Social network: differenze tra le versioni

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*{{NDR|«Per te personalmente qual è la sfida più grande?»}} Forse la ricerca di un'identità in una società in cui c'è praticamente l'obbligo di condividere pezzi di sé online. È complicato vivere nell'epoca dei social, ma al tempo stesso per le persone della mia età è normale, inevitabile, e se fai un lavoro artistico non utilizzarli può diventare controproducente. [...] Diciamo che cerco di essere il più possibile me stessa, il problema è che le nostre vite sono filtrate così tanto da queste piattaforme che a volte ti ritrovi a pensare di fare delle cose per condividerle più che per viverle, e questo mi turba. ([[Ditonellapiaga]])
*I social divulgano solo un sentimento: l'[[indignazione]]. [...] È l'impulso che meno mi appartiene e più mi interessa, inafferrabile come è. Ogni giorno, ci sono centinaia di cose al mondo per cui varrebbe la pena incazzarsi e nessuno è ancora riuscito a capire perché i social scelgano, sistematicamente, la cosa più cretina. E, quando la scelta cade su una cosa giusta, la mobilitazione collettiva fa leva sulle ragioni sbagliate. È una legge dei social. Uno spettacolo strepitoso, che fa spavento. {{NDR|«Perché?»}} Perché l'indignazione social segue la dinamica della folla [[Alessandro Manzoni|manzoniana]], è capace di tutto, per i più futili motivi. Addita una persona per una leggerezza, una sbavatura, una smorfia, oppure un malinteso. E non c'è niente con cui, chi è messo alla gogna, può difendersi. Osservare questo movimento è come spiare, periodicamente, l'[[inferno]]. ([[Nadia Terranova]])
*I social media hanno creato una cultura della superficialità che toglie spazio a chi, comunque, anche in quel mondo virtuale, potrebbe essere portatore sano di riflessioni e pensiero critico. Queste voci vengono spazzate via da urlatori, da slogan e menzogne. Chi si prende mai la briga di verificare qualcosa? Ci si esalta, ad esempio, per un'immagine postata su un social e, via, partono i dibattiti. Ma nessuno che s'interroghi sulla complessità che c'è dietro una foto, sulla storia che è lì dentro espressa. Twitter, Facebook e consorelle fanno business. I loro affari fioriscono quanto più la popolarità dei loro prodotti aumenta. Ma non sono legislatori. Sono imprese private e hanno regole interne. Quando uno entra in quel mondo accetta opportunità e limiti. Si rimette al loro giudizio. Non so se è corretto, parlando da un punto di vista etico, ma giuridicamente è ineccepibile il loro comportamento. Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista il vero problema: la crescente assenza di cultura, di capacità di analisi e di senso critico che respiriamo nell'arena dei social. ([[Percival Everett]])
*I social network, ad esempio, fanno sì che tu resti a casa nella tua stanzetta a comunicare apparentemente con tutti gli altri, ma in realtà internet non è un qualcosa di esterno da te. Quando spegni internet spegni anche te stesso, o quantomeno una parte di te stesso. Magari una proiezione ideale di te stesso. Tutto questo comporta una forte dipendenza fisica, psicologica e la creazione di una realtà parallela. ([[Daniele Luttazzi]])
*I social sono un grande mezzo, una grande cassa di risonanza per chi ha tanti seguaci. Nel mio caso mi sento un peso, una responsabilità. Ma dico sempre che molto dipende dal senso civico, da come si utilizzano i social. Sono un potere incredibile, in mano hai veramente uno strumento di comunicazione che se utilizzato nel modo giusto può portare solo dei benefici e può essere di aiuto. [...] È un mezzo utilissimo ma va utilizzato con senso della misura. Non per mercificare o per lanciare messaggi sbagliati, soprattutto perché i social sono rivolti e utilizzati principalmente a un pubblico sempre più giovane. ([[Ludovica Martino]])