Frank McCourt: differenze tra le versioni

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*Alle loro lezioni mi piacerebbe alzarmi e annunciare a tutti che ho troppo da fare per essere irlandese, cattolico e checchessia, che lavoro giorno e notte per campare, che cerco di studiare i libri in programma e mi addormento in biblioteca [...]. (p. 218)
*Se non dovessi lavorare in banca, al porto o ai magazzini, avrei il tempo per essere uno studente universitario come si deve e lamentarmi del vuoto esistenziale. Magari i miei genitori avessero fatto una vita rispettabile e mi avessero mandato all'università. A quest'ora mi sarei potuto inttrattenere al bar o in mensa dicendo a tutti quanto ammiro Camus per il suo quotidiano invito al suicidio e Hemingway per aver rischiato di beccarsi una cornata di toro nel fianco. Se avessi tempo e denaro so che quanto a disperazione sarei superiore a tutti gli studenti di New York anche se non potrei mai farne parola con mamma perché Mamma direbbe Ma per l'amor di Dio, c'hai la salute, le scarpe ai piedi, una bella testa di capelli, che vuoi di più dalla vita? (p. 251)
*Senz'altro non è brutto come essere di [[pelle]] nera, l'accento al contrario della pelle si può sempre cambiare e sarà sicuramente una gran scocciatura essere nero con la gente che pensa di dover parlare di faccende di neri solo perché ci sei tu che hai la pelle così. L'accento si può cambiare e in quel caso la gente smetterà di dirti di quale zona d'Irlanda erano i suoi ma se sei nero non c'è scampo. (p. 283)
*Insomma non lascerò l'insegnamento ma non per Horace, per lo scaricatore o per Alberta. Non lo lascerò per quello che potrei dire a me stesso alla fine di una serata passata a servire da bere e a divertire la clientela. Mi accuserei di scegliere la via più facile e tutto perché sconfitto da un'armata di ragazzi che stavano facendo resistenza a ''Tu e il tuo mondo'' e ''Giganti nella terra''. (p. 309)
*Prendemmo tè e panini e Phil tirò fuori una bottiglia di whiskey per dare inizio alle storie e alle canzoni, perché il giorno in cui seppellisci i tuoi morti non c'è nient'altro da fare. (p. 440)