Mario Canciani: differenze tra le versioni

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*Il fiume pensa al mare che lo aspetta. Il mare attende il fiume che viene. Questo Oceano, che ha il cuore vulnerabile alla tenerezza, è [[Dio]]. In Lui troviamo la tenera armonia di noi stessi, perché sgorga da Lui la legge gravitazionale degli esseri. (p. 117)
*[[Dio]] ci cerca infinitamente di più di quanto noi lo cerchiamo. «Mio Dio,» scriveva [[John Henry Newman|Newman]] «credo che tu mi ami più di quanto io ami me stesso.»<br>Noi attendiamo Dio sulle strade della morale, della colpa, della paura. Lui viene sulle vie del perdono e della bontà. Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo [[Hans Urs von Balthasar |von Balthazar]] affermava: «L'inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna.<br>Per sapere cosa significava per [[Gesù]] «amare», bisognerebbe interrogare coloro che Egli ha incontrato […] lo stesso [[Pietro apostolo|Simon Pietro]] che aveva tradito Gesù, e che Egli pone, nonostante ciò, a capo della Sua Chiesa. (pp. 117-118)
*Dopo ogni crisi, la [[vita]] riserva sempre nuove sorprese. Sono convinto che il meglio, nonostante tutto, ci stia sempre davanti. A qualsiasi età. (p. 122)
*È [[Maturità|maturo]] solo chi si ritiene immaturo, perché solo chi si ritiene immaturo cerca di colmare le sue lacune. E poi, la [[verità]] è troppo grande per essere posseduta integralmente da qualcuno... (p. 122)
*Anche nelle giornate più buie, c'è qualche piccola gioia che il [[Dio|Signore]] semina sul nostro sentiero, per incoraggiarci a camminare verso di Lui. Se fossimo attenti, scorgeremmo dovunque le sue tracce, le pagliuzze d'oro della sua tenerezza infinita. (p. 127)
*[[San Francesco d'Assisi|San Francesco]] chiamava gli [[animali]] «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C'era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga... Un vero ''Cantico delle creature''!<br>La stampa diede grande rilievo all'avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:<br> «Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste...»<br>Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa. (pp. 132-133)
*Ho ancora negli occhi la visione di una quarantina di Terranova, i famosi cani che salvano in mare la gente in pericolo, venuti da tutta Europa per una manifestazione. Sono cani enormi: pesano dagli ottanta ai cento chili... Nella Basilica […] ho letto questa preghiera da me composta per l'occasione: