Tecnica: differenze tra le versioni

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+ 2, sezione Emanuele Severino
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*La civiltà della tecnica è ciò che chiamo "la forma più rigorosa della Follia estrema". Ancora più sottovoce: la Follia estrema è credere nel carattere effimero, temporale, contingente, casuale, dell'uomo e della realtà: è la convinzione che ogni cosa venga dal nulla e vi ritorni. Però la difesa suprema dall'angoscia suscitata da questa convinzione – la difesa che nella tradizione è costituita, in ultimo, da Dio – è diventata la tecnica. Ovunque, la tecnica sta diventando la forma più radicale di salvezza, che oggi ha soppiantato qualsiasi altra forma di rimedio contro la morte.
*La forma più rigorosa di follia oggi è la tecnica: viviamo il tempo del passaggio dalla tradizione a questo nuovo dio. La globalizzazione autentica non è quella economica, è quella tecnica. Commettiamo l'errore di credere che capitalismo e tecnica siano la stessa cosa: no, hanno scopi diversi. Il capitalismo ambisce all'incremento infinito del profitto privato, la tecnica all'incremento infinito della capacità di realizzare scopi, ovvero della potenza. La tecnica ucciderà la democrazia, a partire dagli Stati più deboli come l'Italia. Tale processo poi investirà anche Usa, Russia e Cina. Gli Stati Uniti a un certo punto prevarranno, ma non in quanto nazione, bensì come gestori primari della potenza tecnologica. Ora fatichiamo a comprenderlo, perché ci troviamo in un tempo intermedio. Siamo come il trapezista che ha lasciato un attrezzo (la tradizione) e non si è ancora aggrappato all'altro (la tecnologia, il nuovo dio). Siamo sospesi nel vuoto e ci sembra di essere sperduti.
*La tecnica tende a entrare in simbiosi con gli ultimi duecento anni di pensiero filosofico che spingono verso la luce il loro terribile spirito di distruzione del passato, mostrando che il passato non può più avere diritto di contrapporsi al processo che lo toglie di mezzo. La tecnica autenticamente potente e vincente è strettamente unita al messaggio sapienziale, filosofico, terribile e distruttivo della "morte di Dio". "Se Dio è morto, allora tutto è permesso", diceva [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]]. Ma non è così: se Dio è morto non c'è il caos, perché la potenza stabilisce la gerarchia in cui le potenze più deboli sono subordinate a quelle più forti. Si va cioè verso un tempo in cui la potenza maggiore, quella tecnico-filosofica, va subordinando a sé, gerarchizzandole, tutte le altre forme di potenza del passato (anche la potenza dell'islam, dunque).
*Quando sussiste una situazione conflittuale – cristianesimo contro democrazia e capitalismo; ieri, capitalismo contro comunismo – alimentata non solo a parole ma anche a fatti, con la forma maggiore di potenza a disposizione, cioè la tecnica guidata dalla scienza moderna, allora si mette in moto un meccanismo inesorabile. Il meccanismo cioè per il quale ogni forza ha interesse a che lo strumento di cui essa si serve per realizzare i propri scopi specifici funzioni in modo ottimale; sicché quando tale forza si mette in questa direzione, in cui essa ha tutto l'interesse a far prevalere il proprio scopo – chiamiamolo "ideologico" senza dare a questa parola un significato negativo – e quindi a far funzionare in modo ottimale il proprio strumento, allora si produce un ribaltamento decisivo – o per lo meno una forte tendenza al ribaltamento – per cui lo strumento con cui si tenta di realizzare il proprio scopo diventa così indispensabile da divenire esso lo scopo di quelle forze, che pertanto diventano esse qualcosa di strumentale. [...] Se il meccanismo è questo, per cui le forze che si servono della tecnica tendono a dare tale un'importanza tale allo strumento di cui si servono da farlo diventare addirittura lo scopo, rinunciando progressivamente a parti più o meno determinanti del proprio scopo originario, allora si può pensare che abbia a prodursi un processo in cui non sarà più l'Occidente – il capitalismo, il comunismo, l'islam – a servirsi della tecnica, ma sarà la tecnica a servirsi dell'Occidente; un processo che coinvolgerà anche aggregati sociali come l'islam o la Cina.
 
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