Arthur John Strutt: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sulla [[battaglia di Maida]]}} Durante la guerra, mentre le montagne di Cortale erano occupate dai francesi, un bel mattino, con grande sorpresa di costoro, il golfo di Eufemia offrì l'insolito spettacolo di una flotta inglese dalle cui navi sbarcò alla spicciolata un contingente di truppe che si spinse nell'interno per provocare uno scontro e fare un'azione dimostrativa; insomma quale che sia la definizione tecnica dell'operazione, i soldati si avviarono verso Nicastro. I calabresi, il cui parere era sostenuto dalla loro conoscenza dei luoghi, suggerirono ai francesi di rimanere sulle loro posizioni di montagna, assicurandoli che se agli invasori fosse stato consentito di accamparsi sulle terre basse e paludose che si stendono da Nicastro al mare, e durante la stagione calda sono infestate dalla micidiale ''malaria'', ben presto gli uomini si sarebbero trovati in una condizione tutt'altro che propizia al combattimento. Ma ''monsieur'' (il generale) aveva troppa fretta per ascoltare il consiglio e, sceso subito incontro al nemico senza ausilio alcuno di artiglieria, ricevette tale dura batosta dagli inglesi che fu costretto ad abbandonare all'istante il campo così infausto, lasciando al nemico la possibilità di raggiungere le sue navi soddisfatto del danno provocato. (citato in ''Viaggiatori stranieri nel Sud'', pag. 502)
 
==''Calabria Sicilia 1840''==
<small><div align=right>Albano, 30 aprile 1841</div></small>
*Questa razza di cani è peculiare della Campagna Romana. Sono esemplari completamente bianchi, alti e irsuti, e valgono — ci è stato detto — dieci corone ciascuno. I pastori hanno un aspetto non meno ispido delle loro bestie: portano indumenti fatti di pelli di pecore o di capre con all'esterno la lana o il pelo. Raramenti essi sono occupati in qualche lavoro. Soltanto qualcuno di loro filava un po' di lana per aggiungere qualche soldo al modesto guadagno di pastore. Essi avevano un idea favolosa delle pecore inglesi: le immaginavano grandi almeno quanto un asino! Così avevano sentito dire — affermavano — e non tentammo nemmeno di modificare una opinione così favorevole. Prendemmo congedo da loro quando i nostri sketches furono finiti: e continuammo per la nostra strada. (p. 80)
<small><div align=right>Napoli, 5 maggio</div></small>
* Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: — Vedi [[Napoli]] e poi muori!, ma io dico: — Vedi Napoli e vivi — perché c'è molto qui degno di essere vissuto. (p. 91)
<small><div align=right>Osteria della Rotonda, 22 maggio</div></small>
* È qui la frontiera della [[Calabria]] e quindi l'ultima località della provincia della [[Basilicata]]. La padrona di casa ci avverte che domani non saremo più in grado di comprendere la lingua del luogo, tanto è difficile il dialetto calabrese. « Non parlano italiano come noi » — ci dice con sufficienza — pur non essendo, certamente, il suo italiano il più puro toscano. È bene, dopo tutto, aspettarsi il peggio, ed ella ci ha preparato per ogni evento, dicendoci che troveremo « brutta lingua e brutta gente ». (p. 125)
<small><div align=right>Castrovillari, 23 maggio</div></small>
* Temendo che non comprendiate la parola « Galantuomo » debbo informarvi che qui è usata per designare una certa classe di uomini che non sono assolutamente obbligati a lavorare per vivere. Disponendo, forse, di un carlino al giorno di rendita, essi sono in grado di vivere in [[ozio]], per farla da padrone nel villaggio ed essere, come sono, « Galantuomi ». (p. 128)
 
==Bibliografia==