Piero Bevilacqua: differenze tra le versioni

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Prometeo e l'aquila
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'''Piero Bevilacqua''' (1944 – vivente), storico e saggista italiano.
 
*Ci vuole ben altro che il becco di un'aquila per intimorire [[Prometeo]]. (da<ref>Da ''Prometeo e l'aquila'', p. 8).</ref>
*{{NDR|Oggi è bollato come radicale ed estremista chi sostiene}} la prospettiva di una società sobria, che ponga fine al consumismo smisurato, alla bulimia distruttiva di territorio e risorse, all'affanno della crescita infinita, alla mortificazione dell'umana operosità ridotta a merce, alla competizione senza quartiere, alla dissipazione nel lavoro e nel consumo del nostro tempo di vita.<ref>Da ''Elogio della radicalità''; citato in [[Lorenzo Guadagnucci]], ''Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia'', Terre di mezzo, Milano, 2012, p. 35. ISBN 978-88-6189-224-8</ref>
 
==''La mucca è savia''==
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*E le farine animali – destinate ad accelerare la crescita e la lattazione – sono potute diventare più a buon mercato non solo tramite l'incenerimento di bestie morte per le più varie malattie, ma anche attraverso la trasformazione in farina di zoccoli, peli, penne, interiora, sangue, ossa, rifiuti, scarti industriali ecc. Il contenimento dei costi e la possibilità della competizione, dunque, assecondando le logiche dominanti del mercato, si possono conseguire solo attraverso un'ulteriore degradazione dell'allevamento animale. In questa direzione si muove l'«ulteriore progresso» del settore. È questo il grande traguardo finale dell'economia di mercato? Trasformare il luogo di produzione delle carni per la ricca Europa in area di riciclaggio dei rifiuti? (p. XVII)
*L'alimentazione europea può diventare sicura e salubre solo grazie a un'agricoltura non contaminata, riconoscendo alla natura le sue autonome capacità produttive – messe in ombra da un distruttivo titanismo tecnologico – e bandendo progressivamente, ma rapidamente, i veleni chimici dalle campagne. [...] E gli allevamenti animali dovranno cessare di essere ciò che essi sono in larghissima parte diventati: luoghi di pena e di inimmaginabile sofferenza per milioni di esseri viventi. Nessuna civiltà del passato era arrivata agli orrori dei nostri giorni. Eppure la nostra, senza ombra di dubbio, rappresenta la società meno soggetta a penuria alimentare. È la più opulenta che sia mai apparsa nella storia. Sulla groppa dei paradossi non si dura a lungo. (pp. XIX-XX)
*L'agricoltura chimica e gli allevamenti intensivi nelle condizioni che abbiamo esaminato producono merci ampiamente oltre le possibilità del loro consumo. Ma il paradosso non appare in tutta la sua solare assurdità se si dimentica che smaltire le produzioni in eccesso è una operazione che costa. Un autore tedesco ha ricordato che nel 1985 la Cee spendeva circa 40 miliardi di marchi «per le sovvenzioni, il deposito, e la distruzione sia delle montagne di carne e burro prodotte, sia per i giganteschi laghi di latte»<ref>Da M. Schneider, ''Nove motivi per adottare l'allevamento agricolo ecologico e consono alle esigenze della specie'', in M. Rist e I. Schragel, ''Allevamento etologico dei bovini'', Edagricole, Bologna, 1996, p. 95.</ref>. Così il contribuente è chiamato a sostenere dapprima una agricoltura insalubre ed eccedentaria, e poi i costi suppletivi per la distruzione dei suoi prodotti. (p. 125)
*Il pensiero [[Ambientalismo|ambientalista]] non è un fenomeno religioso, ma il risultato della ricerca scientifica non asservita alle potenze dominanti. (p. 136)