Giornalismo sportivo: differenze tra le versioni

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*Al giornalismo sportivo di oggi, così prevedibile, così senz'anima, così inutilmente presuntuoso, mancano le immagini e gli aggettivi di [[Vladimiro Caminiti|Camin]], il suo sguardo attento e pulito, il suo entusiasmo, la sua cultura. ([[Darwin Pastorin]])
*{{NDR|«Qualcosa dev'essere andato storto, se fino a qualche decennio fa il giornalismo italiano raccontava lo sport in una certa maniera e oggi lo racconta in un'altra, tendenzialmente più rumorosa, sciatta e brutta»}} Credo che ci sia una iper-valutazione del risultato finale; cioè, il risultato finale è diventato l'unico metro di valutazione. Un aspetto che, almeno secondo me, va a braccetto col fenomeno delle scommesse sportive che negli ultimi anni ha generato un volume economico immenso, senza precedenti: se il risultato finale diventa così importante da spostare tali quantità di soldi, è chiaro che diventa l'unico argomento di cui vale la pena parlare; se non l'unico, quantomeno quello preponderante. Se il punto di vista è quello economico, non può che andare così; una sponda ideale, ovviamente, per la polemica, per il becero, per il chiacchiericcio. E invece a me piacerebbe conoscere la storia del secondo classificato, o di chi arriva a metà classifica o a metà gruppo; o la storia dell'ultimo, perché no: la bellezza, la grazia e l'armonia che le vicende dei vincitori a volte non possiedono. ([[Mauro Berruto]])
*In Italia c'è sempre stato questo pregiudizio nei confronti del giornalismo sportivo come di un giornalismo minore quando in realtà da questo sono usciti alcuni tra gli esempi di scrittura più luminosa. Ne cito solo tre: Gianni Brera, Giampiero Ormezzano e Gianni Melidoni per rimanere su figure totemiche. Il motivo è molto semplice: in realtà il giornalismo sportivo è quello che racconta l'impresa, l'evento. Soltanto chi ha in dotazione una scrittura molto alta è in grado di farlo. È un giornalismo nobile perché si confronta al tema della mitologia dell'evento. Oggi si è degradato, perché a degradarsi è stato il giornalismo nel suo complesso. ([[Giancarlo Dotto]])
*Io sono molto pessimista sul giornalismo sportivo di oggi, sul giornalismo in generale. [...] Sono pessimista innanzitutto perché c'è poca, pochissima preparazione. C'è gente che si occupa o che comincia ad occuparsi di calcio, ma che non conosce la storia del calcio. [...]. Molti si buttano, molti si inventano, con i [[social network]] si cerca di fare qualcosa che però è [[comunicazione]], non giornalismo. [...] Fare il [[giornalista]], oltre il dover dare la notizia e le informazioni, è la capacità, attraverso gli strumenti con cui ti formi, di interpretare e analizzare ciò che succede. Io quello che chiedo a un giornalista oggi non è avere la notizia esclusiva, ma, in un mondo di notizie rutilanti e continue, che sia in grado di spiegarmi veramente che cosa stia succedendo. Non deve vivere in un unico presente, senza avere la capacità analitica di giudicare ciò che accade. Il giornalista deve garantire una buona [[informazione]], che significa separare le cazzate dalle cose che hanno un senso, essere capace di trattare le fonti, capire perché avvengono certi fenomeni e spiegarli a chi li sta seguendo. ([[Matteo Marani]])