Gaio Lucilio: differenze tra le versioni

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==''Satire''==
===Libro I===
*<ref>Questa prima satira, in cui Lucilio narra del ''concilio degli déi'' (un ''τόπος'' greco presente anche nell<nowiki>'</nowiki>''[[Wikipedia:itw:Apokolokyntosis|Apokolokyntosis]]'' di [[Seneca]]), vuole essere soprattutto la parodia dell'istituzione senatoria. Lucilio inoltre attacca gli déi, colti in fallo e difetto proprio quando Roma ha più che mai bisogno del loro aiuto, mentre infuriano le guerre sociali, sia prima che dopo i tentativi di riforma agraria attuati dai fratelli [[Tiberio Sempronio Gracco|Tiberio]] e [[Gaio Sempronio Gracco]].</ref> Gli dèi discutevano sui grandi problemi degli uomini...<br />come Giove potesse salvare ancora il popolo e la città di Roma...<br />e, se non più a lungo, prolungarne l'esistenza almeno di un cinquennio...<br />e in qual modo potesse attuare il proposito e salvare le mura. (1968)
:''Consilium summis hominum de rebus habebant...<br />quo populum atque urbem pacto servare potisset<br />amplius romanam...<br />si non amplius, at lustrum protolleret unum...<br />munus tamen fungi et muros servare potisset.''
 
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:''Nunc vero a mani ad noctem, festo atque profesto,<br />totus item pariterque die populusque patresque<br />iactare indu foro se omnes, decedere nusquam,<br />uni se atque eidem studio omnes dedere et arti,<br />verba dare ut caute possint, pugnare dolose,<br />blanditia certare, bonum simulare virum se,<br />insidias facere, ut si hostes sint omnibus omnes.'' (1228-1234 Marx)
 
*<ref>Corre l'anno 121 a.C., e Quinto Muzio Scevola, detto Augure, è pretore ad Atene. Incontra per caso Tito Albucio, e lo saluta in greco (''chaere'' (Χαῖρε), che equivale al ''vale'' latino, significante: ''stammi bene! Salute a te!''), come se Tito non fosse un cittadino romano, e quindi non capisse il latino. Il che sarà preso come un'offesa da Tito, il quale, l'anno successivo, accuserà il pretore Scevola di estorsione: quegli dovrà tornare in Italia, a Roma, per pronunciare la propria difesa davanti a un tribunale, ed essere assolto in tempo per candidarsi al consolato e ottenerlo nel 117 a.C.; si andrà formando tra i due, col tempo, un divario sempre maggiore, e una lunga serie di incidenti deteriorerà i rapporti tra i due.</ref> '''Quinto Muzio Scevola Augure''': O Albucio, tu hai preferito essere detto greco, invece che romano o sabino,<br />concittadino di Ponzio<ref>Cittadino di probabili origini sannitiche.</ref>, di Tritano<ref>Uomo di forza erculea, di probabili origini sannitiche.</ref>, concittadino di centurioni<ref>Il ''[[Wikipedia:itw:Centurione|centurio]]'' comanda una [[Wikipedia:itw:Centuria|centuria]], il cui numero di armati si aggira intorno al centinaio.</ref>,<br />di uomini insigni, di primipili<ref>Il ''[[Wikipedia:itw:Primus pilus|primus pilus]]'' è il capo di tutti centurioni che operano all'interno della sua legione.</ref> e di alfieri<ref>Il ''[[Wikipedia:itw:Signifer|signifer]]'' è il portainsegne romano.</ref>.<br />Perciò ad Atene, al tempo che ero pretore<ref>Il ''[[Wikipedia:itw:pretore (storia romana)|praetor]]'' era un magistrato romano. Era investito di un pieno potere in ambito militare (detto ''imperium''), ma il suo ruolo più importante era svolto in materia giuridica: doveva impostare in termini giuridici le controversie, correggere e colmare le lacune dello ''ius civile'', presiedere ai processi penali, supplire ai consoli assenti in Roma, sovrintendere talvolta alle manutenzioni delle reti idriche della capitale.</ref>,<br />visto che tu lo preferivi, quando ti sei presentato a me, ti ho salutato in greco:<br />«Chaere, o Tito.». E i littori<ref>Il ''[[Wikipedia:itw:Littore|littor]]'' era tutore dell'ordine ed era soprattutto assegnato alla difesa personale degli alti magistrati.</ref> e tutta la coorte<ref>La ''[[Wikipedia:itw:Coorte|cohors]]'', secondo la riforma dell'esercito di Gaio Mario, consta di tre manipoli, dei quali uno di ''hastati'', un secondo di ''principes'', e un ultimo di ''triarii'', per un totale di 600 uomini.</ref> e la folla:<br />«Chaere, o Tito.». Fu da quel momento che Albucio mi divenne nemico, da allora mi fu avversario. (1968)
:'''''Quintus Mucius Scaevola Augur''''': ''Graecum te, Albuci, quam Romanum atque Sabinum,<br />municipem Ponti, Tritani, centurionum,<br />praeclarorum hominum ac primorum signiferumque,<br />maluisti dici. Graece ergo praetor Athenis,<br />id quod maluisti, te, cum ad me accedis, saluto:<br />«Chaere''<ref name=gr/>'', - inquam - Tite!». Lictores, turma omnis chorusque:<br />«Chaere, Tite!», hinc hostis mi Albucius, hinc inimicus.'' (citato in Cicerone, ''De finibus bonorum et malorum'', 1, 9)