003, p. 53)
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{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
=====Citazioni=====
*Forse mi inganneranno la vecchiaia e la paura, ma sospetto che la specie umana – l'unica – stia per estinguersi e che la Biblioteca sia destinata a permanere: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.<br />Ho appena scritto ''infinita''. Non ho interpolato quell'aggettivo per un'abitudine retorica; dico che non è illogico pensare che il mondo sia infinito. Coloro che lo ritengono limitato, sostengono che in luoghi remoti i corridoi e le scale e gli esagoni possono inconcepibilmente finire – il che è assurdo. Coloro che lo immaginano senza limiti, dimenticano che è limitato il numero possibile dei libri. Io mi arrischio a insinuare questa soluzione dell'antico problema: ''La biblioteca è illimitata e periodica''. Se un eterno viaggiatore l'attraversasse in qualunque direzione, verificherebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine (che, ripetuto, sarebbe un ordine: l'Ordine). La mia solitudine si rallegra di questa elegante speranza. (2003, ppp. 75-76)
*[…] dico che non è illogico pensare che il mondo sia infinito. Coloro che lo ritengono limitato, sostengono che in luoghi remoti i corridoi e le scale e gli esagoni possono inconcepibilmente finire – il che è assurdo. Coloro che lo immaginano senza limiti, dimenticano che è limitato il numero possibile dei libri. Io mi arrischio a insinuare questa soluzione dell'antico problema: ''La biblioteca è illimitata e periodica''. Se un eterno viaggiatore l'attraversasse in qualunque direzione, verificherebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine (che, ripetuto, sarebbe un ordine: l'Ordine). La mia solitudine si rallegra di quest elegante speranza. (2003, pp. 75-76)
 
====''Il giardino dai sentieri che si biforcano''====
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=====Citazioni=====
*La cosa certa è che viviamo rimandando tutto ciò che può essere rimandato; forse tutti sappiamo nel profondo che siamo immortali e che prima o poi, ogni uomo farà ogni cosa e saprà tutto. (2003, p. 101)
*Aveva imparato senza sforzo l'inglese, il francese, il portoghese, il latino. Sospetto, tuttavia, che non fosse molto capace di pensare. Pensare significa dimenticare differenzadifferenze, significa generalizzare, astrarre. Nel mondo stipato di Funes, non c'erano altro che dettagli, quasi immediati. (2003, p. 103)
 
====''La morte e la bussola''====
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=====Citazioni=====
*Affermare che fu uomo e fu incapace di peccato racchiude una contraddizione; gli attributi di ''impeccabilitas'' e di ''humanitas'' non sono compatibili. (2003, p. 143)
*[[Dio]] si fece totalmente uomo, ma uomo fino all'infamia, ma uomo fino alla riprovazione e all'abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere ''qualunque'' dei destini che ordiscono la complessa rete della storia; avrebbe potuto essere [[Alessandro Magno|Alessandro]] o [[Pitagora]] o [[Rurik]] o [[Gesù]]; scelse un destino spregevole: fu [[Giuda Iscariota|Giuda]]. (2003, p. 144)
 
==''Hanno scritto per voi''==