Agostino Gallo: differenze tra le versioni

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A pochi è dato di elevarsi sulla folla, nata a far numero .ed ombra, e di segnalarsi con pregiate opere d'ingegno o con inclite geste; a pochissimi trarne onori, rinomanza, agiatezza e vita tranquilla.<br />I più eccelsi intelletti son bersaglio della maligna fortuna, dell'invidia, e di sfrenati ribaldi. E che rimane allora all'illustre sventurato? Altro che calcar le proprie sciagure con altezza d'animo, soffrirlo con dignità, e confortarsi al raggio di futura speranza. Il tempo amico della virtù conculcata ne vendica i torti, e provoca la penna de' posteri, più tremenda della spada, a renderle omaggio fin entro le tenebro del sepolcro, e a condannare ad eterna esacrazione i nomi degl'ingiusti oppressori.<br />Ciò appunto avvenne al grand'epico italiano; ma non cosi ad [[Angelo di Costanzo]], leggiadrissimo ingegno, il quale comune ebbe con lui la nazione, il secolo, l'alloro poetico, e le sciagure.
===Citazioni===
*Era ben altro il moral carattere dell'[[Italia]] nel secolo XVI ove ogni cosa spirava generosi e magnanimi sentimenti. Generoso era nello scopo lo stesso esecrando parteggiare; perocché per rie diverso tendeva, sebben con riprovevoli mezzi, al bene della patria comune. Generoso era l'amor per le donne, generose le armi, guidate dall'onore a pro della terra natia, generose le lettere, dirette ad accrescerne la gloria, e generose le arti che lasciavan monumenti de' fatti illustri di ogni municipio. Abborrivansi allora con nobile orgoglio ogni straniera usanza ed imitazione. La bella penisola, opinava ciascuno, esser dovea al tutto italiana, aver una peculiare letteratura, un proprio sentire, una propria imaginativa, un linguaggio e un modo di colorire i pensieri in prosa e in versi, o di rappresentarli col pennello c collo scarpello o in lince architettoniche, tutto nazionale. [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]] potentissimo di regni, di eserciti e di dovizie poté deviar l'impulso del secolo in Italia, mai renderla spagnuola o germanica, e non contento di possederne gran parte ne agognava l'intera conquista per aggiungere la più fulgida gemina alla sua ricca corona. (p. XXIX)
*Se altro non avesse scritto il [[Angelo di Costanzo|Costanzo]], di più circonstanziato, e se mai tra tutte le sue rime non si fosse lasciato sfuggir di penna il nome o cognome della sua amante, chiunque che conoscesse l'istoria de' tempi, e le celebri donne che allor levavano grido in [[Napoli]], si sarebbe indotto a credere che costei fosse la famosa [[Vittoria Colonna]], marchesa di Pescara. (p. XXXIII)
*Bellissima della persona, e figlia di bella madre, e di somma onestà, e d'altre rari doti dell'animo pregiata, oltre ogni dire, qual la dipinse il [[Angelo di Costanzo|Costanzo]], fu [[Vittoria Colonna]]. La quale, vedovando fresca ancor di bellezza, sebbene a 35 anni, sfuggì non solo ogni amoroso adescamento; ma rifiutò benanco la mano d'illustri personaggi, immersa sempre nel dolore per la morte del suo adorato consorte. (p. XXX)