Johann Gottlieb Fichte: differenze tra le versioni

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''La missione del dotto''
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*Lo spirito umano, risvegliato da [[Jean-Jacques Rousseau|Jean Jacques Rousseau]], ha compiuto un'opera che avreste considerata come la cosa più impossibile del mondo, se foste capaci di afferrarne l'idea: ha misurato se stesso nella sua interezza.
*L'[[uomo]] si ricostruisce una [[patria]] sotto qualsiasi lembo di cielo.
 
==''La missione del dotto''==
===[[Incipit]]===
Lo scopo delle lezioni che comincio oggi, vi è in parte già noto. Vorrei dare una risposta o, piuttosto, vorrei spingere voi, miei signori, a darla ai quesiti seguenti: qual è la missione dell'intellettuale? quale il suo rapporto sia con la totalità del genere umano che con i vari ceti sociali di esso? con quali strumenti egli può realizzare con la massima sicurezza la sua sublime missione?
===Citazioni===
*L'intellettuale è tale solo in quanto viene contrapposto agli altri uomini che intellettuali non sono. (p. 7)
*L'autocoscienza empirica, ossia la consapevolezza di una qualsivoglia determinazione presente in noi, non è possibile se non presupponendo un Non-Io. Questo Non-Io deve esercitare un'azione sulla capacità elettiva dell'uomo che noi chiamiamo sensibilità. L'uomo, dunque, in quanto è qualcosa, è un ente sensibile. (p. 12)
*L'Io puro si lascia rappresentare solo in negativo, come l'opposto del Non-Io che ha come carattere distintivo la molteplicità. Perciò l'Io puro viene inteso come una completa ed assoluta identità con se stesso, esso è sempre Uno e Identico e mai un'altra cosa. (p. 12)
*L'Io puro non può mai trovarsi in contraddizione con se stesso, giacché al suo interno non può esservi molteplicità, ed esso è sempre Uno e Identico. Ma l'Io empirico, determinabile e determinato per mezzo delle cose a lui esterne, può contraddirsi. (p. 13)
*All'Io empirico deve venir data una disposizione come se questa potesse valere in eterno. Potrei dunque - e vi accenno solo di sfuggita e con scopi asplicativi - esprimere il principio fondamentale della morale con la formula seguente: Agisci in modo da poter concepire la massima della tua volontà come una legge per te eterna. (p. 13)
*Il fine ultimo e sommo dell'uomo è la perfetta corrispondenza con se stesso e - affinchè egli possa corrispondere a se stesso - la corrispondenza di tutte le cose a lui esterne con i concetti necessari e pratici di esse che egli port in sé (ossia i concetti che determinano come le cose ''dovrebbero'' essere). (p. 16)
*Non è vero che ''ciò che ci rende felici è buono''; al contrario: ''solo ciò che è buono ci rende felici''. (p. 17)
*Lo scopo finale dell'uomo è di sottomettere a sé tutto ciò che è privo di ragione e di padroneggiarlo liberamente secondo la propria legge. Questo scopo finale è completamente irrangiungibile e deve restare eternamente irrangiungibile, altrimenti l'uomo cesserebbe di essere un uomo e diverrebbe un Dio. (p. 17)
*L'uomo esiste per migliorarsi sempre più dal punto di vista morale e per rendere migliore tutto ciò che lo circonda: sia nella sfera della ''sensibilità'', sia anche, se lo consideriamo nell'ambito della ''sensibilità''. sia anche, se lo consideriamo nell'ambito della società, ''dal punto di vista etico'' e così facendo, per rendere se stesso sempre più felice. (p. 18)
*Chiamo [[società]] la relazione reciproca degli esseri razionali. (p. 22)
*La natura, quando agisce in modo teleologico, agisce secondo leggi necessarie. La ragione agisce invece secondo il modo delle ''libertà''. (p. 26)
*L'istinto sociale appartiene dunque agli istinti fondamentali dell'uomo. L'uomo è ''destinato'' a vivere in società, egli ''deve'' vivere nella società; se vive isolato non è un uomo completo e compiuto, e contraddice a se stesso. (p. 28)
*Noi siamo ancora al basso grado della semi-umanità, ovvero alla schiavitù. (p. 32)
*Libero è solo colui che vuole rendere libero tutto ciò che lo circonda e che effettivamente lo rende libero mediante un certo influsso del quale non sempre si percepisce la causa. (p. 32)
*Tutti gli individui che appartengono al genere umano sono diversi tra loro. Solo in una cosa sono completamente concordi, e questa è il loro fine ultimo, la perfezione. La perfezione è determinata soltanto in un unico modo; essa è sempre perfettamente uguale a se medesima. Qualora tutti gli uomini potessero diventare perfetti, qualora potessero raggiungere il loro sommo ed ultimo fine, allora sarebbero tutti perfettamente uguali. Essi sarebbero un Uno, un unico soggetto. (p. 33-34)
*L'intellettuale è tale solo se considerato all'interno della società. (p. 37)
*Tutte le leggi della ragione sono fondate nell'essenza del nostro spirito. Ma esse arrivano alla coscienza empirica solo attraverso una esperienza a cui siano applicabili; e quanto più spesso vengono usate, tanto più intimamente essi si connettono con questa coscienza. (p. 39)
 
==Citazioni su Johann Gottlieb Fichte==
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==Bibliografia==
*Roger Garaudy, ''Karl Marx (Clefs pour Karl Marx)'', traduzione di Marilena Feldbauer, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1974.
*Johann Gottlieb Fichte, ''La missione del dotto'' (''Einige Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehrten''), Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1991.
 
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