Lager: differenze tra le versioni

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Citazioni sui '''lager'''.
 
== =[[Francesco Guccini]] ===
*A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. ([[Primo Levi]])
 
*I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al [[bene]], i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli [[egoismo|egoisti]], i [[violenza|violenti]], gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì [[innocenza|innocente]], ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più [[adattamento|adatti]]; i migliori sono [[morte|morti]] tutti. ([[Primo Levi]])
 
== [[Francesco Guccini]] ==
*''Cos'è un lager? | Sono mille e mille occhiaie vuote, | sono mani magre abbarbicate ai fili, | son baracche, uffici, orari, timbri e ruote, | son routine e risa dietro a dei fucili, | sono la paura l'unica emozione, | sono angoscia d'anni dove il niente è tutto, | sono una pazzia e un'allucinazione | che la nostra noia sembra quasi un rutto. | Sono il lato buio della nostra mente, | sono un qualche cosa da dimenticare, | sono eternità di risa di demente, | sono un manifesto che si può firmare''.
*''Cos'è un lager? | Son recinti e stalle di animali strani, | gambe che per anni fan gli stessi passi, | esseri diversi, scarsamente umani, | cosa fra le cose, l'erba, i mitra, i sassi; | ironia per quella che chiamiam ragione, | sbagli ammessi solo sempre troppo dopo: | prima sventolanti giustificazioni, | una causa santa, un luminoso scopo. | Sono la furiosa prassi del terrore | sempre per qualcosa, sempre per la pace; | sono un posto in cui spesso la gente muore; | sono un posto in cui, peggio, la gente nasce''.
 
== =[[HertaPrimo MüllerLevi]] ===
*A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. ([[Primo Levi]])
*I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al [[bene]], i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli [[egoismo|egoisti]], i [[violenza|violenti]], gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì [[innocenza|innocente]], ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più [[adattamento|adatti]]; i migliori sono [[morte|morti]] tutti. ([[Primo Levi]])
 
===[[Herta Müller]]===
*Il Lager, nelle sue molteplici ma sempre mostruose forme, è un simbolo del ventesimo secolo. I campi di punizione e di lavoro in Germania e quelli del sistema Gulag dello stalinismo, i campi di concentramento e i campi di sterminio dei nazionalsocialisti. Con l'eccezione della Russia, in Europa sono scomparsi. La parola però è rimasta. Oggi sta per campo estivo, campeggio, camping, luogo di riposo.
*Lager, s.n.: campo<br/>Da quando so pensare, mia madre dice:<br/>Il freddo è peggiore della fame.<br/>Oppure: Il vento è più freddo della neve.<br/>Oppure: Una patata calda è un letto caldo.