Bettino Craxi: differenze tra le versioni

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{{NDR|Bettino Craxi, ''E la nave va'', Edizioni del Garofano, 1985.}}
 
==''Socialismo e realtà''==
===[[Incipit]]===
Il processo di sviluppo, che favorisce i paesi ricchi mentre la povertà ristagna nei paesi poveri, è tuttora in atto ed il divario, tra gli uni e gli altri, è cresciuto.
 
===[[Citazioni]]===
*Il [[socialismo]] mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del [[capitalismo]] con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell’uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50).
*Superamento del capitalismo non significa necessariamente e non comunque nelle società di alto e relativo sviluppo industriale, collettivizzazione di tutti i mezzi di produzione, eliminazione dell’iniziativa privata nell’[[economia]]. È stato acutamente osservato che l’economia di mercato, di cui alcuni tratti distintivi spuntano a fare capolino nelle stesse economie collettivizzate e statizzate dei Paesi comunisti, sopravviverà al capitalismo (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50).
*Superamento del capitalismo significa oggi eliminazione del ruolo egemone che i gruppi economici privati possono esercitare sulla vita della società. A questo scopo possono concorrere le istituzioni della democrazia politica, il compito conferito allo Stato di pianificare l’uso delle risorse nazionali secondo criteri di interesse nazionali, la funzione del movimento sindacale. Il capitalismo, e per trasformazioni interne, e per il crescere di altre forze nella società, sotto la pressione delle forze socialiste e per il concorso di altre forze, perderà il suo ruolo dominante. Il socialismo democratico rifiuta perciò il metodo della collettivizzazione burocratica che ha raggiunto risultati assai discutibili in termini di efficienza e che per la sua stessa natura si è dovuto far proteggere da regimi politici illiberali e totalitari (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50).
*L’intervento pubblico diretto nella produzione deve corrispondere a criteri economici ed a esigenze sociali, non deve far sortire l’effetto di deprimere il meccanismo economico diminuendone l'efficienza e la capacità produttiva. Esso va usato e sollecitato con decisione per rimuovere strozzature e anomale posizioni di controllo della vita economica, ritardi ed insufficienze dell’apparato produttivo, deve essere difeso dalla polemica liberista ma non mitizzato. La funzione del [[potere]] politico, rappresentativo dei grandi interessi generali nell’economia, deve essere quella di ricondurre, mediante un adeguato apparato di strumenti legislativi, amministrativi, fiscali ed economici, le grandi scelte economiche sotto il controllo della collettività (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 51).
*Il socialismo non è una mera e particolare tecnica di gestione della economia e dello Stato; è anche questo ma è soprattutto un movimento che propugna una tavola cli valori diversa da quella del capitalismo e misura i risultati della sua lotta in relazione al grado di affermazione di tali valori, Di una società burocratica che, tenendo ovviamente conto del grado iniziale di sviluppo, mantenga un basso livello delle condizioni di vita materiale dei suoi : membri ed una limitata sfera di libertà, il minimo che possiamo dire è che coloro che la dirigono il socialismo lo hanno lasciato nei libri o lo hanno tratto da testi non socialisti. Beninteso il carattere illiberale di una società burocratica non è solo un fenomeno della società comunista; in questa società vi compare in forma più appariscente e cori caratteristiche patologiche ma non è certo estraneo alla moderna società industriale di tipo occidentale (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 51).
*Così come una società che pur avesse raggiunto un alto grado di efficienza dei servizi pubblici ed un soddisfacente grado di benessere e di [[libertà]], in essa non può considerarsi esaurita la funzione del socialismo fintantoché i grandi poteri che determinano il suo sviluppo, ne regolano le condizioni di vita e ne esprimono i valori dominanti sono nelle mani di gruppi privati sostanzialmente egemoni sul resto della collettività. Mi riferisco in questo caso ai limiti di un socialismo fermo a rivendicazioni distributive e incapace di porsi globalmente i problemi della economia e dello Stato e quindi inevitabilmente subalterno (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52).
*Sono state tentate molte definizioni di una nuova dimensione del socialismo, alcune delle quali voglio qui richiamare perché mi sembrano utili a chiarire la portata dei nuovi problemi che ci stanno di fronte: si è parlato di socializzazione dei processi decisionali e di estensione della partecipazione democratica come metodo del socialismo moderno (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52).
*In campo laburista si è definita l’unità di misura da adottarsi come ideale socialista il progresso nella moralità sociale misurato dal grado di eguaglianza e di rispetto della personalità individuale, espresso nella distribuzione del potere e negli istituti giuridici e di proprietà vigenti in uno Stato (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52).
*All’orrore che la realtà stessa della guerra in atto provoca nella coscienza della nostra popolazione pacifica, si accompagna il timore sempre più marcato di una progressiva estensione del conflitto che, al di là delle volontà dichiarate, può essere la conseguenza inevitabile della logica bellica. Agli [[Stati Uniti]], che sono, sotto il profilo economico e militare, la più grande tra le potenze mondiali, spettano non le esclusive ma le maggiori responsabilità; ad essi in primo luogo spetta di compiere un atto di coraggio e di lungimiranza che sia, sul piano morale, pari alla loro forza materiale (Protesta per il Vietnam, 1968, p. 53).
*Il prestigio del Paese nel mondo ci pare, oggi più che mai, legato alla capacità di fare prevalere una strategia di [[pace]]. Occorre che si facciano tacere gli isterismi estremisti che farneticano intorno ad una soluzione militare portati dall’onda di un falso [[patriottismo]], ma anche che si rinunci alla prospettiva di riuscire a trascinare in ginocchio alle trattative i propri avversari, giacché questi e non altro appare il senso della politica del “doppio binario”: la ricerca da un lato di una soluzione negoziata e la contemporanea intensificazione delle operazioni militari dall’altro (Protesta per il Vietnam, 1968, p. 53).
*Chiedono anche qualcosa di più importante, e cioè la loro partecipazione alla gestione amministrativa e didattica dell’università. Sottolineo inoltre un altro aspetto che ci trova concordi. Si tratta dell’autonomia dell’Istituto Universitario, istituto di ricerca scientifica e di formazione professionale, da forme di subordinazione ai grandi poteri economici e da condizioni di soggezione che sono il portato di un sostegno pubblico inadeguato ed insufficiente. Su questi ed altri temi dovrà vertere la riforma dell’università, compito urgente affidato alla prossima legislatura parlamentare. C’è qualcosa di più in questo movimento di protesta che non possiamo ignorare o fingere di non vedere. C’è un senso di distacco e di sfiducia nella [[democrazia]] che genera estremisti e contusioni che debbono essere giudicati per quello che sono. un distacco penoso, ma è penoso in primo luogo per la democrazia la quale ha la responsabilità ed il dovere di conquistare a sé ed ai propri valori le nuove generazioni. C’è un conflitto di generazioni che deve trovare una definizione positiva (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 72).
*Voglio fare a questo punto una considerazione in margine a ciò che ci chiede il gruppo comunista e cioè un nostro voto di solidarietà indiscriminata nei confronti dell’intero movimento di protesta. Cari colleghi, questo non lo possiamo fare e non lo faremo perché non sarebbe giusto. Voi sapete benissimo, ancor meglio di me, come all’interno di questo movimento fermentino umori che sono torbidi. Sapete benissimo che si tratta di tendenze che all’interno del movimento studentesco vengono contrastate e spesso giudicate negativamente dalla parte più sana, responsabile, veramente impegnata in una lotta per la riforma dell’[[università]] e della società e che io chiamo l’ala democratica del movimento studentesco. Sono tendenze che, in situazioni di tensione create anche da errori delle autorità responsabili, vogliono prevalere e dare al movimento studentesco connotati ch’esso non ha e che, certamente nella sua grande maggioranza non vuole avere (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 72).
*Assistiamo — e non possiamo non vederlo — alla riesumazione, presso frazioni combattive della gioventù, di un bagaglio polemico che fu proprio di una delle più nefaste degenerazioni del [[comunismo]] stalinista: la teoria del social-fascismo. Queste teorie furono causa di divisioni profonde, di grandi tragedie. Chi conosce la storia della sinistra in Europa non può dimenticare. Esse vengono oggi usate come arma polemica ed accompagnate da una sorta di “scimmiottamento” di motivi che sono legati alla complessa evoluzione di una società asiatica, che è stata teatro di una grande rivoluzione ed è meritevole di ben altra attenzione, e dei quali si fa una meccanica imitazione, farsesca e provinciale (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 73).
*Su queste questioni le forze democratiche debbono mostrarsi rigorose. Non c’è nessun calcolo di natura elettorale, nessuna valutazione di opportunità che possa giustificare un atteggiamento equivoco di solidarietà indiscriminata. Non abbiano di queste debolezze. Facendo le necessarie distinzioni partiamo dalle ragioni della protesta studentesca, che noi condividiamo, una solidarietà leale e responsabile quale si conviene ad una classe dirigente democratica (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 73).
*Sottolineare il tema del laicismo, in un momento in cui il Paese si appresta a compiere scelte che incideranno profondamente sul suo futuro, mi pare importante e necessario. Bisogna tuttavia intendersi sul significato del termine laicismo, Una riesumazione del vecchio anticlericalismo, i cui campioni furono [[Enrico Ferri]] e [[Guido Podrecca]], avrebbe il sapore di un anacronistico ritorno a problemi, a lotte e anche ad errori di altri tempi. Il solo anticlericalismo che può e deve sopravvivere, con piena giustificazione, è quello che si manifesta come reazione nei confronti del clericalismo (Laicismo non anticlericalismo, p. 74).
*Quando il clericalismo si presenta con il suo volto di intolleranza, di fanatismo e di integralismo, esso può suscitare reazioni anticlericali in chi ha vivo il senso della libertà e con questo animo guarda ai problemi dell’uomo e della società. Quale laicismo quindi? Un laicismo che corrisponda a una visione del mondo raggiunta secondo un metodo critico innanzitutto e quindi un modo di condotta individuale che sia affermazione di autonomia e di libertà. Un laicismo inteso come concezione dello Stato democratico e aconfessionale che non sopporta limitazioni alla propria autonomia e alla propria sovranità (Laicismo non anticlericalismo, p. 74).
*Su questo terreno il lavoro da fare nel nostro Paese è molto, importante, decisivo per le caratteristiche che potrà assumere lo sviluppo nazionale nei prossimi anni. Tra i temi posti vorrei sottolinearne alcuni e cioè quello della difesa intransigente dei diritti di libertà, della cultura e dell’arte; la proposta di una riforma divorzista, lo sviluppo della scuola di Stato, la legalizzazione dell’aborto, la revisione o meglio ancora la consensuale abolizione del concordato tra lo Stato e la Chiesa che come tutti sanno porta in calce le firme del cardinale [[Gasparri]] e del cavalier [[Benito Mussolini]], e porta, nel voto che gli ridiede vigore giuridico nella nuova [[Costituzione|Costituzione Repubblicana]], il segno della debolezza e dell’opportunismo comunista, e che non può più essere il quadro regolatore dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la Repubblica democratica; i temi connessi con la evoluzione del costume che, pur nella necessaria responsabilità, non può essere ostacolata da opprimenti ipocrisie e da pregiudizi antiscientifici e propri di società arretrate (Laicismo non anticlericalismo, p. 75).
*Tra l'altro non va affatto trascurato un problema che anzi assume sul terreno politico e in rapporto al tema della libertà, una funzione di preminenza: mi riferisco al problema della libertà politica dei cattolici (Laicismo non anticlericalismo, p. 75).
*I cattolici italiani non possono essere considerati dei cittadini minorati bisognosi di cure coercitive dirette a determinare le loro scelte politiche e partitiche fondamentali. Essi debbono, al pari dl tutti e al pari dei cattolici di altri Paesi europei, liberarsi da una tutela che limita la loro libertà nella sfera politica e civile. Un contributo decisivo all’affermazione del valori laici dello Stato deve provenire proprio dai cattolici. Questa affermazione vuoi dare anche la misura del nostro laicismo, che è affermazione di libertà e non manifestazione di odi antireligiosi o di disprezzo per la fede altrui. Nessuno credo vorrà, e non certo, noi socialisti, ricreare le condizioni di una radicale divisione tra guelfi e ghibellini. Ma questo risultato si ottiene resistendo alla invadenza clericale, riaffermando con vigore i diritti dello Stato laico, promuovendo un vigoroso moto di liberazione da ogni forma di intolleranza e di coercizione (Laicismo non anticlericalismo, p. 75)
 
===[[Explicit]]===
Chiediamo al Governo di assumere formale impegno in questo senso ed ai membri della Commissione Esteri di pronunciarsi esplicitamente su questo punto.
 
==Citazioni su Bettino Craxi==
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==Bibliografia==
*Bettino Craxi, ''E la nave va'', Edizioni del Garofano, 1985.
*Bettino Craxi, ''Socialismo e realtà'', Sugar, Milano, 1973.
 
== Voci correlate ==