Hans Fallada: differenze tra le versioni

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* E le cose stavano proprio così: la morte nella compagnia di disciplina, la morte in un campo di concentramento, la morte in prigione, ecco le cose che lo minacciavano quotidianamente, che lui doveva allontanare da sé. E aveva così poca forza… (p. 146)
* Il commissario è un po' nervoso, non certo per quel che Friedrich sta facendo in cucina con la vecchia ebrea, cose del genere e anche peggiori corrispondono alla sua natura. Rusch è un avvocato fallito che ha trovato modo di entrare nella polizia criminale. Più tardi è stato da questa ceduto alla Gestapo. Fa volentieri il suo servizio. Avrebbe volentieri offerto questi suoi servizi a qualsiasi governo, ma i metodi spicci di quello attuale gli piacciono particolarmente. – Niente sentimentalismi, – dice qualche volta a un principiante. – Soltanto quando abbiamo ottenuto quel che volevamo, soltanto allora abbiamo adempito al nostro dovere. Il mezzo è indifferente. (p. 159)
* – Tutti hanno paura! – affermò la [[w:Sturmabteilungen|camicia bruna]], piena di disprezzo. – Perché poi? Gli abbiamo spianato la strada, basta che facciano quel che diciamo loro di fare.<br/>– Tutto ciò succede perché la gente non vuol smettere di pensare. Credono che andranno avanti a forza di pensare.<br/>– Devono soltanto ubbidire. A pensare provvede il [[Adolf Hitler|Führer]]. (p. 204)
* […] Intanto Otto Quangel riponeva penna e calamaio e nascondeva in un libro la cartolina incominciata. Aveva già scritto le prime parole: «Führer ordina, noi ti seguiamo. Sì, noi ti seguiamo, siamo diventati un gregge di pecore che il nostro Führer può spingere su ogni banco di macellaio. Abbiamo rinunziato a pensare…». (p. 211)