Gilberto Oneto: differenze tra le versioni

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*Il futuro è nelle Leghe quelle che, però, a Roma non ci vanno. Parlo di identità autonome siano esse liberali, ma anche cattoliche. [...] Io penso che l'autonomia farebbe bene a tutti. E guardi che in fondo i militanti della Lega sono arrabbiati perché chi è andato a Roma si è dimenticato quello che sta scritto nello statuto della Lega. {{NDR|«Cioè?»}} L'indipendenza della Padania. {{NDR|«Secessione?»}} No, quello è uno strumento e non il fine. Io parlo di autodeterminazione che, come diceva [[Gianfranco Miglio]], significa libera scelta di stare con chi si vuole e con chi ci vuole. Quello è l'unico vero obiettivo.
 
{{Int2|''[https://domus-europa.eu/2015/10/01/sulla-guerra-civile-americana-intervista-a-gilberto-oneto-a-cura-di-nicolo-dal-grande/ Sulla guerra sivilecivile americana]''|Intervista di Nicolò Dal Grande, ''domus-europa.eu'', 1º ottobre 2015.}}
*{{NDR|Sulla [[guerra di secessione americana]]}} Quella di secessione è stata la prima guerra "moderna" in senso deteriore: si è preteso allora (e dopo) che fosse uno scontro fra il bene e il male, che tutti i "buoni" stessero da una parte e i "cattivi" dall'altra. Alla guerra è stata attribuita una connotazione "morale", di liberazione degli oppressi, esattamente come per tutto il Novecento si sono giustificate guerre con la scusa dell’imposizione di libertà, democrazia, e diritti civili, collocando tutti i "cattivi" — da Guglielmo I fino a Saddam Hussein — dalla parte da sbaragliare. In realtà le motivazioni della guerra americana sono ben altre: 1) c'era uno scontro fra due concezioni economiche, quella industrialista e protezionista del Nord e quella agraria e liberoscambista del Sud; 2) c'era lo scontro fra due concezioni politiche, quella accentratrice del Nord e quella conferderalista del Sud che attribuiva agli individui e agli Stati in cui si erano liberamente associati ogni capacità di scelta politica (compresa quella sullo schiavismo); 3) c'era infine uno scontro — non meno importante — fra due mentalità, quella puritana, integralista e cupa del Nord e quella più aperta, liberale e rilassata del Sud. [...] L'inserimento della questione abolizionista è stata una cinica trovata di [[Abraham Lincoln|Lincoln]] per risolvere una situazione politica e militare piuttosto critica. Prima della guerra Lincoln non era mai stato un convinto abolizionista, era anzi piuttosto indifferente alla vicenda. Il suo scopo era la difesa a oltranza dell'unità e il rafforzamento del potere federale a danno di quello degli Stati. [...] La trasformazione di una brutale guerra di difesa di interessi specifici e concreti in una crociata per la liberazione dei negri è il vero capolavoro del signor Lincoln e del potente macchinario mediatico che da allora ha sostenuto — e fatto passare — questa panzana "politicamente corretta".
*La vicenda degli afro-americani durante e dopo la guerra si è sviluppata in sintonia con l'ipocrisia dei vincitori. A Nord i progrom razzisti sono stati parecchio numerosi; nel Sud non c'è stata durante la guerra una sola rivolta di schiavi. A Nord i negri erano inquadrati in reparti a sé comandati da ufficiali bianchi; a Sud i numerosissimi soldati di colore combattevano a fianco dei bianchi. Il razzismo "ufficiale" sudista non trovava conferma nel comportamento della gente: è interessante ricordare che l'ultimo reparto sudista ad arrendersi — due mesi dopo Lee — era stata la brigata di cavalleria Cherockee di Stand Watie. Serve anche ricordare che tutte le sanguinose repressioni contro i pellerossa dei decenni successivi sono state opera di nordisti, quasi sempre reduci dalla guerra di secessione. Dopo la guerra i negri hanno ottenuto la formale liberazione (che avrebbero comunque ottenuto anche dai confederati) ma non hanno acquisito reale uguaglianza di diritti civili per un altro secolo. Strano dettaglio per un paese che aveva combattuto una guerra sanguinaria proprio per la loro emancipazione!