Vincenzo Monti: differenze tra le versioni
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*''E meglio tra capanne in umil sorte, | che nel tumulto di ribalta corte, | [[Filosofia]] s'impara''. (da ''Invito d'un solitario a un cittadino'', p. 275)
*''Vieni dunque, infelice, a queste selve; | Fuggi l'empie [[città]], fuggi i lucenti | D'oro palagi, tane di serpenti, | E di perfide belve''. (da ''Invito d'un solitario a un cittadino'', p. 276)
*''E te pur, dolce amico, e te pur prende | Del mio soffrir pietade; ed in me fitto | Lo sguardo, mostri che il dòlor ti fende | Di che misero io porto il coi- trafitto. ||
*''E diran tutti: L'italo cantore | Vinse il latino; chè le Furie a quello | Fur Mute, e a te, leggiadro spirto, il core''. (da''Al sig. conte Francesco Cassi'', p. 18)<ref name=Rac></ref>
*''Più la contemplo, più vaneggio in quella | Mirabil tela: e il cor, che | ne sospira, | Sì nell'obbietto del suo arnor delira, | Che gli amplessi n'aspetta e la favella''. (''Per un dipinto del celebre sig. Filippo Agricola rappresentante la Figlia delPAutore'', p. 21)<ref name=Rac></ref>
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*''Ogni più lieve immagine | Nel cor le versa il foco. | Ed un desire incognito | La morde intanto e preme: | Vorria confuso intenderlo, | E intenderlo pur teme''. (p. 34)
===[[Explicit]]===
''Ma che? le gote esprìmono | L'[[Ardore|ardor]] che il labbro occulta, |
{{NDR|Vincenzo Monti, ''Amor vergognoso'', in ''Poesie varie'', ''Raccolta di poeti classici italiani antichi e moderni'', Milano 1834}}
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==''Lettera a nome di Francesco Piranesi al generale D. Giovanni Acton ''==
===[[Incipit]]===
Voi dormite tranquillo, signor Generale, sopra i vostri allori marittimi e sul timone della nave di cui sedete al governo, e tutt'altro vi sognate sicuramente, che di ricevere una mia lettera.
===Citazioni===
*La [[verità]] non ha mai atterrito gli amici della [[virtù]] e non vi sono che i vili, che consigliano di tacerla, e le sporche coscienze, a cui torna conto che la sua luce resti sepolta nel cuore degli uomini, come una lucerna dentro una tomba. (p. 23)
*La massima, che sotto [[Luigi XIII di Francia|Luigi XIII]] lasciò scritta nel suo testamento politico un gran ministro di Stato, ''che i sovrani si guardino con diligenza dall'impiegare nelle cariche le persone d'onore,
*Oh [[verità]]! sentimento divino, idolo dei cuori onorati e tormento eterno dei perfidi, io potrò dunque far sì, che il pubblico ti contempli a viso scoperto e ti tocchi? L'impostura avea tentato di seppellirti, e nascondere, ai tanti occhi che ti cercano, le tue pure attrattive. Ma la mia mano strapperà con coraggio il velo che ti hanno posto sul volto. La tua luce brillerà come il sole, confonderà i vili che ti hanno tradito, e i buoni esulteranno tutti della tua giusta vendetta. (p. 31)
*[...] per disonore dell'umana ragione non v'e cosa in [[Napoli]] tanto notoria, quanto la libera e pubblica vendita che vi si fa dei falsi attestati. La tariffa loro ordinaria è di tre ducati, o di quattro, secondo la fame di chi vende, e il bisogno di chi compra. Se tu vuoi dunque soppiantare un processo, alterare una particola di testamento, falsificare qualunque carattere, tu non hai ch'a gittar via i rimorsi, e dar mano alla borsa. Le botteghe de' falsari son sempre aperte. Tiriamo un velo sopra queste incredibili e non mai più udite abbominazioni. Il pensiero non può fissarle senza raccapriccio. (p. 32-33)
*Noi entriamo in un [[mare]] che non ha sponde, in un mare di ribalderie, ove l'ingiustizia e la soverchieria veleggiano col vento in poppa, e la sola [[innocenza]] è in burrasca, da tutti abbandonata,
{{NDR|Vincenzo Monti, ''Lettera a nome di Francesco Piranesi al generale D. Giovanni Acton '', in ''Prose varie'', Tomo V, Giovanni Resnati e G. Bernardoni, Milano 1841}}
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