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''Quando Gladiatore era un Insulto''
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*A [[Ponzio Pilato|Pilato]] si attribuisce a torto la condanna di Gesù. Gli si dà un rango che non gli spetta: era prefetto e, di conseguenza, sulla sua testa c'era il governatore della Siria, la vera autorità politica che dialogava con i poteri locali. (citato in ''Corriere della sera'', 19 ottobre 2006)
*{{NDR|[[Ponzio Pilato]]}} Fu un perplesso che si trovò nella stessa situazione in cui si troverebbe oggi un occidentale – non necessariamente uno statunitense occupante – dinanzi allo scannamento reciproco di sciiti e sunniti. Mentre gli americani hanno scelto di favorire cinicamente gli uni contro gli altri, Pilato aveva da una parte gli ebrei ortodossi e dall'altra Gesù. E ha scelto che se la vedessero tra loro, donde la condanna. (citato in ''Corriere della sera'', 19 ottobre 2006)
 
{{intestazione|''Quando Gladiatore era un Insulto'', Corriere della Sera 8 novembre 2010}}
*In politica [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] apostrofò così {{NDR|Gladiatore}} [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]] in Senato e lo stesso fece vent'anni dopo con il triumviro [[Marco Antonio|Antonio]].<br />Un crollo della «Casa dei Gladiatori» sarebbe stato salutato da loro medesimi con uno scatto di entusiasmo. Essi erano infatti schiavi due volte: schiavi come condizione giuridica, e schiavi di quelle armi. Questo stato di cose ne faceva un gruppo a parte, nell'ambito della massa schiavile: una élite alla rovescia.
*[[Karl Marx|Marx]], nei primi mesi del 1861, forse irritato da quella che era parsa la capitolazione di [[Teano]], scrivendo in privato a [[Friedrich Engels|Engels]] commentava: «[[Spartaco]] fu un vero grande generale, non un [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]!».
*[[Spartaco]], il gladiatore-generale, fu per [[Roma]] un incubo di lunga durata. [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], che aveva una trentina d'anni al tempo della rivolta, quando fu console, dieci anni dopo, e schiacciò con la forza i congiurati intorno a [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]], chiamò Catilina, in Senato, «codesto gladiatore» (e Catilina era un senatore appartenente a una antica e nobile famiglia).
==''1914''==
*Queste parole<ref>Di [[Guglielmo II di Germania]], che escludeva la possibilità di una guerra alla Serbia dopo la sua risposta all'ultimatum austriaco.</ref> sono indubbiamente pesanti, per lo storico come per il politico, perché rivelano come non ci sia mai, anche all'ultimo minuto prima di sparare, una situazione di inevitabilità. E tuttavia sono anche rattristanti perché ci dimostrano come qualche forza più forte dei vertici stessi del potere conduca per mano verso la catastrofe, verso esiti che sono probabilmente voluti così fortemente da forze capaci di imporre la propria volontà, da travalicare persino quei limiti che l'autorità massima dovrebbe segnare. (p. 82)