Ucraina: differenze tra le versioni
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==Citazioni==
*Affermare che
*L'Ucraina è il granaio della Russia. ([[Romain Gary]])
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*Sia qui, sia là {{sic|[in [[Sicilia]]]}} gli strati delle culture orientali e occidentali si sono sovrapposti l’uno sull'altro formando un'aura specifica. Solo che qui le tracce di queste culture sono scomparse dalle faccia della terra, spazzate via dai cataclismi della storia, mentre in Sicilia coesistono insieme, basta allungare un braccio: circondano il viaggiatore da ogni parte. ([[Jarosław Iwaszkiewicz]])
===[[Olesja Jaremčuk]]===
*È indiscutibilmente un segno di saggezza e maturità saper dire: i ''nostri'' armeni ed ebrei, i ''nostri'' polacchi, cechi e slovacchi, i ''nostri'' rom, i ''nostri'' tedeschi, i ''nostri'' gagauzi, i ''nostri'' valacchi e albanesi. Solo allora – e non prima – cesseranno tutti di essere dei senzatetto. Sì, senzatetto, ed è colpa nostra, colpa della cosiddetta maggioranza sociale. Perché finché rimarranno ''stranieri'', verrà negato loro un posto: ''straniero'' è colui che viene privato di un posto nello spazio, colui che dovrebbe sempre essere "altrove". Coloro che hanno patito le deportazioni di [[Iosif Stalin|Stalin]], e che talvolta sono stati pure vittime dei nazionalismi post-sovietici, sono ben consapevoli di cosa significhi tutto ciò. Ecco perché non sono sorpresi. Spesso non si aspettano nulla da noi. La maggior parte tace e scompare. Se ne va, infine assimilata. Muore.
*Ecco come appare adesso la nostra Ucraina, è questo il suo archetipo: un insieme di tipici edifici sovietici, tra i quali solo l'occhio più vigile noterà un qualcosa di ''altro'', rimasto intatto nel nuovo panorama "ordinato" a causa della negligenza o della caparbia ostinazione di qualcuno. Una piccola chiesa dove si canta in un<nowiki>'</nowiki>''altra lingua''; una pietanza che si prepara da diversi secoli in decine di case nei dintorni, un piatto che, forse, è l'unico ricordo di quel lungo viaggio dalle montagne innevate che un tempo avevano intrapreso gli antenati; un mestiere arrivato da una patria lontana; delle parole in un<nowiki>'</nowiki>''altra lingua'' ascoltate durante l'infanzia, che i vicini non capiscono.<br>Certo, queste isolette sono piccole, a volte così minuscole da essere visibili solo con la lente d'ingrandimento di un orafo: come un intarsio su una superficie più o meno omogenea, già di per sé interessante, ma pur sempre resa incommensurabilmente più ricca grazie alle sue sfaccettature ''diverse'' [...] luoghi in cui l<nowiki>'</nowiki>''ucrainità'' si espande improvvisamente, si apre a tutti gli angoli del mondo, supera le paradossali mura del nazionalismo etnico con la stessa naturalezza con cui un pesce attraversa le acque territoriali.
*{{NDR|Gli}} ultimi armeni del villaggio di Kuty, [...] {{NDR|i}} tedeschi e i valacchi in Transcarpazia, [...] {{NDR|gli}} ebrei a Brody, i turchi mescheti e i rom nell'Ucraina orientale (vivono vicino alla linea del fronte adesso), {{NDR|i}} gagauzi, i liptak e gli svedesi. Tutto questo è una lunga storia sulla nostra diversità. Queste storie parlano della gente, di me, di noi. Siamo vicini di casa, dobbiamo comprenderci a vicenda, dobbiamo trovare una lingua comune.
===[[Leonid Kravčuk]]===
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