Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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{{NDR|Frierdrich Nietzsche, ''Su verità e menzogna in senso extramorale'' in ''La filosofia nell'epoca tragica dei greci. E scritti 1970-1973'', traduzione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 2006.}}
 
==''Il dramma musicale greco''==
==''Verità e menzogna'' e altri scritti giovanili==
===[[Incipit]]===
====I traduzione====
''Due conferenze pubbliche sulla tragedia greca''<br>'''PRIMA CONFERENZA: IL DRAMMA MUSICALE GRECO'''<br>Nel teatro contemporaneo non sono presenti solo memorie e risonanze ''delle arti drammatiche della Grecia''; anzi, le sue ''forme fondamentali'' hanno radici nel terreno ellenico, o per crescita naturale oppure per via di una derivazione ''artificiale''. Soltanto i ''nomi'' in diversi modi si sono mutati e spostati: analogamente la musica medievale era di fatto ancora basata su tonalità greche, solo che, per esempio, ciò che i greci chiamavano «''locrese''» nel canto liturgico veniva indicato come «''dorico''». Confusioni del genere le s'incontra nell'ambito della terminologia drammatica: ciò che l'Ateniese considerava «''tragedia''», noi tutt'al più lo iscriviamo al concetto di «grande opera»; così almeno ha fatto [[Voltaire]] in una lettera al Cardinal Quirini.
Nella nostra odierna vita teatrale non si ritrovano semplici ricordi ed echi delle ''arti drammatiche della Grecia'': piuttosto, le sue ''forme fondamentali'' gettano le radici nel terreno ''ellenico'', sia per una crescita ''naturale'', sia in conseguenza di una derivazione ''artificiosa''. Soltantoi ''nomi'' si sono in molti modi trasformati e spostati. Così la musica medievale in realtà possedeva ancora le tonalità greche, con il loro nome greco, senonché, per esempio, ciò che i Greci chiamavano «''locrese''» era designato nella musica ecclesiastica come «''dorico''». Troviamo simili confusioni anche nel campo della terminologia drammatica: ciò che l'Ateniese intendeva per «''tragedia''», noi lo riportiamo tutt'al più sotto il concetto di «''grande opera»; così almeno ha fatto [[Voltaire]], in una lettera al Cardinale Quirini.
 
{{NDR|Frierdrich Nietzsche, ''Il dramma musicale greco'' in ''La filosofia nell'epoca tragica dei greci. E scritti 1970-1973'', traduzione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 2006}}
 
====II traduzione====
''Due conferenze pubbliche sulla tragedia greca''<br>'''PRIMA CONFERENZA: IL DRAMMA MUSICALE GRECO'''<br>Nel teatro contemporaneo non sono presenti solo memorie e risonanze ''delle arti drammatiche della Grecia''; anzi, le sue ''forme fondamentali'' hanno radici nel terreno ellenico, o per crescita naturale oppure per via di una derivazione ''artificiale''. Soltanto i ''nomi'' in diversi modi si sono mutati e spostati: analogamente la musica medievale era di fatto ancora basata su tonalità greche, solo che, per esempio, ciò che i greci chiamavano «''locrese''» nel canto liturgico veniva indicato come «''dorico''». Confusioni del genere le s'incontra nell'ambito della terminologia drammatica: ciò che l'Ateniese considerava «''tragedia''», noi tutt'al più lo iscriviamo al concetto di «grande opera»; così almeno ha fatto [[Voltaire]] in una lettera al Cardinal Quirini.
 
{{NDR|Friedrich Nietzsche, ''Il dramma musicale greco'' in ''Verità e menzogna (e altri scritti giovanili)'', traduzione di Sergio Givoni, Newton Compton Editori, 1988}}
 
===Citazioni===
*La musica dovrebbe sostenere la poesia, rafforzare l'espressione dei sentimenti e l'interesse della situazione, senza spezzare l'azione o disturbarla con inutili fiorettature. (p. 47, 1988)
'''PRIMA CONFERENZA: IL DRAMMA MUSICALE GRECO'''
*La musica dovrebbe sostenereessere per la poesia, rafforzareciò l'espressioneche la vivacità dei sentimenticolori e luna felice mescolanza d'interesseombre e di luci sono per un disegno corretto e ben dellastudiato; situazionecose, senzatutte, spezzareche l'azioneservono ounicamente disturbarlaa condar inutilivita fiorettaturealle figure senza confondere i contorni. (p. 47, 1988)
 
*La musica dovrebbe essere per la poesia ciò che la vivacità dei colori e una felice mescolanza d'ombre e di luci sono per un disegno corretto e ben studiato; cose, tutte, che servono unicamente a dar vita alle figure senza confondere i contorni. (p. 47)
==''Socrate e la tragedia''==
*La tragedia greca, rispetto a tutti gli altri generi d'arte imparentati con essa, è finita per motivi diversi: la sua fine è stata tragica, là dove tutti quegli altri generi sono venuti meno nella morte più bella. (p. 51, 1988)
*Si sa di quale straordinaria venerazione [[Euripide]] godesse presso i poeti della nuova commedia attica. Uno dei più rinomati, [[Filemone]], dichiarò che si sarebbe immediatamente fatto impiccare, pur di vedere Euripide negli inferi, qualora si fosse potuto convincere che il defunto aveva ancora vita e intelletto. (p. 51, 1988)
*Euripide è il primo drammaturgo che segue consapevolmente un'estetica. Di proposito egli cerca ciò che è perfettamente comprensibile: i suoi eroi ''sono'' nei fatti quel che sono quando parlano. Essi si esprimono totalmente attraverso le parole, là dove invece i personaggi di [[Eschilo]] e di [[Sofocle]] sono assai più profondi e più pieni rispetto alle parole che dicono: propriamente essi balbettano su di sé. (p. 56, 1988)
*Euripide dà forma ai personaggi, e nello stesso tempo li decostruisce: di fronte alla sua anatomia essi non hanno più niente di nascosto. Se Sofocle aveva detto di Eschilo ch'egli faceva il giusto pur senza averne coscienza, Euripide avrebbe dovuto dire di lui ch'egli faceva quel che non bisognava fare, ''poiché'' non ne aveva coscienza. (p. 56, 1988)
 
{{NDR|Friedrich Nietzsche, ''Socrate e la tragedia'' in ''Verità e menzogna (e altri scritti giovanili)'', traduzione di Sergio Givoni, Newton Compton Editori, 1988}}
'''SECONDA CONFERENZA: [[Socrate|SOCRATE]] E LA TRAGEDIA'''
*La tragedia greca, rispetto a tutti gli altri generi d'arte imparentati con essa, è finita per motivi diversi: la sua fine è stata tragica, là dove tutti quegli altri generi sono venuti meno nella morte più bella. (p. 51)
*Si sa di quale straordinaria venerazione [[Euripide]] godesse presso i poeti della nuova commedia attica. Uno dei più rinomati, [[Filemone]], dichiarò che si sarebbe immediatamente fatto impiccare, pur di vedere Euripide negli inferi, qualora si fosse potuto convincere che il defunto aveva ancora vita e intelletto. (p. 51)
*Euripide è il primo drammaturgo che segue consapevolmente un'estetica. Di proposito egli cerca ciò che è perfettamente comprensibile: i suoi eroi ''sono'' nei fatti quel che sono quando parlano. Essi si esprimono totalmente attraverso le parole, là dove invece i personaggi di [[Eschilo]] e di [[Sofocle]] sono assai più profondi e più pieni rispetto alle parole che dicono: propriamente essi balbettano su di sé. (p. 56)
*Euripide dà forma ai personaggi, e nello stesso tempo li decostruisce: di fronte alla sua anatomia essi non hanno più niente di nascosto. Se Sofocle aveva detto di Eschilo ch'egli faceva il giusto pur senza averne coscienza, Euripide avrebbe dovuto dire di lui ch'egli faceva quel che non bisognava fare, ''poiché'' non ne aveva coscienza. (p. 56)
 
==''Umano, troppo umano''==