Giovanni Gentile: differenze tra le versioni
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===[[Citazioni]]===
*A chi opponesse, che la coscienza è pretesto al mondo per affermare diritti al proprio arbitrio e capriccio, rispondono: «Quale delle opere di Dio
*Ora se un cattolicesimo potesse reggersi su questa dottrina, per conto mio, estraneo alla fede del ''Rinnovamento'', mi sentirei praticamente obbligato a sostenerne la propaganda. Ma che dottrina è questa? Se l'ultima parola, quando l'autorità sia in conflitto con la coscienza, spetta alla coscienza, non è chiaro che l'ultima parola alla coscienza spetta sempre, anche quando pare che si obbedisca umilmente? La coscienza potrebbe dire a se stessa: «Qui non è il caso di conflitto e di appello» senza esaminare e giudicare in sede di cassazione? Nella autorità e bella obbedienza cotesta, in cui nessuna sentenza alla prima, per se stessa, senza la sanzione della coscienza, avrebbe vigore! L'eccezione, una volta ammessa, qui, come in tanti altri casi, è regola, magari non esplicita, ma sempre una regola. Infatti, dicono benissimo l'[[Alfieri]] e il [[Casati]] che l'obbedienza stessa suppone la coscienza che obbedisce come soggetto! Dunque non è possibile obbedienza che distrugga la coscienza(p. 69).
*Quanto al contenuto di questa coscienza individuale, che i direttori del ''Rinnovamento'' intendono mantenere, non si può essere neppure d'accordo con loro. Essi, cattolici, intendono collaborare con gli acattolici alla scienza; alla scienza intesa alla [[Loisy]]: studio positivo del fatto religioso considerato nel suo aspetto umano, ossia come stato di coscienza, con tutte le ripercussioni nella vita sociale; ricerca di una filosofia capace di valutare il fatto religioso come mediazione tra il finito e l'infinito. In questo studio e in questa ricerca il loro cattolicesimo non vale come verità, ma come esperienza vissuta (p. 69).
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*L'idea newmaniana di sviluppo è un'idea cattolica, se lo sviluppo s'intende come va inteso; per cui nel germe c'è già logicamente, e quindi necessariamente, tutta la realtà che ne deve scattar fuori; quella realtà che vi si può vedere a patto che non ci si contenti, come vuole il Loisy, del fenomeno e del telescopio ma si vada più addentro: non certo con la storia, bensì con la fede, o in generale col nostro spirito. In realtà dunque il [[Blondel]] ha ragione: cotesto Cristo della storia pura è ''assise geologique''; non è germe (p. 58).
*Lo scolastico conosce [[Dio]], il modernista lo ricrea in se stesso, ne ridesta immagine, che ha nel suo profondo, la ravviva, ne forma quasi o ne informa, tutto il proprio essere. Lo scolastico ignaro del tesoro che cela nel proprio animo, cerca Dio con l'occhio inquieto e smarrito fuori di sé, il modernista rientra in se stesso e si travaglia col volere operoso intorno al suo stesso sentimento, che gli può fare intendere il mondo (p. 59).
*Il motivo di questa vera filosofia è che l'oggetto dello spirito, la verità è lo spirito stesso: l'immanenza, secondo la terminologia modernistica. Questo è appunto il principio della moderna filosofia da Cartesio in qua: e il Blondel ha creduto di dover partire di lì per rinnovare nell'apologetica quello che Tommaso esaltava come il ''modus antiquorum doctorum''. Il metodo già l'aveva additato Agostino e
*E la stessa
*Inutile, perciò, e peggio che inutile, lamentare la poca religiosità o intimità del cattolicesimo. Il cattolicesimo è quale deve essere: la sua forza è appunto in quell'equilibrio che non si mantiene se non a spese della pietà, da una parte, come dell'organizzazione sociale dalll'altra: dell'intimità così come dell'esteriorità
*Il misticismo,
*Allora si ha un bel protestare, che la religione non si sa concepire se non come funzione sociale dello spirito, quasi coscienza dello spirito storico, che è vissuto come si dice
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==Bibliografia==
*Gentile G., ''Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia'', Sansoni, Firenze, 1962.
*S.v. ''Modernismo e i suoi rapporti tra religione e filosofia (Il)'', in
==Note==
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