Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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*"Orsù, se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe nel sacco!" (I Bravi a Don Abbondio; cap. I, 224)
*La [[ragione]] e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro. (cap. I)
*Si racconta che il principe di Condé, dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi,: dormì profondamentema, ma in primo luogo, era molto affaticato,; secondariamente aveva già datodate tutte le disposizioni pernecessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la giornatamattina. seguenteDon Abbondio in vece non sapeva altro ancora se non che l'indomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose. (inizio cap. II)
*Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo non si fece molto aspettare. (cap. II)
*Che vuol ch'io faccia del suo latinorum? (Renzo a Don Abbondio, cap. II)
*La venne finalmente, con un gran cavolo sotto il braccio, e con la faccia tosta, come se nulla fosse stato. (cap. II)
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*Escimi di tra' i piedi, villano temerario, poltrone incappucciato (cap. VI)
*Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il [[papa]]. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie. (Agnese, cap VI)
*"Carneade! Chi era costui?", ruminava tra sé don Abbondio seduto sul suo seggiolone. (cap. VIII, 1)
*[…] tutt'a un tratto, in vece di lui {{NDR|Menico}}, e con ben altro tono, si fa sentir quel primo tocco di [[campana]] così fatto, e dietro una tempesta di rintocchi in fila. Chi è in difetto è in sospetto, dice un proverbio milanese: all'uno e all'altro furfante parve di sentire in que' tocchi il suo nome, cognome e soprannome, lasciano andar le braccia di Menico, ritirano le loro in furia, spalancan la mano e la bocca, si guardano in viso e […] (cap. VIII, 237)
*{{NDR|[[Dio]]}} Non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. (cap. VIII)
*Ben di rado avviene che le parole affermative e sicure d'una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta. (cap. X)
*Una delle consolazioni dell'[[amicizia]] è quell'avere a cui confidare un segreto. (cap. XI)
*Costui {{NDR|il gran cancelliere Antonio Ferrer}} vide, e chi non l'avrebbe veduto? che l'essere il [[pane]] a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò la ''meta'' (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il [[grano]] si fosse comunemente venduto a trentatré lire il moggio: e si vendeva fino ad ottanta. (Capcap. XII)
*Per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento. (cap. XIII)
*All'uomo impicciato, quasi ogni cosa è un nuovo impiccio! (cap. XVI)
*Chi, vedendo in un campo mal coltivato, un'erbaccia, per esempio un bel lapazio, volesse proprio sapere se sia venuto da un seme maturato nel campo stesso, o portatovi dal vento, o lasciatovi cader da un uccello, per quanto ci pensasse, non ne verrebbe mai ad una conclusione. Così anche noi non sapremmo dire se dal fondo naturale del suo cervello, o dall'insinuazione d'Attilio, venisse al conte zio la risoluzione di servirsi del padre provinciale per troncare nella miglior maniera quel nodo imbrogliato. (inizio cap. XIX)
*{{NDR|L'innominato}} Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima vista, gli si sarebbe dato più de' sessant'anni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risentita de' lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavano una forza di corpo e d'animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine. (cap. XX)
*Il [[delitto]] è un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente. (cap. XX)
*[[Dio]] perdona tante cose, per un'opera di misericordia. (cap. XXI)
*Costui {{NDR|il gran cancelliere Antonio Ferrer}} vide, e chi non l'avrebbe veduto? che l'essere il [[pane]] a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò la ''meta'' (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il [[grano]] si fosse comunemente venduto a trentatré lire il moggio: e si vendeva fino ad ottanta. (Cap. XII)
*Que' prudenti che s'adombrano delle [[virtù]] come de' [[vizio|vizi]], predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi. (cap. XXII)
*Quelli che fanno il [[bene]], lo fanno all'ingrosso: quand'hanno provata quella soddisfazione, n'hanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode. (cap. XXIV)