Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri: differenze tra le versioni

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*Dei ricchi avanzi del passato si faceva stolto baratto e mercimonio; andavano venduti a vil prezzo oggetti d'oro o d'argento, di rame e dl bronzo mirabilmente fusi e cesellati; l'indisciplinatezza al di dentro, l'abbandono al di fuori facevan vivere miseramente, senza letti, o sino scalze la [[famiglia]] delle ricoverate. Non era tutelato l'onore delle giovinetto, tenute fuori dalla Santa Casa; nella quale sovente ritornavano pervertito e pervertitrici, disonorato ed abbietto. Condotte innanzi nell'[[ozio]] o nel disordine le alunne, erano giunte finanche a vendere la biancheria per procacciarsi il vitto, che in misura troppo scarsa ricevevano. La nutrizione ai bambini andava male come andava male il rimanente. Si affidavano quei moschini a donne esterne, che si offrivano di nutrirli senza controllo di sorta alcuna. Non rimanevano nel brefotrofio che storpi ed inermi. Intanto la morte di quei disgraziati raggiunse tale pro- porzione, che fu stabilito di prendere a servizio trecento balie (p. 168-69).
*Giunse a tal punito lo squallore della Santa Casa, che Re Ferdinando IV sperando porvi rimedio, con decreto del 30 novembre 1800 soppresse l'uffizio dei maestri governatori, e nominò unico ed assoluto soprintendente della Santa Casa il principe di [[Canosa]]. Ma quale bene, quale immegliamento poteva arrecare alla disciplina, alla moralità dei pio Luogo quell'uomo non ancora a quei giorni ministro di fatale reazione, ma già per indole inclinevole al governo dello spionaggio. Egli non seppe arrestar la rovina dei sacro patrimonio dei poverelli; anzi io ammiserò vergognosamente, dando il suo consentimento a novelle vendite di oggetti preziosi per condurlo innanzi (p. 170).
*La dominazione francese, fatale tanto ai nostri pii istituti per la vita autonoma che loro tolse, minacciandoli così di completa ruina, ebbe a Napoli un bel giorno, il 3 giugno del 1811. Fu quello il giorno della promulgazione del decreto, firmato dai Ministri Pignatelli e Zurlo pel Re [[Gioacchino Murat]], che vietava per sempre l'uso nella Santa Casa di dare al trovatello il cognome di Esposito, lasciando all'arbitrio di coloro che erano a tutela del fanciullo, la facoltà di dargli qualunque il loro nome. Questo fu, certo, un nobilissimo pensiero che onora quel sovrano, e gli uomini di mente e di cuore che facevano parte del suo governo. Al termine dell'anno 1814 incominciò uno miglior vita per la nostra Santa Casa dell'Annunziata. Venuta fuori dall'abbandono in cui fu tenuta per cinque anni si vide, opera di Re [[Ferdinando IV]], ricostituita presso a poco nell'antica sua forma ! i governo, cioè con un sopraintendente, che fa il Principe di Ottaiano e tre governatori, il Principe di Carpino, il Marchese Vinsio e [[Pasquale Daniele]]. Costoro essendo uomini di elevato sentire, desiderarono riordinare la disciplina del pio Lungo, e portarvi qualche immegliamento, massime nella parte dell'amministrazione interna (p. 173-74).
*Intanto per opera di una fanciullina che avea accesa inconsideratamente una lampada ai suo [[Gesù]] Bambino, scoppiò nella casa l'incendio del 28 gennaio l839. Per fortuna l'Archivio e la Chiesa non furono toccate dalle fiamme, che però distrussero gran parte dell'edificio, lasciando crollante il rimanente. Allora nelle nuove fabbriche venne adoperato quasi l'intero capitale, assegnato dai Re alla nutrizione dei trovatelli; e neppure bastò (p. 178).
*Il Banco aveva sospeso i suoi pagamenti: mancavano dunque i mezzi di sovvenire a' più urgenti bisogni della numerosa famiglia. Fu in quel tempo, cioè nell'aprile del 1860, che un decreto della Luogotenenza del Principe di Carigliano, richiamo alla Sopraintendenza del pio Luogo [[Vincenzo Palladini]], e gli diè per compagni i governatori [[Giuseppe Arditi]] e [[Luigi Iorio]]: ben presto anche questi ultimi si ritirarono, perchè ad altri uffici chiamati. Così l'avvocato Palladini, dopo avere per ben due volte fatto domanda ai dimissione, rimase solo a portare il grave carico che gli era affidato. Uomo di animo generoso e benefico il Palladini governò con grande a affetto la numerosa famiglia della Casa Santa dell'Annunziata. Mercè la sua solerzia e l'opera intelligente di valenti [[avvocato|avvocati]], a capo dei quali era Roberto Savarese ci giunse a far pagar al governo gli arretrati che gli erano dovuti, e la sdebitò di parecchie migliaia di ducati; provvido al miglior nutrimento delle ricoverate, che volle inoltre fornire di buoni letti, di biancheria e di vestimenta; in ultimo di fine alle fabbriche interno (p. 183-84).