Maksim Gor'kij: differenze tra le versioni

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Varenka Olessova
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*Un uomo buono può essere stupido e tuttavia rimanere buono. Ma un [[uomo]] cattivo non può assolutamente fare a meno di essere intelligente.
 
==''La SpiaAneddoto''==
===[[Incipit]]===
Quando il rossiccio e nasuto dottore, tastando con le sue dita fredde il corpo di Egor Bikov, disse con una voce di basso che non lasciava dubbi che la malattia era stata trascurata e oramai era diventata pericolosa, Bikov si sentì avvilito come quando da giovine, reclutato nell'anno della guerra con la Turchia, sotto Eni-Zagroi giaceva riverso in mezzo ai cespugli spinosi con una gamba forata e la nera pioggia notturna lo bagnava e il dolore adagio adagio gli stiracchiava la carne giù dalle ossa.<br>– Che è questo? morrò, forse?
Evsei Klimkoff aveva quattr'anni quando suo [[padre]] venne ucciso da una guardia campestre e sette compiuti allorché sua [[madre]] morì per l'eccessivo lavoro durante il raccolto. Soccombette così bruscamente e in modo tanto strano e improvviso che Evsei non fu neppure preso dalla [[paura]] vedendola irrigidita. Lo zio Pietro, fabbro in una ferriera, gli domandò posando la sua mano sulla testina del bimbo:«Ebbene che faremo ora?». Evsei gettò uno sguardo rapido e malinconico sul giaciglio dov'era sua madre e rispose piano:<br>– Non lo so.<br>L'operaio si asciugò la faccia bagnata di sudore colla manica del camiciotto e dopo un lungo [[silenzio]] riprese dolcemente<br>– Tu verrai con me a casa mia; forse ti manderò a [[scuola]], perché tu non mi dia [[noia]] – povero vecchietto mio!
 
===[[Citazioni]]===
*Gli uomini sono abituati a [[Vita|vivere]] come se Dio li avesse messi in terra perché si prendessero [[Beffa|beffe]] l'uno dell'altro. (p. 118)
*Sopravvenne l'autunno, dolce e malinconico, ma i cittadini non si accorgevano della sua venuta. Invadevano le strade e le piazze con inusitato ardire e con crescente [[energia]], ed Evsei credeva sempre più nella loro [[vittoria]] e alla realizzazione vicina di una vita tranquilla e felice. Poi sopravvennero le giornate memorabili, truci e meravigliose al tempo stesso. Tutti smisero di lavorare, d'un tratto, come se una stretta potentissima avesse soffocata la [[vita]] abituale che per tanto [[tempo]] aveva oppresso le genti; tutto rimase sospeso. Gli operai rifiutarono il [[pane]], la [[luce]] e l'acqua alla loro sovrana, la città, e per parecchie [[notte|notti]] essa rimase nelle tenebre e conobbe i tormenti della sete e della [[fame]]. Durante quelle cupe giornate il [[popolo]] percorreva le vie, con una gioia infantile negli [[occhio|occhi]] e vivaci canzoni sulle labbra. Per la prima volta gli era dato di valutare la propria [[forza]], la cui potenza la meravigliava. Capiva il [[potere]] che aveva sulla [[vita]] sociale ed esultava nel vedere le case mute, le macchine immobili e morte, la polizia disorientata, e umiliata la borghesia sinora così stizzosa. Quelle giornate avevano strappato alle deboli mani di essa la sua terribile potenza, ma le avevano lasciato l'[[astuzia]] e la [[crudeltà]]. (cap. XII)
*Quanto più si accumulano le [[Ricchezza|ricchezze]], tanto più negli uomini cresce e si esaspera l'[[invidia]]. (p. 129)
*Ciò che per gli uomini è un [[peccato]], per il [[diavolo]] è un motivo di risa. (p. 119)
*Qualunque mendicante sa che il vero baluardo della vita e la vera difesa dell'uomo sono la [[ricchezza]] e la proprietà (p. 132)
*Gli uomini provano poca ammirazione per la meravigliosa magnificenza dei Cieli. (p. 133)
*È sempre utile vedere da che parte uno zoppica. Se zoppica a sinistra dagli un colpo a destra, se a destra, percuoti a sinistra. (p. 135)
*Al tempo di [[Cristo]] anche gli uomini erano pochi, e poco volevano, e pur tuttavia quel poco non bastava a tutti. Ora noi siamo diventati più [[Avidità|avidi]], siamo una moltitudine, e ad ognuno di noi necèssita possedere tutto. Dunque, lavora, accumula, risparmia... (p. 145)
*Ognuno sia sacro a se stesso. Ecco. Appunto così: ogni [[uomo]] sia per se stesso sacrosanto! (p. 145)
 
==''Incendio''==
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*L'[[anima]] non conosce leggi, non conta gli anni... (p. 22)
*Esistono degli uomini che non possono avere più nessun conforto, tranne l'[[illusione]]. (p. 37)
 
==''AneddotoLa Spia''==
===[[Incipit]]===
Evsei Klimkoff aveva quattr'anni quando suo [[padre]] venne ucciso da una guardia campestre e sette compiuti allorché sua [[madre]] morì per l'eccessivo lavoro durante il raccolto. Soccombette così bruscamente e in modo tanto strano e improvviso che Evsei non fu neppure preso dalla [[paura]] vedendola irrigidita. Lo zio Pietro, fabbro in una ferriera, gli domandò posando la sua mano sulla testina del bimbo:«Ebbene che faremo ora?». Evsei gettò uno sguardo rapido e malinconico sul giaciglio dov'era sua madre e rispose piano:<br>– Non lo so.<br>L'operaio si asciugò la faccia bagnata di sudore colla manica del camiciotto e dopo un lungo [[silenzio]] riprese dolcemente<br>– Tu verrai con me a casa mia; forse ti manderò a [[scuola]], perché tu non mi dia [[noia]] – povero vecchietto mio!
 
===[[Citazioni]]===
*Sopravvenne l'autunno, dolce e malinconico, ma i cittadini non si accorgevano della sua venuta. Invadevano le strade e le piazze con inusitato ardire e con crescente [[energia]], ed Evsei credeva sempre più nella loro [[vittoria]] e alla realizzazione vicina di una vita tranquilla e felice. Poi sopravvennero le giornate memorabili, truci e meravigliose al tempo stesso. Tutti smisero di lavorare, d'un tratto, come se una stretta potentissima avesse soffocata la [[vita]] abituale che per tanto [[tempo]] aveva oppresso le genti; tutto rimase sospeso. Gli operai rifiutarono il [[pane]], la [[luce]] e l'acqua alla loro sovrana, la città, e per parecchie [[notte|notti]] essa rimase nelle tenebre e conobbe i tormenti della sete e della [[fame]]. Durante quelle cupe giornate il [[popolo]] percorreva le vie, con una gioia infantile negli [[occhio|occhi]] e vivaci canzoni sulle labbra. Per la prima volta gli era dato di valutare la propria [[forza]], la cui potenza la meravigliava. Capiva il [[potere]] che aveva sulla [[vita]] sociale ed esultava nel vedere le case mute, le macchine immobili e morte, la polizia disorientata, e umiliata la borghesia sinora così stizzosa. Quelle giornate avevano strappato alle deboli mani di essa la sua terribile potenza, ma le avevano lasciato l'[[astuzia]] e la [[crudeltà]]. (cap. XII)
 
==''Racconto di un amore non corrisposto''==
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*Di tutte le [[Beffa|beffe]] che la sorte serba all'[[uomo]], non ce n'è una più tremenda d'un amore non corrisposto. (p. 106)
*La terra nostra è dimenticata dalla ragione di Dio, dimenticata fra le stelle, e gli uomini vi sono solitari e stranieri! Ed ecco, quando pensi a tali cose, diventa intuitivamente chiaro ed evidente fino a che punto sia necessaria all'uomo una donna amata. (p. 107)
 
==''Aneddoto''==
===[[Incipit]]===
Quando il rossiccio e nasuto dottore, tastando con le sue dita fredde il corpo di Egor Bikov, disse con una voce di basso che non lasciava dubbi che la malattia era stata trascurata e oramai era diventata pericolosa, Bikov si sentì avvilito come quando da giovine, reclutato nell'anno della guerra con la Turchia, sotto Eni-Zagroi giaceva riverso in mezzo ai cespugli spinosi con una gamba forata e la nera pioggia notturna lo bagnava e il dolore adagio adagio gli stiracchiava la carne giù dalle ossa.<br>– Che è questo? morrò, forse?
 
===[[Citazioni]]===
*Gli uomini sono abituati a [[Vita|vivere]] come se Dio li avesse messi in terra perché si prendessero [[Beffa|beffe]] l'uno dell'altro. (p. 118)
*Quanto più si accumulano le [[Ricchezza|ricchezze]], tanto più negli uomini cresce e si esaspera l'[[invidia]]. (p. 129)
*Ciò che per gli uomini è un [[peccato]], per il [[diavolo]] è un motivo di risa. (p. 119)
*Qualunque mendicante sa che il vero baluardo della vita e la vera difesa dell'uomo sono la [[ricchezza]] e la proprietà (p. 132)
*Gli uomini provano poca ammirazione per la meravigliosa magnificenza dei Cieli. (p. 133)
*È sempre utile vedere da che parte uno zoppica. Se zoppica a sinistra dagli un colpo a destra, se a destra, percuoti a sinistra. (p. 135)
*Al tempo di [[Cristo]] anche gli uomini erano pochi, e poco volevano, e pur tuttavia quel poco non bastava a tutti. Ora noi siamo diventati più [[Avidità|avidi]], siamo una moltitudine, e ad ognuno di noi necèssita possedere tutto. Dunque, lavora, accumula, risparmia... (p. 145)
*Ognuno sia sacro a se stesso. Ecco. Appunto così: ogni [[uomo]] sia per se stesso sacrosanto! (p. 145)
 
==''Varenka Olessova''==
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===Opere===
{{Pedia|Varen'ka Olesova||(1898)}}
{{Pedia|La madre (romanzo)|''La madre''|(1906)}}
 
[[Categoria:Drammaturghi e commediografi russi|Gorkij, Maksim]]